Spuntoni, sbarre e lastrichi chiodati: la guerra sporca di Roma ai più poveri...


Due clochard morti di freddo in pochi giorni ma la coscienza civile della Capitale è cancellata da panchine anti bivacco e strutture respingenti per allontanare chi cerca un po' di riparo nella notte.


di Daniela Amenta
Alle 22 di ieri sera il Campidoglio ha finalmento aperto l'ingresso delle Ferrovie Laziali in via Giolitti per dare ricovero ai senza tetto intirizziti dal freddo. Totale: 20 posti a fronte di 10mila persone almeno che vivono in strada. Vivono dove possono, sopravvivono soprattutto, a volte muoiono nell'indifferenza generale come è successo a Stanislao, clochard polacco trovato senza vita a Tor Marancia, ucciso dall'ondata di gelo. Il calo delle temperature era stato ampiamente previsto dai metereologi. Eppure la Giunta Raggi ha atteso la notte per intervenire. Una sala aperta, 20 brandine. Chi c'è c'è.

Dopo Papa Francesco anche la Comunità di Sant'Egidio ha lanciato l'ennesimo appello: a Roma servono coperte, sacchi a pelo, volontari per dare aiuto a questo esercito di disperati che cerca come può di resistere al gelo. Interviene la Chiesa, intervengono le comunità cattoliche e la politica tace. Anzi, se possibile intralcia. Come se la povertà fosse polvere da nascondere sotto il tappeto.
Alla stazione Ostiense da tempo sono stati piazzati degli spuntoni di acciaio sulle panchine: cilindri anti bivacco li chiamano. Impossibile sdraiarsi. Idem in via Giovanni da Procida, quartiere Bologna, II Municipio. A guida Pd. Qui sulle vecchie panchine in legno sono state sistemate delle sbarre di ferro "contro il degrado". Sbarre volute, pretese dai cittadini. Una guerra agli ultimi, ai più fragili tra i plausi e gli applausi di una città che è diventata sempre più respingente, cattiva, feroce.

A viale Marconi, l'ingresso laterale di una banca sotto un portico, è stato costellato da gradoni in acciaio per evitare che i più bisognosi possano trovare riparo.
Eppure a 150 metri da questa mostruosità "architettonica" c'è un banchetto pieno di fiori. Era di Davide, clochard ucciso da un malore in strada qualche giorno fa. Vendeva a 50 centesimi i libri che la gente del quartiere gli regalava. Era diventato, a suo modo, un presidio culturale. Sempre sorridente, parlava inglese e francese. Amava l'arte, il cinema, la musica. D'estate viveva in tenda vicino al fiume e d'inverno in qualche posto riparato con un minimo d'accoglienza. C'è chi lo piange, ora. Chi porta un garofano o una rosa Perché non tutto è perduto a Roma. Perché c'è ancora una coscienza civile che non si piega alla barbarie...

(Globalist)

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