Raggi e Salvini e la strategia della deportazione dei nomadi di Roma...


Dove andranno gli sgomberati del Camping River e quelli della ex Fiera da Roma? Per strada perché non esiste soluzione alternativa. L'unica reperita da sindaca e ministro è cacciare via i "corpi estranei".


Daniela Amenta
Non c'è da stare allegri, anche per quelli che i rom "sono ladri, rubano" e tutto il corollario ben noto. Non c'è da stare allegri neanche per quelli che denunciavano la precarietà dei campi nomadi di Roma, lager dove confinare centinaia di persone. Non c'è da stare allegri in questa città che oltre ad essere una fogna a cielo aperto sta diventando la fogna della logica. Raggi, caricata a molla come un pupazzetto da Salvini sgombera i nomadi: oggi il Camping River, 350 persone compresi il bambini, ieri il piccolo insediamento della ex Fiera di Roma (35 persone compresi un disabile e alcune ragazze incinte). Poi arrriverà il resto, è ovvio. Dove andrà questa gente? Da nessuna parte.

Le soluzioni alternative non sono state reperite. Non esistono proprio. Ovvero Raggi-Salvini, questa nuova coppia di intolleranti per recuperare voti degli intolleranti come loro, vorrebbero la deportazione. Tutti in Romania, all'Est, tutti via. Su 350 residenti del Camping River hanno accettato il trasloco-deportazione in 14, meno del 4%. Gli altri sono rimasti a Roma e cercheranno, troveranno spazi di fortuna: lungo il Tevere, sulla Salaria, lungo la via del Mare. Spazi non attrezzati: senza acqua, cessi, fognature, senza nulla. Questa bella pensata, a disprezzo anche del parere della Corte Europea, avviene a luglio, con temperature che oscillano sui 35 gradi. Vuol dire, in semplicità, mandare al macello questa gente. Farli morire di caldo, di stenti, di sporcizia e umiliazione. E' forse il gioco della Rupe Tarpea e chi sopravvive si salva? Può darsi, tutto c'è da aspettarsi da chi ha ricominciato la campagna elettorale per paura di perdere la poltrona del Campidoglio e alza la voce solo con i deboli mentre i forti si spartiscono Roma come nel caso di Mafia Capitale e del sistema Parnasi.

Il Camping River, lo abbiamo già scritto ma lo ricordiamo, era uno dei pochi campi nomadi a funzionare, tra i migliori d’Europa: non dilagava il degrado, i bambini andavano a scuola, e convivevano più etnie pacificamente. Se non bastasse c’è il costo del luddismo forsennato dei pentastellati guidati da Virginia Raggi: ogni modulo abitativo distrutto è costato la bellezza di 20mila euro. Cinquanta  container tutti pagati dal Comune, un autogol nei conti in rosso della Capitale. Complimenti. Neppure l’idea di inviarli nelle zone terremotate. Ma no. Qui nell’Urbe devastata da scandali, dove nulla funziona, si distrugge tutto a colpi di ruspa. Si sgombera. Si chiude un giorno prima rispetto la data fissata per evitare che le associazioni, i volontari, i giornalisti, le telecamere documentassero  scene di scarsissima civiltà.

D'altra parte viviamo nella città dove una bimba rom viene sparata "per celia". Da un italiano  che si apposta su un balcone e prende la mira con una pistola ad aria compressa (modificata e potenziata) in attesa di quella vera che gli consegnerà Salvini per la legittima difesa.

Non c'è proprio da stare allegri. Questa è una brutta storia ed è una pessima pagina di Roma. Eravamo una città caotica ma che sapeva accogliere. Oggi abbiamo una giunta che mette in strada rifugiati politici, donne e nomadi. Oggi ci rimane solo il caos e la miseria morale...

(Globalist)

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