Su Facebook la Spoon River dei bambini di Taranto morti di cancro...
L'associazione Genitori Tarantini ha organizzato una fiaccolata, e ha lanciato una iniziativa: ha chiesto a chi ha perso, per un colpa di un tumore, un figlio o un proprio familiare di raccontare la propria storia.
Vincenzo aveva 19 anni, Giorgio soltanto 15. E poi ci sono Domenico, Roberta, un'unica generazione e la stessa fine: morti per un tumore a Taranto o nei paesi vicini, uccisi, denunciano i familiari, dall'inquinamento. Una Spoon River. È per loro che il capoluogo tarantino tornerà in piazza, il 25 febbraio, giorno del trigesimo del quindicenne Giorgio Di Ponzio. Su Repubblica.it Gabriella De Matteis racconta questa iniziativa dei genitori.
L'associazione Genitori Tarantini ha organizzato una fiaccolata, e soprattutto ha lanciato una iniziativa: ha chiesto a chi ha perso, per un colpa di un tumore, un figlio o un proprio familiare di raccontare la propria storia di dolore e rabbia. E la risposta è stata inaspettata. In pochi giorni la bacheca dell'associazione è diventata il punto di riferimento di genitori soprattutto che hanno perso i propri figli: bambini, giovani poco più che ventenni.
"Continuano - scrive l'associazione sulla propria bacheca - ad arrivarci foto di giovani vite stroncate dall'inquinamento. Sappiamo che ad ognuna di queste foto è legata una storia di sofferenze e dolore. Grazie alle dichiarazioni liberatorie che i genitori ci stanno inviando, questi volti sorridenti troveranno spazio nel manifesto che stiamo preparando".
E allora ecco l'immagine di Valentina, sorridente con uno dei turbanti che lei stessa creava, quella di Alessandro, ucciso dal cancro a sette anni. "Stiamo ricevendo tante segnalazioni che riguardano giovanissimi" dice CinziaZaninelli, presidente dell'associazione che aggiunge: " C'è una presa di coscienza diversa perché a Taranto la situazione rimane sempre molto preoccupante anche e soprattutto per i più giovani ".
Non ci sono nuovi studi scientifici sull'incidenza dei tumori nel capoluogo ionico, ma soprattutto dopo la sentenza della Corte europea per i diritti dell'Uomo che bacchetta l'Italia per non aver saputo proteggere i propri cittadini dall'inquinamento, causato dalla ex Ilva, c'è una maggiore consapevolezza. Lo dice chiaramente Anna Maria Moschetti, la pediatra che da sempre si batte per sensibilizzare l'opinione pubblica. "Quello che è cambiato - spiega - è l'esistenza di una maggiore consapevolezza. C'è ancora tanta rabbia e soprattutto molta voglia di combattere. Per questo oggi, di più rispetto al passato, chi ha vissuto tragedie di questo tipo decide di parlarne, di esporsi in prima linea "...
(Globalist)
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