Mafia nigeriana: una costellazione di “culti”, affiliazioni tribali e riti sanguinari...
Spaccio di eroina e marijuana nelle piazze, racket della prostituzione, estorsioni, ma anche immigrazione clandestina e traffico di organi: la mafia nigeriana, meglio dire le mafie legate al paese africano, stanno via via occupando le città italiane, da nord a sud, un’infiltrazione divenuta la prima emergenza della Direzione investigativa antimafia che la considera la minaccia criminale straniera più pericolosa del momento. Un dato per tutti: il numero dei detenuti nigeriani è raddoppiato dal 2007 al 2018 (da 679 a 1.467).
Un’inchiesta di Repubblica firmata da Fabio Tonacci ne traccia un profilo inquietante, a cominciare dai riti di iniziazione e reclutamento ispirate da voodoo e cerimonie tribali: non un blocco unico, ma una costellazione di Cult, di culti che originano dalle confraternite universitarie nei campus nigeriani degli anni ’50. Oggi quei culti – fieramente avversari, si affrontano a colpi di machete – contano un numero indecifrato di appartenenti comunque dell’ordine di diverse migliaia: Black Axe, Eiye, Maphite, Vikings, ognuno con il suo cappellino di riconoscimento. La cifra sociologica per descriverli è un misto di violenza nei modi più spicci e feroci della modernità unita a modelli ancestrali di affiliazione e fedeltà incondizionata al gruppo.
“La Supreme Eiye Confraternity rimane comunque la più numerosa. Lo scorso dicembre a Torino sono stati arrestati 15 cultisti Eiye per associazione mafiosa, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, droga; a novembre altri 27 nigeriani della cellula Calypso Nest, legata alla Eiye, sono finiti in carcere a Cagliari; a luglio 35 arresti tra Padova, Treviso, Venezia e Verona; a giugno 43 arresti ( non solo nigeriani) tra Trento, Verona, Ferrara e Vicenza. E ancora: 4 Viking arrestati a Ferrara a ottobre dopo il tentato omicidio di un rivale degli Eiye per il controllo di una piazza di spaccio; 19 nigeriani fermati a Catania per mafia, rapina, e violenza sessuale di gruppo su due donne nel Centro migranti di Bari”, scrive Tonacci.
Sopraffazione e brutalità sono esercitate soprattutto nei confronti dei connazionali che non esitano a ricattare minacciando i parenti in patria garantendosi quell’omertà che ne protegge gli interessi criminali. Ma è impressionante, nella ricostruzione di Tonacci, l’efferatezza dei riti di affiliazione cui sono costretti gli iniziati.
“E ora leggete il racconto del Rituale, la cerimonia di affiliazione degli Eiye che si svolge in lerci scantinati, anche in Italia. Il candidato viene spogliato e buttato a terra, viene preso a calci e pugni dai confratelli sotto lo sguardo del santone, gli viene spalmato del peperoncino sulla testa e sulla faccia. Poi gli tagliano la pelle con un rasoio, mescolano il suo sangue e le sue lacrime, lo eleggono a “uno di loro”...
(blitz quotidiano)
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