Danzica, la follia dell’odio contro il sindaco dei diritti...
Il sindaco di Danzica, Pawel Adamowicz, sostenitore della solidarietà e dei diritti, accoltellato durante un concerto di beneficenza da un ventisettenne «non affiliato a organizzazioni politiche».
-Lech Walesa ammonisce contro l’odio dilagante
-Pawel era diventato un bersaglio facile dell’estrema destra polacca.
L’addio di Danzica al sindaco antisovranista
Danzica, la follia dell’odio contro il sindaco dei diritti
Paweł Adamowicz, 53 anni, era primo cittadino della città degli storici cantieri navali in cui nacque Solidarnosc. Lo era da vent’anni, per 5 mandati consecutivi, l’ultimo conquistato con il 65% dei voti. Non «solo» un sindaco, ma il volto dell’«altra» Polonia, sottolinea Monica Perosino, su La Stampa, la Polonia progressista e aperta che ha combattuto per la libertà e che a quella libertà non vuole rinunciate. Era il simbolo dell’opposizione al governo in carica, e alle sue «riforme liberticide». La partita aperta tra lo schieramento conservatore bigotto attorno a Radio Maryja, e la Polonia laica e democratica.
Solidarietà – Solidarnosc
«Danzica è generosa, Danzica condivide il bene, Danzica vuole essere una città di solidarietà», sono queste le ultime parole pronunciate dal sindaco della città polacca sul Mar Baltico Pawel Adamowicz accoltellato a morte domenica sera sul palco durante l’evento clou della Grande Orchestra di Solidarietà Natalizia, racconta Giuseppe Sedia sul Manifesto. La parola «solidarietà» in polacco Solidarnosc, il primo sindacato libero nei paesi dell’allora blocco sovietico guidato da Lech Walesa e nato dagli scioperi dell’agosto 1980 proprio tra i cantieri navali di Danzica.
«Delitto politico»
«Gazeta Wyborcza», il più prestigioso giornale polacco è stata la prima a parlare di «delitto politico», maturato nel «clima di odio e di ostilità» che segna il Paese oggi. Il riferimento è alla formazione di governo, quel Pis di Kaczynski di cui Adamowicz era avversario. E l’ombra dell’odio politico nell’ allarme lanciato dal presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani: «Sta riemergendo un clima di odio in troppe dichiarazioni e in troppe polemiche politiche in molti Paesi della nostra Unione europea», ha detto. «L’odio non è un valore compatibile con l’Unione europea». Appello ad «abbassare i toni».
Lech Walesa ammonisce
Ieri è stato proprio Lech Walesa, il padre della Polonia democratica post sovietica, ad ammonire: «Il livello del dibattito pubblico deve cambiare per evitare di incoraggiare le persone a compiere tali gesti». Sì perché l’assassino è certamente un folle, ma armato di tanto odio, che sembra segnare avvelenandola, la vita politica interna polacca ormai da diversi anni. La cosiddetta «guerra polsko-polska» tra i sostenitori e gli oppositori del governo della destra populista di Diritto e giustizia, il ‘PiS’, attualmente al potere in Polonia. Scontro interno e con la stessa Unione europea.
L’assassinio sul palco
Domenica sera, alle 20 in punto, Paweł Adamowicz, il sindaco, era sul palco della Grande Orchestra di Natale, l’evento annuale di beneficenza in cui si raccolgono fondi per gli ospedali. Lui era lì con una candelina in mano e di fronte a centinaia di persone in festa, quando Stefan Wilmont, 27 anni, è saltato sul palco e l’ha accoltellato. Poi ha preso il microfono e ha detto: «Il mio nome è Stefan, sono stato in prigione da innocente, Piattaforma civica mi ha torturato e per questo Adamowicz è morto». Partito sbagliato ma bersaglio mirato, il ‘sindaco sorridente’, colpevole nell’odio schierato dell’assassino.
La follia dell’odio alimentato
Uscito di prigione a dicembre dopo cinque anni per rapina, Stefan Wilmont ha pugnalato a morte Adamowicz in diretta tv e di fronte a centinaia di persone inorridite. Il governo nega l’assassinio ‘politico’. Molti accusano il clima di crescente tensione sociale e violenza verbale presente nel dibattito politico del Paese. «Difenderemo Danzica, la Polonia e l’Europa da quest’ondata di odio e di disprezzo, te lo prometto». Così Donald Tusk si è rivolto all’amico di vecchia data, Lech Walesa, intervenendo con lui a una manifestazione a Danzica, una delle decine organizzate in tutto il Paese.
‘Gioventù polacca’ para fascista
Due estati fa l’organizzazione para-fascista della ‘Gioventù polacca’ (Mw) aveva pubblicato 11 certificati di «decesso politico» con tanto di fotografia per undici sindaci polacchi colpevoli di aver sottoscritto un patto di collaborazione tra le amministrazioni locali in materia di immigrazione. Tra i destinatari del certificato l’ex-sindaca di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz, ma anche lo stesso Adamowicz. In Polonia le varie forme di incitamento all’odio costituiscono un reato in aumento negli ultimi anni, ma il ministro dell’interno polacco Mariusz Blaszczak ritiene inutili le azioni per arginare il problema...
(RemoContro)
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