Torre Melissa che aiuta i naufraghi curdi: la solidarietà del sud che schiaccia l'odio...
La gente di Calabria ha spezzato la lunga catena di cattiveria e di odio che si sta riversando sul nostro Paese. Ricordando a noi stessi chi siamo, da dove veniamo e per cosa vale vivere.
di Onofrio Dispenza
Forse la realizzazione più popolare e conosciuta di Bansky è la bambina col palloncino che è un cuore.
Ecco, Il Sud, coi suoi valori, frutto di una storia spesso fatta di sofferenze, discriminazioni, dolorose partenze ed esclusioni, è quel palloncino che non ci sfuggirà mai di mano, al quale staremo sempre attaccati, pur distanti. Il primo sentimento nel leggere la notizia che arrivava dalla Calabria, da Torre Melissa, è stato questo, l'orgoglio.
Per una appartenenza a terre, quelle del Sud, dove, è vero, è difficile sradicare vizi e colpe, ma dove è impossibile recidere le radici che le legano a valori antichi ed eterni, primo la solidarietà.
La notizia la sapete, la riassumo: arriva una barca carica di umanità, con dentro anche donne, bambini e un neonato. Sono curdi, appartenenti ad un popolo che le logiche del mondo ha inchiodato ad un percorso difficile, quasi impossibile; popolo destinato ad una ininterrotta resistenza a pretese costituite assai più potenti. La storia probabilmente non regalerà mai pace al popolo curdo, quello stesso popolo che ha saputo schierarsi col mondo contro il terrore dell'Isis, contribuendo - donne in testa - ad una guerra di civiltà difficilissima ma forse vinta.
I curdi lo hanno fatto senza tanti grazie, anzi prendendo batoste su batoste.
Ecco, su quella barca che si arena lungo la costa calabrese c'erano curdi. La gente è uscita da casa, sindaco in testa, ha aiutato i profughi, li ha raccolti, rifocillati, riscaldati, abbracciati. Hanno aperto un albergo, le case, dato loro una coperta, tetto, e tanti sorrisi. Più di una lacrima di commozione sul viso delle nostre donne, a gara per aiutare chi era arrivato dal mare, a gara per far sorridere i bambini.
Non è la prima volta che accade. E' successo qualche tempo fa lungo la costa siciliana, vicino Ragusa, vicino a quella città di Scicli che proprio in queste ore ha annunciato che accoglierà dieci della Sea Watch. Quel giorno, lungo la costa ragusana, la gente fece quel che si è fatto oggi in Calabria: è corsa in spiaggia a salvare i profughi.
Anche in quel caso, in Sicilia, una gara a chi più ne portava a riva.
Ci regalarono immagini straordinarie, con donne a porgere bottiglie d'acqua a ragazzi di un altro colore stremati dalla traversata.
Oggi è toccato alla gente di Calabria spezzare quella lunga catena di cattiveria e di odio che si sta riversando sul nostro Paese e sui nostri giorni. Ricordando a noi stessi chi siamo, da dove veniamo e per cosa vale vivere. Mandando un messaggio chiaro e forte a chi vorrebbe omologare il Paese intero al proprio cinismo.
A chi vorrebbe scipparci dalle mani quel palloncino a forma di cuore, a chi vorrebbe farlo scoppiare con uno spillo. Non ci riuscirà, troverà la resistenza di uomini e donne come quelli di Torre Melissa. Difficile piegarla...
(Globalist)
Commenti