Lettera aperta al Ministro Salvini: prima gli italiani. Sì, ma quali?...


Parla sempre di sicurezza. Ma sicurezza di chi? Solo di coloro che belano al suo seguito, prendendo per oro colato ogni cosa che dice.


Giuseppe Cassarà
Ministro Salvini,
mi rivolgo a lei dopo le ultime, sconcertanti notizie dell’ennesimo pestaggio omofobo a Torino, ai danni di un ragazzo ITALIANO (lo scrivo in maiuscolo, a scanso di equivoci) di 19 anni, nel quartiere di San Salvario. Un ragazzo cui è stato detto “cammini come un frocio” prima delle botte che gli hanno procurato due giorni all’ospedale, il gesso e la perdita di un viaggio a Barcellona con i compagni di classe, viaggio di maturità tipico della tradizione anch’essa ITALIANA.
Mi rivolgo a lei dopo che un ITALIANO ha sparato con un piombino a una bambina di un anno, (1 ANNO) che aveva come colpa quella di essere Rom.
Lei, ministro, è sempre in prima fila quando si tratta di condannare i crimini commessi dagli immigrati. È la sua politica, e non mi aspetto che cambi. La combatteremo come e quando potremo, ma questo sicuramente lei lo sa già.
Le scrivo, nella speranza che lei mi legga, da ITALIANO anche io, nato in quel Sud che lei fino a qualche anno fa denigrava come i suoi compagni leghisti, che ora fingono di aver dimenticato da dove vengono. Le scrivo perché ho paura.
Ho paura anche io di essere aggredito per strada, per come cammino, per cosa dico, per ciò che penso. E ho paura che a farlo saranno altri ITALIANI come me.
Ministro, le chiedo di rispondere senza retorica e senza propaganda, per una volta nella sua carriera politica: lei dice sempre “prima gli italiani”.

Io sono forse meno italiano?
Il ragazzo picchiato a Torino, e tutte le altre vittime del machismo di questo paese, sono forse meno italiani?

Chi commette crimini contro immigrati, è forse giustificato dal suo essere italiano? Lei, ministro Salvini, parla sempre di sicurezza. Ma sicurezza di chi? Solo di coloro che belano al suo seguito, prendendo per oro colato ogni cosa che dice? Chi non è d’accordo con lei non ha diritto a camminare, da ITALIANO, nel suo paese e nella sua città senza sentirsi minacciato?
La prego di rispondermi, signor Ministro. Perché è tempo di capire di cosa dobbiamo veramente avere paura, noi che non siamo d’accordo con lei. Dobbiamo pensare che corriamo il rischio di morire per strada, nell’indifferenza dei passanti, senza che lei dica una parola? Dobbiamo vivere in uno Stato che non ci protegge, non ci tutela perché la pensiamo diversamente dalla maggioranza? Lo sa, signor Ministro, che questa si chiama dittatura?...

(Globalist)

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