Erdogan sultano, l’impero esibito sulle piste di un aeroporto...


Erdogan imperatore. Il nuovo aeroporto di Istanbul rappresenta in pieno la Turchia governata da Erdogan. Per la sua costruzione il governo parla di 55 morti ma la realtà potrebbe essere di 400 vittime. Un’opera faraonica basata sullo sfruttamento degli operai e che ha provocato una vera devastazione ambientale. Le dimensioni sembrano esagerate ma rispondono alla voglia di potenza della Turchia e sono un grande affare per le aziende legate al sultano Erdogan.

di Alessandro Fioroni
Erdogan imperatore, un’opera gigantesca
Erdogan imperatore. Un’opera faraonica, la metafora di un potere quasi illimitato contrapposto ad un prezzo di vite altissimo. Il nuovo aeroporto di Istanbul rappresenta in pieno la Turchia governata da Erdogan. Il 17 gennaio il ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Cahit Turhan, ha reso noto che nella costruzione dello scalo sono morte 55 persone. Le cifre sono state fornite in risposta all’interrogazione parlamentare presentata dal partito di opposizione Chp all’indomani dell’inaugurazione avvenuta il 29 ottobre dello scorso anno.

Segreto di Stato
La realtà però potrebbe essere ben peggiore come ha denunciato l’unico giornale antigovernativo rimasto. Il quotidiano Cumhuriyet aveva parlato di 400 vittime. In ogni caso sapere la verità rimane difficilissimo visto che fin dall’inizio dei lavori, nel 2015, quelle morti sono state state dichiarate segreto di Stato.

Sfruttamento senza limiti
La costruzione è proceduta  a ritmi incessanti impiegando circa 36mila operai, molti stranieri, che hanno lavorato in condizioni estreme. Il 14 febbraio 2018 è stato indetto un grande sciopero, i lavoratori hanno incrociato le braccia, lo slogan era “non vogliamo vivere come animali”. La risposta però è stata la minaccia di licenziamenti di massa anche nell’occasione della festività del 1 maggio.

Dimensioni gigantesche
Lo scalo aeroportuale entrerà ufficialmente in funzione il 3 marzo prossimo, per il momento a testimoniare la “grandeur” di Erdogan sono alcune cifre: un investimento complessivo da 10,2 miliardi di euro, un traffico potenziale di 150-200 milioni di passeggeri entro il 2023. Il mega hub  sarà uno dei tre più grandi del mondo e ospiterà anche un complesso commerciale duty-free di 53mila metri quadrati. E’prevista anche un’area residenziale di 100mila metri quadrati e un mega parcheggio con capacità di 25mila veicoli, un sistema di smistamento bagagli di 42 chilometri e 143 ponti interni per i passeggeri.

Devastazione ambientale
Le sei piste per i velivoli si estendono su 7.650 ettari di terreno, ad esse però corrisponde anche quella che diversi osservatori hanno descritto come una devastazione ambientale. Il complesso infatti sorge in una delle zone verdi di foreste e sorgenti che erano protette. Lo stesso Erdogan, quando era sindaco di Istanbul nel 1995, aveva giurato che mai sarebbero state violate. Difficile che l’opinione pubblica si ricordi di ciò visto che per il ministero dell’Economia, l’aeroporto dovrebbe apportare al paese un flusso di 73 miliardi di lire turche, circa 13,1 miliardi di euro all’anno e creare 225mila posti di lavoro.

Un favore agli amici del sultano
Tuttavia lo scalo rimane un’opera ad alto rischio, infatti se il numero di passeggeri non supererà gli 80 milioni sarà il Tesoro turco a dover compensare le perdite con almeno 97 milioni di euro. Una specie di trappola connessa all’estensione del complesso che appare francamente esagerata rispetto ai voli attuali. Ma forse i milioni di metri cubi rappresentano la necessaria contropartita per i finanziatori, la serie di aziende legate ad Erdogan come Kalyan, Cegiz, Limak e Mng che in cambio dell’aggiudicazione di molte opere pubbliche hanno finanziato media vicini al “sultano” della Turchia...


(RemoContro)

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