“Se muore un rompic… in meno”: maltrattamenti su anziani in casa di riposo, 3 arresti...


Per i carabinieri di Bologna nella struttura per anziani c’era “terrorismo psicologico” e “disumano cinismo”. In particolare il titolare avrebbe somministrato farmaci arbitrariamente agli ospiti per renderli più docili. Coinvolto anche un medico per il quale è stata disposta la misura dell’interdizione dalla professione medica.


Avrebbero sottoposto a umiliazioni e vessazioni  continue gli anziani affidati alle loro cure in una casa di riposo  che gestivano, arrivando infine a somministrare loro anche farmaci senza ricette mediche. Per questo quattro persone, tra responsabili e dipendenti di una casa famiglia di San Lazzaro di Savena, nella città metropolitana di Bologna, sono finite nei guai a vario titolo con la pesante accusa di maltrattamenti su persone in difficoltà. Tra le quattro misure di custodia cautelare, firmate dal Giudice per le indagini preliminari di Bologna su richiesta della locale Procura della Repubblica, una è in carcere e due ai domiciliari mentre per un altro dei coinvolti, un medico, è scattata la misura dell'interdizione dalla professione medica. Nella casa famiglia coinvolta poetano essere ospitati fino a sei anziani. Come spiegano dall'Arma, i provvedimenti restrittivi firmati dall'autorità giudiziaria sono arrivati al termine di "una complessa ed articolata attività info-investigativa" svolta in collaborazione dai Nas  e dai colleghi della compagnia dei carabinieri di Bologna centro . L'operazione, denominata "Fiore velenoso", ha permesso di "accertare i maltrattamenti subiti dagli anziani ospiti della struttura" che i militari definiscono "disumani".

"Lo riduci come uno zombie e il problema è finito" oppure "Se campa campa, se muore arrivederci. Un rompic… di meno", sono le frasi che avrebbe riferito ai dipendenti  il titolare della casa famiglia per anziani  in una delle intercettazioni ambientali e telefoniche registrate dai carabinieri all'interno della struttura. Con lui, finito in carcere, coinvolti la coordinatrice e una collaboratrice, finite ai domiciliari. Per il medico invece l'accusa è di aver fornito, in cambio di denaro, i propri timbri e ricettari affinché il titolare della casa famiglia potesse approvvigionarsi di medicinali e cambiare arbitrariamente le terapie mediche degli ospiti. Per gli inquirenti nella struttura c'era "terrorismo psicologico", "disumano cinismo" e "totale indifferenza alle letali conseguenze dei gesti". In particolare si denuncia l'uso di morfina e  tranquillanti somministrati arbitrariamente per lasciar dormire gli operatori, campanelli di allarme dei letti disattivati e in alcuni casi ospiti legati al letto. La stessa attività investigativa, oltre agli arresti, ha portato anche a un'ordinanza di natura patrimoniale e al sequestro della struttura.

(fanpage.it)

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