Il lungo viaggio di Sabrina: “Io, prigioniera di papà, 5 anni per tornare a vivere”...


Un fenomeno che riguarda centinaia di minori sottratti da uno dei genitori. “Non capivo ciò che mi dicevano, poi lui è sparito, mi ha lasciato con degli sconosciuti”. Bambina di 11 anni rapita e cresciuta in Egitto lontano dalla madre. Ora in Italia racconta in un libro la sua odissea.

di Maria Novella De Luca


SABRINA, 11 anni e mezzo, scuote i riccioli castani e incrocia gli occhi di Sandra: "Dai mamma però, non ti commuovere sempre quando racconto quella mia vita lì, adesso sono qui con te, mi compri il settimo volume di Harry Potter?". Shorts cortissimi e maglietta all'ombelico, Sabrina (nome di fantasia) più che camminare saltella avanti e indietro, come fanno i ragazzini. Una coca cola, un pacchetto di patatine, le vetrine con i nuovi zaini per la scuola. Poi si ferma e racconta. I suoi "Cinque anni e mezzo senza mamma". Così si chiama il breve e-Book in cui per la prima volta una bambina italiana descrive il suo rapimento da parte del padre, ossia la tragedia della "sottrazione internazionale dei minori", quei figli di coppie di nazionalità diverse che vengono sequestrati e nascosti da uno dei due genitori, e le loro storie diventano, spesso, guerre tra stati.

E ci vuole il cuore tenace dei bambini per nascere due volte, anzi per rinascere e magari ridere e scherzare, come fa Sabrina, mentre cammina per Milano abbracciata alla mamma Sandra Fardella, che per riavere quella figlia ha lottato, da sola, per oltre cinque anni. Sabrina portata via con l'inganno dalla sua casa di Milano quando aveva soltanto 4 anni, strappata ai giochi, agli amici, all'asilo, in un giorno d'inverno del 2010, imbarcata su un volo che doveva essere senza ritorno, da un padre egiziano che così voleva punire la ex compagna che l'aveva lasciato. E riportata in Italia nel 2015 quando ormai parlava soltanto l'arabo, abituata ad essere maltrattata dall'alba alla notte e diffidente, all'inizio, anche di quella signora che l'abbracciava dicendole "sono la mamma, sono qui". Caso emblematico e per fortuna finito bene del fenomeno crescente del "kidnapping" familiare, che riguarda sia coppie "miste" europee che extraeuropee.

Racconta Sabrina nel suo libro: "Mi obbligavano a mettere il velo e a imparare i versi del Corano. Se sbagliavo venivo picchiata. A pranzo e a cena per mangiare dovevo raccogliere i resti dei loro piatti dopo aver cucinato e pulito. Mio padre mi aveva detto che la mamma era morta e in Italia non sarei più tornata, era meglio se ubbidivo alla sua nuova moglie. Mi spostavano da una casa all'altra, nei villaggi, nel deserto, poi ho capito perché: era la polizia che mi cercava...E la sera piangevo, fino a che gli occhi non si seccavano. Ero piccola ma volevo morire, dormire per sempre". Una storia nota quella di Sandra Fardella, che pur di riavere quella sua figlia "rubata" per vendetta dall'ex marito aveva deciso di trasferirsi al Cairo, giurando che non sarebbe mai tornata in Italia senza Sabrina. Una tenacia disperata che aveva portato, alla fine, ad una mobilitazione del governo italiano e alla liberazione della bambina.

"Per farmi smettere di piangere e convincermi a salire sull'aereo mio padre mi aveva regalato un peluche bianco. Tua madre è morta, mi ripeteva, è morta. Ricordo che arrivammo in un villaggio e lui si mise a gridare se c'era qualcuno che voleva prendersi cura di me. C'erano polvere e case povere, non capivo nulla di quello che mi dicevano...Poi lui è scomparso, mi ha lasciato lì, con quella gente sconosciuta". Il buio, la paura. Quel primo villaggio, forse nel Sinai egiziano, è l'inizio di un'odissea che Sabrina descrive puntualmente nel suo e-book, una testimonianza semplice ma efficace della tragedia (sottovalutata) della sottrazione internazionale dei minori. Trecentocinquanta i bambini italiani rapiti da uno dei due genitori censiti dal ministero della Giustizia, forse mille quelli che mancano però all'appello, secondo la stima delle associazioni che si occupano di minori contesi tra stati. Ostaggi e non più figli, come Sabrina che il padre Abdullah (così l'ha chiamato nel libro) braccato dalla polizia ma protetto da una fittisisma rete di amici e complici, per oltre cinque anni riesce a tenere nascosta, scappando per tutto l'Egitto. "Ricordo il deserto, i giorni con le tribù dei beduini, le bambine che non volevano giocare con me perché dicevano che ero diversa. In qualche famiglia sono anche stata trattata bene, ma quando mi ha lasciato con la sua nuova moglie, la mia matrigna, lì è cominciato il mio inferno". Sevizie, botte, fame.

Seduta nel parco Sabrina si appoggia a Sandra. Non sembrano mai stanche di abbracciarsi. Abdullah è oggi in carcere in Italia con l'accusa di sottrazione internazionale di minore. Ma loro, per sicurezza, non abitano più a Milano, ma altrove. "Se non fosse mio padre - confessa Sabrina - lo odierei con tutte le mie forze". Eppure la forza dell'amore ha restituito Sabrina ad una vita normale, alla sua esistenza di ragazzina che può vestirsi come vuole, che ha diritto alla scuola e alla giovinezza. Racconta Sandra Fardella: "Quando l'ho riabbracciata era alta un metro e venti e pesava 25 chili. Per 5 anni da sola ho gridato al mondo che rivolevo mia figlia. Le istituzioni mi promettevano aiuto, ma nulla si muoveva. Anzi erano in tanti che mi dicevano ormai l'hai persa, parlerà soltanto arabo, non ti riconoscerà. Invece con Sabrina abbiamo scritto questo e-book per dare coraggio ai genitori che lottano. Non mollate e credete nella giustizia"...

(La Repubblica.it)

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