Siria, evacuati i primi combattenti islamisti dalla Ghouta...
Accordo fra ribelli moderati, Onu e Russia.
Giordano Stabile
inviato a beirut
Il gruppo ribelle Jaysh al-Islam ha consegnato alle forze governative, con la mediazione dell’Onu, un gruppo di combattenti islamisti che teneva prigionieri nella Ghouta orientale. I jihadisti saranno trasferiti in altre zone della Siria sotto il controllo ribelle. L’accordo è stato raggiunto dopo che un terzo convoglio della Croce Rossa e delle Nazioni Unite è entrato nell’enclave, dove dal 18 febbraio è in corsa una battaglia che ha fatto oltre vittime civili.
Chi sono ribelli assediati
La Ghouta è controllata da tre formazioni principali, e un miriade di sottogruppi. Jaysh al-Islam è un gruppo islamico appoggiato dalla Turchia, poi c’è Faylaq al-Rahman, altro gruppo islamico sostenuto in passato dalla Turchia, e infine i combattenti di Hayyat al-Tahrir al-Sham, legati ad Al-Qaeda, circa 800-1000 su un totale di 10 mila ribelli circondati nell’enclave. Mosca ha offerto a tutti i combattenti un salvacondotto e il trasferimento nella provincia di Iblib, come era già successo due anni fa nel sobborgo meridionale di Darayya.
Sacca divisa in due
Jaysh al-Islam ha però finora rifiutato e punta invece ha espellere i combattenti islamisti, in modo da poter chiedere con più forza l’applicazione della tregua Onu, che non riguarda Al-Qaeda e Isis. La situazione dei ribelli è però sempre più difficile. L’esercito governativo ha conquistato finora circa il 60 per cento della sacca e l’ha divisa in due. A Nord è rimasta la città di Douma, 100 mila abitanti, a Sud le cittadine di Arbin, Zamalka, Sabqa e il sobborgo damasceno di Jobar. Nell’enclave c’erano all’inizio della battaglia 400 mila civili, circa 300 mila sarebbero ancora intrappolati.
Il convoglio dell’Onu
Ieri un terzo convoglio, in cinque giorni, ha raggiunto la popolazione stremata. Croce rossa e Onu hanno distribuito 2400 pacchi di cibo che possono sostentare 12 mila persone per un mese, e 3.248 sacchi di farina. I funzionari dell’Onu hanno denunciato soprattutto le condizioni dei bambini, malnutriti, che «a 13 anni ne dimostrano appena 7 o 8», per la mancata crescita. La Ghouta è completamente circondata da cinque anni.
Medici senza frontiere
Anche Medici senza frontiera ha denunciato una situazione insostenibile: «Fra il 18 febbraio e il 3 marzo – spiegano - è salito a4.829 il numero dei feriti e a 1.005 quello deli morti, in media 344 feriti e 71 morti ogni giorno, sette giorni su sette, per due settimane di seguito». In combattimenti ha coinvolto anche gli ospedali e «15 tra le 20 strutture mediche supportate da Msf nell’area sono state danneggiate o distrutte da attacchi o bombardamenti e questo riduce ulteriormente la loro capacità di fornire cure. Tra i medici che supportiamo, 4 sono rimasti uccisi e 20 feriti»...
(La Stampa Mondo)
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