Europa 2018, più caldo di sempre e attorno anche peggio...



Noaa, l’agenzia meteorologica americana in Europa il 2018 è l’anno più caldo mai registrato.
-Nei primi 11 mesi temperatura di 1,8 gradi sopra la media, nonostante un ‘grosso imbecille’ continui a negare.
-L’Australia assetata che brucia. La spiagge mangiare dagli oceani. In Francia, ambientalisti fanno causa allo Stato.


Ciò che un grosso imbecille nega
ora ha il certificato americano
Europa 2018, più caldo di sempre
Sembra una beffa, le previsioni da fine del mondo per il clima in Europa (ed è solo un antipasto), da certificazione Usa, dove una grosso e grossolano presidente nega l’intelligenza e la realtà. In Europa il 2018 è l’anno più caldo mai registrato dal 1910, cioè da quando si ha disponibilità di dati. Nei primi 11 mesi, da gennaio a novembre, la temperatura è stata di 1,8 gradi superiore alla media, battendo il record del 2014. Il dato è diffuso dall’agenzia meteorologica americana (Noaa), secondo cui i tre mesi da settembre a novembre sono stati i secondi più roventi (+1,7 gradi) dopo quelli del 2006, mentre novembre si è piazzato solo undicesimo.

A livello mondiale, il mese appena trascorso è stato il quinto novembre più caldo mai registrato, con una temperatura di 0,75 gradi superiore alla media. L’intero 2018, invece, dovrebbe attestarsi al quarto posto tra i più caldi, dopo 2016, 2015 e 2017. Su scala regionale, novembre è stato particolarmente rovente in Alaska, Canada occidentale, Scandinavia e parti e della Russia orientale, con temperature di 3 gradi o più sopra la media. Molto caldo anche in alcune aree dell’Australia, 6,6 gradi in più rispetto al precedente record, ma lì è già cataclisma.

In Australia siccità e oceani in tilt
Eventi di caldo sempre più estremo, siccità, stagioni degli incendi più lunghe e oceani in tilt per il sollevamento di livelli e acque con temperature sopra la media, ci riferisce l’Ansa. E’ quanto si sta verificando in Australia secondo l’ultimo rapporto del Bureau of Meteorology e dell’ente nazionale di ricerca Csiro. Il rapporto, pubblicato ogni due anni, misura le variazioni di lungo termine e le tendenze individuate nel clima nel continente. Il report 2018 mostra che la tendenza di lungo termine al riscaldamento sta continuando, con un aumento di un grado dal 1910, quando sono cominciate le rilevazioni. Condizioni favorevoli agli incendi e di periodi di siccità.

“In generale c’è stato un aumento di circa cinque volte nella frequenza di caldo estremo, denuncia Karl Braganza, direttore del monitoraggio del clima del Bureau of Meteorology. Non solo: è stata registrata una riduzione delle piogge del 20% nell’Australia sudoccidentale con picchi fino al 26% in alcune aree. Nell’Australia sudorientale invece la piovosità è diminuita dell’11% dall’autunno alla primavera. I livelli crescenti di CO2 inoltre modificano l’acidità degli oceani, e la maggiore acidità delle acque ha impatto su tutta la vita marina, dal plankton ai coralli. “C’è stata una migrazione verso sud di specie di pesci subtropicali e tropicali lungo la costa orientale dell’Australia, associata con il riscaldamento dei mari”, riferisce Braganza.

Innalzamento oceani, Paesi senza spiagge
Fino al 60% delle spiagge in Giappone potrebbero sparire entro la fine del secolo a causa dell’innalzamento delle acque provocato dal riscaldamento globale. Lo afferma un gruppo di scienziati dell’Istituto nazionale per gli studi dell’Ambiente. In base all’ultimo resoconto, se le temperature dovessero aumentare di circa 4 gradi, il livello del mare lungo le coste dell’arcipelago salirebbe di 60 centimetri, e fino al 96% delle aree costiere del Sol Levante perderebbero gran parte del territorio balneabile. Il gruppo ha calcolato che dei 77 litorali in Giappone 46, il 60%, sarebbero completamente ingoiati dall’acqua. Il ministero nipponico ha affermato che l’erosione del terreno è già iniziata a causa dello sviluppo industriale e urbano oltremisura con danni di tifoni sempre più violenti.

Solo nella città di Chigasaki, a sud di Tokyo, la costa si è ritirata di 50 metri in un periodo di circa 50 anni. Gli esperti esortano le autorità ad una maggiore pianificazione, per valorizzare l’importanza delle località balneari come mete di turismo, e per attenuare l’erosione del territorio con l’obiettivo di preservare l’ecosistema marino. Le zone geografiche a rischio di estinzione, secondo lo studio, vanno dal nord dell’isola dell’Hokkaido, passando dalle spiagge urbane di Sagaminada alla periferia di Tokyo, fino agli atolli del Pacifico di Ogasawara.

In Francia fanno causa allo Stato
Quattro ong ambientaliste francesi hanno deciso di portare lo stato francese in tribunale: “mancanza di azione sul cambiamento climatico e inosservanza di obblighi internazionali, europei e francesi”. Il primo atto di rivendicazione legale sulla giustizia climatica è una richiesta al Presidente francese, al Primo Ministro e a diversi componenti del governo. Una ‘azione per inadempimento’, per l’inerzia dell’amministrazione legalmente ‘obbligata ad agire’ e sulla base di un ‘principio generale del diritto’ che impone l’obbligo di combattere il cambiamento climatico. Le quattro organizzazioni puntano a “un risarcimento per il danno morale provocato ai loro aderenti e il danno ecologico sofferto dall’ambiente”.

In tutto il mondo, i cittadini stanno intraprendendo azioni legali per garantire che i loro diritti fondamentali siano rispettati di fronte ai cambiamenti climatici. Nei Paesi Bassi, i tribunali hanno ordinato allo stato di aumentare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, in nome della protezione dei diritti dei propri cittadini. In Colombia, 25 giovani sono riusciti a ottenere il riconoscimento da parte della Corte Suprema della necessità di agire contro la deforestazione e in favore della protezione del clima. In Pakistan, il figlio di un agricoltore ha ottenuto il riconoscimento del diritto alla vita e di accesso al cibo di fronte ai cambiamenti climatici...


(RemoContro)


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