Un pensionato, la figlia disabile e il fuoco per cancellare un dolore insopportabile...
Il dramma di Meldola, una storia finita in maniera tragica, terribile, come neanche le antiche tragedie greche avevano pensato.
Onofrio Dispenza
Ogniqualvolta vedo genitori con un figlio gravato da una forte disabilità, li osservo con discrezione. Lo faccio per resettare il valore delle cose, il peso delle nostre cose. Spesso usiamo una bilancia falsa. La mia osservazione discreta è ammirazione smisurata. Ciascuno ha i suoi eroi, io ho sempre pensato che se dovessi indicare i miei eroi, sarebbero loro. L'ultima volta che mi è capitato, la scorsa domenica a Villa Borghese. Padre, madre, miei coetanei, il loro "ragazzo" su una sedia a rotelle, apparentemente assente. Seduti al chioschetto per una delle prime, calde mattine di primavera, quelle che annunciano che sarà nuovamente estate, dialogavano con lui, lo carezzavano, lo aiutavano col tablet issato ad un lato della carrozzella, confortato dalle benedette diavolerie che offre, in questi casi, la tecnologia. Apparentemente sereni, forse davvero sereni. Ci sarà una soglia del dolore e della sofferenza che, oltrepassata, porta dritto ad una serenità sconosciuta. L'alternativa è la disperazione. Quella disperazione che ha preso un pensionato di Meldola, sull'Appennino forlivese, che questa mattina ha spento la vita di sua figlia. In maniera tragica, terribile, come neanche le antiche tragedie greche avevano pensato. Il fuoco che cancella il dolore insopportabile e insieme la cosa che più ami. Perché nonostante tutto, si ama. L'amore moltiplicato all'infinito. Insieme da 45 anni, perché la figlia era stata sfortunata a nascere con un parto che l'avrebbe segnata appena uscita dal ventre della madre. Il pensionato che ha provato ad ammazzarsi dopo aver ucciso la figlia, è sopravvissuto. Se avrà capacità di intendere, penso pregherà perché anche per lui tutto finisca, come aveva progettato.
Meldola è borgo che si affaccia su valli e fiumi. Piccola comunità su terre bellissime, dove pure è solido il buon governo, solida la solidarietà altrove smarrita. Eppure l'uomo era estremamente solo, con 45 anni di vita che taglierebbe le gambe a chiunque. La vita ha anche un costo materiale, lui ci aveva messo tutto, cuore, mente e anche l'ultimo centesimo di un pensionato. Tutto maledettamente pesante, i ricordi, le foto, ogni ricorrenza attraversata con quella vita diversa, senza scampo, senza miracoli.
Il mattino dove tutto è accaduto racconta di un uomo fermo davanti casa, alle spalle della figlia in carrozzella, in attesa del bus dei servizi sociali. Lo sguardo alto, sopra la testa della figlia. Tutt'attorno, bellezza: il verde, le acque non più fredde, i profumi della campagna, quelli delle case, il cane che scodinzola, la gente a parlarsi, ridere, pensare il giorno da vivere, gli altri giorni, e gli anni a venire. La mente è un nido misterioso che parla con un altro nido, il cuore. Le loro sono trame misteriose. E così è accaduto quel che è accaduto. L'uomo ha smesso di guardare, di attendere il bus, è rientrato e ha scelto il fuoco per la sua "bambina". Perché questi figli sono per sempre "la mia bambina", "il mio ragazzo". Penso che prima l'abbia baciata sui capelli...
(Globalist)
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