Un passo oltre il 38° parallelo, forse esplode la pace...


Corea, la Storia in diretta tv. Stretta di mano tra Kim Jong-un e Moon Jae-in alle 9:30 (le 2:30 in Italia) a cavallo della linea di demarcazione del villaggio di Panmunjom, a metà tra Corea del Nord e quella del Sud.
-Kim ha varcato il 38° parallelo per entrare nel territorio del Sud. Poi ha invitato Moon a fare anche lui un passo al Nord.
-Quell’armistizio tra le due Corea che aspetta da 65 anni di diventare accordo di pace.


38° parallelo, fronte di pace
Un passo oltre il 38° parallelo, ed esplode la pace. Fino a pochi mesi fa, erano i missili nordcoreani ad attraversare quel dannato parallelo, ed erano sfide di guerra. Oggi è stato Kim Jong-un a varcare il 38° Parallelo per entrare nel territorio del Sud, a superare quel gradino di cemento che segna la Linea di demarcazione militare che spacca la Corea in due da 65 anni. Per la storia, ormai avvilita dalla telecronache, 9:30 del mattino ora coreana, le 2:30 di notte in Italia. Col presidente sudista Moon Jae-in che a sua volta, varca il confine verso il nord. Per arrivare presto, inviti ufficiale, sino a Pyongyang, capitale ex nemica.
Sul registro degli ospiti della Peace House Kim ha scritto: «Una nuova pagina, la storia inizia, un’era di pace». Moon e Kim poi si sono incamminati verso la Peace House sul versante sudcoreano, scortati da un picchetto militare sudista che però vestiva la divisa storica dell’antico regno unito di Corea. Il primo di uno di molti accorgimenti simbolici studiato dal cerimoniale.


Soldato Moon Maresciallo Kim
‘Una strana coppia si è costituita oggi’, osserva Guido Santevecchi sul Corriere della Sera. Il contrasto anche visivo, facile tra i due protagonisti. “Moon, avvocato dei diritti civili, pacifico e pacifista, da ragazzo arruolato per il servizio militare obbligatorio nei commandos come soldato semplice, tre anni sotto le armi…”.“Kim, Maresciallo Supremo senza aver fatto un giorno di naja, passo a sobbalzi dovuti all’eccesso di peso, braccia troppo lontane dai fianchi..”.
Da parte di tutte le testate giornalistiche mondiali un ‘Bignami’ storico pre Wikipedia. Con forzature di schieramento. Noi, per evitarle, ci fermiamo alla attualità, ricordando in una riga che sino al 2011 Kim era un giovane sconosciuto di 27 anni che ereditava il potere dinastico in Nord Corea. «Rocket man» sino al novembre scorso. Oggi, a 34 anni, Kim Jong-un è il primo capo del regime nordista a varcare pacificamente la linea del 38° parallelo per stringere la mano al presidente nemico, Moon Jae-in della Sud Corea.

Un tavolo da 2018 millimetri
Il cerimoniale sudista ha studiato una coreografia spettacolare, piena di simboli, racconta sempre Santevecchi da Seul. E scopriamo, a stupirci, che il tavolo del colloquio è ovale, e che Moon e Kim siederanno a 2018 millimetri uno dall’altro, calcolati per far risaltare nel legno massiccio la data storica del 2018. E poltrone con la sagoma della penisola coreana unita, ultima paranoia.
I sudcoreani vogliono un grande spettacolo televisivo: tutto in diretta fino alle dichiarazioni iniziali al tavolo ovale nel quale Kim ha parlato di «un’era di pace». Qualche altra parola mentre Moon sorrideva e ascoltava e finalmente: «Ora ci lascereste soli a discutere?». Telecamere spente. È cominciata la parte delicata e concreta della giornata e della trattativa.

Oltre la scena, quali interessi?
Diffidenza antiche anche legittime, oltre le immagini tv, per chi ricorda un leader feroce di uno Stato fuorilegge. Ora Kim si propone come leader ragionevole capace di dialogare. Dare-avere: lui vuole garanzie di sopravvivenza, per il regime e personali. Primo accenno di scambio, Kim ha già annunciato il congelamento dei test nucleari e missilistici (dopo aver mostrato che ha queste armi e funzionano) e l’abbandono del sito di Punggye-ri, dove ancora a settembre dell’anno scorso è esplosa la sesta atomica sperimentale del Nord. Semplici premesse ad un eventuale accordo complessivo che, se sarà, avrà altri garanti internazionali. Mentre ancora i due coreani discutono se e come e fare una dichiarazione comune, già si aspetta la prova della verità, il faccia a faccia tra il Maresciallo e il presidente Donald Trump. Opportunamente qualcuno ricorda che nel 1953, a Panmunjom, tra le due Corea fu siglato solo un armistizio che i sudcoreani nemmeno lo firmarono, lo sottoscrissero per loro gli alleati americani.


Panmunjom, medaglia olimpica
L’incontro, frutto dei contatti avviati durante le Olimpiadi invernali di febbraio. Tre gli obiettivi della vigilia: 1, avviare la definizione di un trattato di pace per chiudere finalmente la guerra degli Anni Cinquanta; 2, la disponibilità di Pyongyang verso la denuclearizzazione; 3, rilanciare le relazioni bilaterali, anche sul piano economico. Dagli Stati Uniti, prudenza e opportunismo per lasciare al loco presidente l’onore di firma storiche, per oggi niente firma del trattato di pace, ma l’avvio di un percorso. Ieri il capo della Casa Bianca che ha ormai scelto l’Iran come il cattivo utile alla sua politica, ha ribadito che l’incontro col Kim avverrà tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, e che cinque località possibili sono già state individuate. Ora si tratta di capire se c’è abbastanza sostanza per procedere. Versione maliziosa di alcuni analisti: il leader di Pyongyang ha fatto le sue aperture dopo aver raggiunto l’obiettivo di potenza atomica, e può negoziare da una posizione di forza...

(RemoContro)

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