Napoli, la donna presa al guinzaglio dal compagno: «Diceva che ero di sua proprietà come un cane»...


La 37enne picchiata ai Gradoni di Chiaia: «Ero andata via di casa perché stanca delle continue violenze, ma lui mi ha raggiunto e ha iniziato a picchiarmi fino a farmi svenire».

di Fabio Postiglione
«Non ne potevo più, dalle offese era passato alle mani. Mi prendeva a schiaffi ogni volta che aprivo bocca. Era geloso e possessivo». Così dopo l’ultima sfuriata, sabato pomeriggio, ha aspettato che scendesse di casa per preparare una valigia in fretta e furia. All’interno ha messo lo stretto necessario, «poi ho preso il cane che amo più di me stessa e sono scappata». Ha chiuso la porta dietro le sue spalle di un’abitazione al piano terra di via Monte di Dio dove ha vissuto con il suo compagno per cinque anni e dove da regina era diventata prigioniera nel giro di pochi mesi. Vessazioni psicologiche, minacce e poi spintoni e pugni. «Diceva che ero di sua proprietà». Entrambi 37enni, dello Sri Lanka, e in Italia da dieci anni con permesso di soggiorno, lavorano come collaboratori domestici in diverse abitazione tra Chiaia e Vomero.

«Lui mi ha aiutato ad inserirmi, lo amavo per questo. Poi è diventato un altro uomo». Sabato la fuga disperata è durata pochissimo perché lui l’ha intercettata mentre scendeva per i Gradoni di Chiaia, nel cuore della zona dello shopping: «Volevo prendere un taxi e arrivare a casa di una mia amica a Fuorigrotta». Quando l’ha vista con la valigia e il cane ha perso la testa. L’ha chiamata urlando il suo nome, ma lei terrorizzata non si è neanche voltata: «Avevo capito che si sarebbe messa male per me». E così è stato. «Mi ha raggiunta velocemente e mi ha sferrato uno schiaffo fortissimo dietro la nuca. Allora ho iniziato a correre. Lui non contento ha provato a prendermi a calci. Quando ho rallentato la corsa ci è riuscito. Sono caduta a terra e forse ho battuto la testa». Lui ha continuano a picchiarla fino a farle perdere i sensi. Ma la violenza era appena iniziata. Noncurante della gente che passeggiava per via Chiaia, come se fosse da solo, ha sciolto il guinzaglio che aveva il cane,facendolo scappare per i vicoli dei Quartieri, e lo ha stretto al collo della sua compagna. Ha iniziato così a trascinarla per le scale: voleva riportarla a casa, fino al Monte di Dio. Così, legata con una cinghia. «Voleva evitare che provassi a scappare quando sarei rinvenuta», ha detto al pm la donna ancora sotto choc. Ma il suo aguzzino non ha fatto in tempo a realizzare del tutto il suo diabolico piano perché è stato aggredito dalla folla di cittadini richiamati dalla titolare di una pizzetteria sui gradoni, che da una parte portano a via Chiaia e dall’altra a via Nardones ai Quartieri Spagnoli. «Correte, aiutatemi, la sta ammazzando», ha urlato la giovane titolare del locale, nell’incredulità del cingalese che si giustificava dicendo che la compagna era svenuta perché aveva avuto un calo di zuccheri e che era lì per soccorrerla.

Ma la folla aveva capito quello che era successo e così ha iniziato ad accerchiare quell’uomo violento e ripagarlo con la sua stessa moneta per quello che aveva fatto alla ragazza ancora incosciente sul selciato. Sollevata da terra è stata distesa su alcuni tavolini e accudita da passanti mentre la situazione per il cingalese era diventata incandescente così, per fortuna, qualcuno ha avvisato due agenti della polizia municipale del comando «Affari generali» impegnati a pattugliare il varco della zona pedonale di Chiaia. Sono arrivati di corsa e prima di tutto hanno evitato che qualcuno aggredisse l’uomo, che aveva già ricevuto qualche ceffone. Salvato dal linciaggio e scortato fin dentro un locale l’immigrato ha continuato a mostrarsi meravigliato: «Ma io non le ho fatto nulla, l’ho presa a schiaffi per farla riprendere dallo choc. Le ho salvato la vita già cinque anni fa accogliendola a casa nonostante aspettasse un bambino da un altro uomo».

Ma era una bugia, un modo assurdo per giustificare la sua violenta reazione alla decisione della sua fidanzata di lasciarlo. Nel frattempo era arrivata un’ambulanza con la quale la donna è stata trasferita ancora priva di sensi, all’ospedale Cardarelli dove le sono state riscontrate numerose ecchimosi facciali e addominali. È rimasta sotto osservazione fino a ieri mattina ma si trova ancora in stato di forte choc. Il singalese è stato prima portato al comando della polizia Municipale e poi in carcere. Ieri mattina è stato giudicato per direttissima e condannato a un anno e quattro mesi per violenza e minacce: la pena è stata sospesa ed ora è a casa. Il guinzaglio con il quale ha trascinato la sua compagna non è stato trovato, così come il cagnolino che adesso vaga alla ricerca della sua padrona. Con la speranza che abbia superato senza alcuna conseguenza la notte di San Silvestro...

(Corriere della Sera)

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