‘Libia porto sicuro’ è guerra, resa di Open Arms, ‘Sophia’ a rischio...



Libia, violenti scontri tra milizie a Tripoli. Secondo Libya Observer, per il governo riconosciuto dalla comunità internazionale si tratterebbe di un tentativo di “far precipitare la regione in un nuovo conflitto armato”.
-Open Arms si ritira in Spagna, nessuna Ong per i salvataggi.
-Operazione navale Ue ‘Sophia’ a rischio, Italia isolata.



Libia ‘porto sicuro’ guerra permanente
‘Libia porto sicuro’ è guerra. Agenzia ANSA – E’ salito a 26 morti, tra cui 15 civili, e a 75 feriti il bilancio di sangue degli scontri fra milizie avvenuti a Tripoli da lunedì. Lo riferisce un tweet dell’emittente libica Al Ahrar citando l’Ospedale da campo della capitale.
– Tra i feriti, 51 sono civili. Il sito dell’emittente ha riferito inoltre che da ieri sera alle 23 é stato concordato un nuovo cessate-il-fuoco anche oggi se la calma é “precaria” e si sentono colpi di arma da fuoco “intermittenti”.
– Nuovi scontri tra le milizie rivali da questa mattina a Tripoli: lo riferiscono numerosi media locali e testimoni. In particolare, intensi combattimenti sono in corso nell’area di Qasr Ben Ghashir, non lontano dall’aeroporto.
– Orrore nei campi di detenzione migranti dove gli schiavisti coinvolti negli scontri hanno abbandonato senza acqua e cibo i loro prigionieri. Oltre il filmato che ha inorridito il Papa.


Liba, quasi guerra civile non solo partita interna
Secondo quanto riporta Lybian Express, milizie rivali si stanno scontrando in varie zone di Tripoli. Testimoni riferiscono di mezzi corazzati sulle strade e posti di blocco presidiati da pezzi di artiglieria pesante. Gli scontri a sud-est di Tripoli, Wadi Al-Rabee, Al-Khaila e il campo di Yarmouk a sud. La tv satellitare al-Jazeera parla di almeno 26 morti, da lunedì, tra cui 15 civili, e a 75 feriti. Allerta tutti gli ospedali e le cliniche private. Perfino Reporter senza Frontiere ha lanciato un appello ai giornalisti sul campo perché prestino la massima attenzione. Un comunicato dalle autorità libiche e citato dal quotidiano Libya Observer, le azioni armate in corso rischiano di “far precipitare la regione in un nuovo conflitto armato”. E se non è ancora conflitto generalizzato, poco ci manca.

Governo per finta che non governa
L’esercito che presidia la capitale si dichiara lealista ma la situazione è caotica. Da fonti giornalistiche, la ‘settima brigata’ e le ‘forze di sicurezza centrale’, entrambe provenienti dalla città di Tarhouna, sono attualmente di stanza nel distretto di Qaser Bin Ghashir, nella Grande Tripoli, e stanno cercando di avanzare ulteriormente in altri distretti della capitale. Che qualcosa stava covando sotto la cenere era percepito da molti. La scorsa settimana, la missione dell’Onu in Libia aveva invitato il governo di accordo nazionale di Serraj a perseguire i gruppi armati che stanno impedendo il buon funzionamento delle istituzioni statali. A maggio, il Governo di Tripoli aveva raggiunto un accordo a Parigi con le autorità della Cirenaica, guidate dal maresciallo Khalifa Haftar, per l’adozione di una costituzione entro il 16 settembre ed elezioni presidenziali e parlamentari il 18 dicembre.

Open Arms si ritira in Spagna nessuna Ong per i salvataggi
La ong spagnola Open Arms ha annunciato che cessa i salvataggi dei migranti al largo della Libia e si ritira in Spagna, denunciando una “criminalizzazione delle ong” nel Mediterraneo centrale. “Nel corso delle prossime settimane, Proactiva Open Arms si unirà alle operazioni di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran” che separano Marocco e Spagna, che sono coordinate dalla guardia costiera spagnola, ha annunciato la ong in un comunicato. “Le intense campagne di criminalizzazione delle ong nel Mediterraneo centrale e l’avvio di politiche disumane hanno provocato non solo la chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose organizzazioni umanitarie di salvataggio. Proactiva Open Arms ha dovuto, per tre volte, fare sbarcare i migranti salvati al largo della Libia in porti spagnoli, Barcellona, Palma di Maiorca e Algesiras.


Operazione navale Ue a rischio, Italia isolata
L’Italia alza la voce sulla missione Sophia ma al momento la partita sembra in salita per il nostro Paese che si dice pronto anche ad una eventuale uscita in caso di mancata intesa. Minacce in corso di mercato, per ora. Flotta europea (più o meno), ma porti di sbarco dei migranti salvato solo italiani. “Occorre cambiare le regole”, ha insistito la ministra della Difesa Trenta. Proposta italiana, “una rotazione dei porti di sbarco e una unità di coordinamento che assegni il porto al Paese competente”. Ma sovranismi nazionalisti ‘amici politici’, dicono No all’Italia neo popolar-sovranista costretta a chiedere. Peggio, in materia, per decidere nuove regole occorre l’unanimità. Mogherini ci prova, ma il risultato resta incerto. E dal Mar Mediterraneo dei disperati, oltre alla Ong via anche le navi militari europee?...

(RemoContro)

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