Josefa potrà essere curata: l'Open Arms attracca a Palma di Maiorca...
Per la nave della Ong un porto sicuro dopo che l'Italia aveva negato il porto di Lampedusa per proporre Catania, dove c'è un procuratore che accusa i soccorritori.
L’urgenza era quella di dare cure adeguate a Josefa, la donna miracolosamente sopravvissuta al naufragio. In Italia avevano rifiutato l’attracco al vicino porto di Lampedusa per direttore la nave a Catania dove c’è un procuratore che da molto tempo tuona contro le Ong, anche se al momento non c’è mai stato nulla di concreto che provasse le accuse. Da questa curiosa indicazione dell’esecutivo a guida Salvini, che suonava come una trappola, la decisione di affermare che l’Italia non fosse un porto sicuro e dirigersi verso la Spagna.
Adesso la nave Open Arms è entrata nel porto di Palma di Maiorca. L'imbarcazione della Ong Proactiva Open Arms nei giorni scorsi ha recuperato i cadaveri di una donna e un bambino al largo della Libia e salvato Josefa, una donna di origini camerunensi rimasta per due giorni in mare tra i resti di un gommone. "Dopo 4 giorni di navigazione - ha scritto Oscar Camps su twitter - la nave entra finalmente nel porto sicuro di Palma di Maiorca".
Dopo lo sbarco le autorità spagnole prenderanno in carico Josephine, che "verrà subito ricoverata in ospedale". La donna, ha detto Riccardo Gatti, portavoce di Proactiva Open Arms, "si sta lentamente riprendendo dal punto di vista fisico", mentre non si può quantificare quanto tempo servirà a superare lo shock psicologico. "Josephine ancora non cammina - ha continuato il portavoce - ma ha mangiato per la prima volta da sola, senza che la imboccassimo". Inoltre, "ha iniziato anche a parlare a voce più alta e a riprendere la mobilità degli arti inferiori", di cui aveva perso la sensibilità a causa dell'ipotermia e dell'inalazione di benzina e di acqua di mare, ha concluso Gatti...
(Globalist)
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