Siria, Mosca e Damasco preparano l’offensiva su Idlib, a rischio 2,5 milioni di civili...


I russi accusano gli Usa di star pensando ad un attacco missilistico e Al Nusra di star pianificando un attacco chimico. Potenziata la presenza navale nel Mediterraneo.


di Marta Serafini
Rischia di essere una «catastrofe umanitaria», l’ennesima della Siria. Idlib, ultima roccaforte dei ribelli e provincia settentrionale del Paese, è il nuovo obiettivo del regime di Damasco. E mentre gli osservatori avvertono del rischio di un esodo di 2,5 milioni di rifugiati, la propaganda russa ha già lanciato l’allerta sostenendo come gli Stati Uniti stiano progettando un attacco missilistico. Ma non solo. Mosca denuncia un’imminente «provocazione chimica» da parte di al-Nusra - con l’appoggio degli 007 britannici - tesa a far ricadere la colpa su Damasco e giustificare quindi una reazione degli alleati.

«Come avvenuto in precedenza», ha tuonato il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, «verrà utilizzato il cloro, i Caschi Bianchi realizzeranno un video e lo pubblicheranno su internet: stiamo facendo del nostro meglio per impedirlo». Affermazioni già osservate in passato, che in genere precedono attacchi chimici sulla popolazione sì ma condotti dal regime con il sostegno dell’alleato russo. La provincia, che si trova presso il confine con la Turchia è per lo più sotto il controllo di Hay’at Tahrir al Sham, il gruppo noto in precedenza come Fronte al Nusra (ramo siriano di al Qaeda), mentre altre parti della provincia sono ancora controllate da fazioni legate allo Stato islamico.

Sempre secondo Mosca, il cacciatorpediniere americano USS Ross, con 28 missili da crociera Tomahawk, è entrato nel Mediterraneo il 25 agosto; se si aggiunge al quadro l’USS Sullivan, dislocato nel Golfo Persico e armato di 56 missili e il bombardiere strategico B-1B (altri 24 missili da crociera) inviato nella base militare di El Udeid, in Qatar, gli Usa dispongono nell’area di una forza sufficiente a montare un attacco di vasta scala in Siria. La Russia è dunque corsa ai ripari, inviando in Siria le fregate Grigorovich ed Essen, entrambe armate con missili da crociera Kalibr; la base di Khemeimim è stata inoltre dotata di una batteria di missili da difesa Tor-M2. Al momento 10 navi e 2 sottomarini russi sono al largo della costa siriana: stando a Izvestia, si tratta del gruppo navale «più massiccio dall’inizio dell’operazione». Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che il paese arabo è «a un bivio» e che il governo di Damasco minaccia di provocare un «disastro umanitario» con l’operazione contro Idlib, parole confermate anche dal direttore delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite John Ging.

Gli Stati Uniti hanno diffuso una nota congiunta nella quale promettono di agire con forza in caso di un attacco chimico su Idlib. La dichiarazione è stata pubblicata in occasione del quinto anniversario dell’attacco chimico nella località della Ghouta orientale, a est di Damasco, dove morirono 300 persone. Le potenze occidentali hanno accusato spesso Damasco di attacchi chimici contro le roccaforti ribelli. L’ultimo avvenuto in aprile a Douma, nella Ghouta orientale, e costato circa 40 morti ha spinto Stati Uniti, Regno Unito e Francia a lanciare un attacco missilistico su siti siriani nella notte del 9 aprile. . Negli ultimi due anni il regime siriano ha riconquistato prima la zona di Aleppo (seconda città del paese) controllata dai ribelli, poi la periferia orientale della capitale Damasco e infine l’area meridionale nei pressi di Israele e della Giordania dove la rivolta ha mosso i primi passi. E ora tocca a Idlib...

(Corriere della Sera Esteri)

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