Bologna, il dramma di Khalil che vive in strada coi suoi bambini...
E' stato sfrattato dopo il licenziamento. Ma ora che ha di nuovo un lavoro non trova casa: "Non affittano a stranieri"
di Giuseppe Baldessarro
BOLOGNA - Non si sa dove passerà la notte di Capodanno. Forse al freddo, in macchina se non troverà una sistemazione adeguata per sé, per sua moglie, per il bambino autistico di 6 anni e per il suo secondogenito che di anni ne ha 4. Eppure non dovrebbe essere così. Perché Khalil, 45 anni, di origini tunisine, è un regolare, ha un lavoro a tempo indeterminato e, fino ad agosto scorso, aveva anche una casa. Una casa Acer che gli è stata tolta perché era moroso, non era riuscito a pagare nei mesi in cui aveva perso il lavoro.
La storia bolognese di Khalil è iniziata tanti anni fa, quando dopo la laurea in Giurisprudenza presa nel suo paese d’origine, è arrivato sotto le Due Torri per un master. Gli studi con successo ed un primo lavoro, grazie al quale si era sposato. La famiglia si era poi completata con la nascita di due bambini, uno dei quali con le difficoltà dei ragazzini autistici. Negli anni aveva ottenuto anche un alloggio popolare e la sua vita era andata avanti in maniera dignitosa. Niente lussi certamente, ma il necessario c’era sempre. Nessun guaio con la giustizia e un amore smisurato, “per un Paese – dice - che mi ha aperto le porte e accolto, che mi ha fatto lavorare e sperare”.
Fino alla crisi della sua ex azienda che due anni fa lo ha dovuto licenziare. Senza lavoro tutto è precipitato. Non riuscendo neppure a pagare l’affitto Khalil è stato sfrattato: “I servizi sociali mi avevano detto di non preoccuparmi e di continuare a cercare un lavoro perché le cose si sarebbero sistemate”. La prima decisione è stata quella di portare figli e moglie in Tunisia in attesa di tempi migliori. Fin quando non ha trovato un’occupazione come autista di una cooperativa. Un lavoro regolare e a tempo indeterminato. Ad agosto la decisione di andare a riprendersi la famiglia per portarla nuovamente a Bologna. Ma racconta: “Al mio rientro ho trovato la porta dell’appartamento Acer con una nuova porta blindata”.
Un dramma che fino a questo momento non è riuscito a superare: “Siamo stati ospiti in camere che ci sono state messe a disposizione anche da enti cattolici, ma con un bambino autistico non si può vivere in una stanza senza un bagno interno ed un cucinino per preparare da mangiare al bambino”. Khalil vorrebbe affittare una casa, ma anche questo è risultato impossibile. Spiega infatti “Chiedono 6 mesi di anticipo e le fideiussioni bancarie, ed io non sono nelle condizioni di fornirle. Tra l’altro non tutti affittano a stranieri. Ho molti amici italiani a cui voglio bene e che mi aiutano, ma non tutti gli italiani sono così con gli stranieri”. Da qui per raccontare i suoi giorni di festa: “Ogni notte ci dobbiamo spostare per cercare ospitalità da enti caritatevoli, non abbiamo un posto fisso in cui stare più di qualche giorno. Così è impossibile, soprattutto per il bambino autistico che fa fatica ad adattarsi a posti sempre nuovi. Io lavoro, posso pagare il giusto affitto, sono una persona perbene e non un delinquente. Sogno soltanto di poter passare le prossime notti sotto un tetto con la mia famiglia e senza rischiare di doverli costringere a vivere in macchina"...
(La Repubblica.it)
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