Storia di Salim: ha un lavoro, un contratto e parla italiano. Ma con il decreto Salvini sarebbe stato espulso...


La storia di un immigrato giunto in Italia nel 2015. Se fosse arrivato oggi, grazie al decreto Salvini sarebbe stato espulso dal paese.


Salim - nome di fantasia - ha 30 anni e vive a Bologna, dove lavora come operaio metalmeccanico. Nel 2015 ha attraversato il Mediterraneo su un barcone, scappando dalla Libia dove si è trovato investito dalla guerra ed è giunto in Italia dove, secondo quanto racconta il suo avvocato Ivana Stojanova, è ormai perfettamente integrato.

Quando è arrivato, Salim - racconta lui stesso - sapeva dire solo 'grazie' e 'ti amo'. Si è lasciato prendere dallo sconforto, quando è sbarcato a Reggio Calabria: "tutto mi sembrava difficile". Aveva lasciato la Libia, la sua famiglia, il suo lavoro come imbianchino e aveva attraversato il mare, per sfuggire a un paese dove "la gente veniva ammazzata per strada, anche senza motivo". Alla faccia del porto sicuro.

Poi Salim è giunto a Bologna: grazie a Unibo for Refugees, il programma dell'Università di Bologna per insegnare la lingua e la cultura italiane ai rifugiati, in tre anni ha imparato la nostra lingua e adesso, racconta, "i miei colleghi mi dicono che la parlo meglio di chi è qui da oltre dieci anni".

Gli piacerebbe un giorno riprendere gli studi, lavoro permettendo. Lavoro che gli vale come protezione umanitaria, grazie al lavoro di Stojanova, che ha impugnato  il diniego ricevuto dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale alla sua richiesta di asilo: "Come aveva fatto un giudice a Milano nel 2015, anche il nostro si e' appellato al fatto che il diritto al lavoro, riconosciuto dalla nostra Costituzione, era una ragione per concedere la protezione umanitaria".

Un'interpretazione di questo tipo sarebbe impossibile grazie al nuovo decreto Salvini per chi, come Salim, viene dal Nord Africa. "Ha tutte le carte in regola per ottenere il permesso di soggiorno come lavoratore straniero: ha un contratto a tempo determinato di 12 mesi, è titolare di un regolare contratto d'affitto, l'anno scorso ha superato il minimo di reddito previsto".

"Seguo molte persone che hanno ottenuto la protezione umanitaria per problemi psicofisici conseguenti ai grossi maltrattamenti subiti in Libia. Col nuovo decreto, al momento del rinnovo rischiano di trovarsi senza niente" racconta la Stojanova, che segnala che solo nel 2018 sono stati frequenti i casi di non rinnovo per chi non aveva un lavoro e una casa...

(Globalist)

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