Si chiama Chamseddine il pescatore che raccoglie i migranti in mare...
Al Parlamento Ue la testimonianza di Marzoug, il pescatore tunisino che salva migranti dispersi nel Mediterraneo e recupera i cadaveri di chi non ce l’ha fatta, per poi seppellirli.
"Ho raccolto oltre 400 corpi sinora. Capisco le frontiere, ma capisco meglio gli esseri umani", lo racconta Chamseddine Marzoug, pescatore che vive a Zarzis, un villaggio della costa tunisina, tra Djerba e il confine con la Libia, al Parlamento europeo. Come viene raccontato da Repubblica.it "Quando esce in barca per pescare si imbatte sempre più spesso in qualcosa che non vorrebbe. Corpi di migranti di tutte le età che galleggiano, alla deriva. A volte sono ancora vivi, aggrappati a pezzi di legno, e riesce a salvarli. Altre volte no. Sono i senza nome, gli sconosciuti di cui non si ha notizia, che non fanno più notizia. Migliaia di persone che tentano la traversata e non ce la fanno. Lui li raccoglie, li porta a riva, e gli dà una degna sepoltura". "Ho raccolto oltre 400 corpi", spiega Chamseddine. La sua storia è il simbolo di quella tragedia quotidiana che avviene nel Mediterraneo: donne, uomini e bambini che vengono inghiottiti dal mare, durante quel viaggio della speranza che solo per pochi diventa realtà.
Il Parlamento Ue di Strasburgo ha ascoltato ieri la sua testimonianza. Ai deputati europei Marzoug ha raccontato di quei bambini che è riuscito a sottrarre all’abisso, e di quelli per i quali non ha potuto fare altro che costruire una piccola bara bianca. "Che colpa aveva?", ha chiesto Chamseddine ai rappresentanti Ue, mostrando la foto del corpo di un bambino di cinque anni raccolto in mezzo al mare. “La vita li ha rifiutati. Noi non possiamo farlo. Dobbiamo dargli una sepoltura dignitosa”, ha sottolineato il pescatore.
Di fronte ai giornalisti e ai deputati, nella conferenza stampa organizzata del gruppo parlamentare della Gue, Marzoug racconta: “A Zarzis ho costruito il cimitero degli ignoti. Adesso è saturo. Non c’è più spazio. Sto chiedendo per una questione di umanità, un cimitero più grande e spazioso”. "Capisco le frontiere – ha continuato Chamseddine - ma capisco meglio gli esseri umani. Ci vuole umanità nel trattare queste persone. Che scappano per avere un futuro migliore e finiscono in Libia, che è un mercato del bestiame con uomini, donne e bambini venduti: l'intera Africa viene bistrattata in Libia".
(Globalist)
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