Lettera a una ragazzina violentata dal branco senza giustizia: per i giudici "loro hanno capito" il reato è estinto...


La sequestrarono e violentarono a 15 anni, dentro un garage, a turno. In cinque. E oggi dopo un anno, il gup ha estinto il reato per il branco di minorenni: "Hanno compreso la gravità".


Claudia Sarritzu
Non mi è mai piaciuto pensare che un evento per quanto drammatico e violento sia, possa decidere e condizionare tutta l'esistenza futura di una persona. Odio la parola destino, detesto la frase "vita rovinata". Credo invece nelle cadute rovinose, quelle dove ti spezzi e resti immobile, dove galleggi senza muovere un arto in una pozzanghera dove ti eri tuffato credendo di trovare sotto l'oceano, e invece...

Credo nelle rinascite, in parti di noi che muoiono e in altre che germogliano, magari lontano dal cuore, che fioriscono dal fegato, l'organo del coraggio, della pazienza, della forza.

Odio sentire le parole "esistenza segnata". Voglio credere ci sia una cura a tutto, un rimedio per qualsiasi ferita, sarò anche solo per non darla vinta a chi ci ha spezzato senza farsi troppi problemi.

Cara ragazza, voglio che tu sappia che per noi non è tutto a posto.

Ti sequestrarono e violentarono a 15 anni, dentro un garage, a turno. Quella sera erano in cinque. E oggi dopo un anno, il gup ha estinto il reato per il branco di minorenni: «Hanno compreso la gravità di quanto fecero all’epoca». Così è stato deciso due giorni fa dal giudice Giovan Francesco Fiore, che ha accolto la tesi della Procura dei minori, rappresentata dal pm Antonella Ciccarella.

Era il 26 giugno 2016, quando a San Valentino Torio, cinque ragazzi si portarono via la parte migliore di te, quella che credeva che la vita è una cosa semplice, un compito in classe, una passeggiata con gli amici, un litigio con i genitori.

Ma voglio che tu mi creda, ora può sembrarti impossibile. Ma passerà, passa tutto, resterà la cicatrice e la vedrai ogni giorno, non si farà mai dimenticare, non si dimentica nulla e sarà la tua medaglia, ti ricorderà cosa sei riuscita a superare.  Voglio che tu sappia che si può vivere di nuovo, si può tornare a ridere e qualche volta addirittura a fidarsi e ad amare. Che l'umiliazione non esiste, non permettere a nessuno di provare pena ... chi ci ama non ci compatisce. Ricorda che siamo stati progettati per rigenerarci per scovare brandelli di energia dai tessuti più remoti di noi. Voglio che tu comprenda che non ci si salva da soli però. Ci vorrà l'umiltà per capire che c'è chi ci capisce, chi ci vuole così bene da ripercorrere con la mente il tuo incubo e farlo suo e portarne i segni per esserti compagno o compagna di quella sera disgraziata. Credimi, l'immedesimazione nel nostro dolore da parte di chi ci ama è il regalo più prezioso che potrai ricevere.

Voglio che tu mi creda quando ti dico che amerai di più il tuo corpo, tutti i suoi difetti, tutte le pieghe, le ombre. Ci si affezione sempre alla nostra parte più ferita.

E credimi ancora che quando sarà passato il tempo necessario, imparerai ad abbracciare.

E infine credimi che arriverà quella mattina in cui svegliarti sarà meno faticoso e ti sembrerà meno inutile, e quella voragine dentro al petto la sentirai meno vuota. Abbozzerai un sorriso, inizierai a guardati con tenerezza e magari ti dirai "non è tutto a posto" ma ho il tempo perché altre cose della mia vita possano essere a posto, come le vuoi tu. E dovrai batterti per costruirti tutta la bellezza necessaria per accumulare più giorni possibili dove i sorrisi saranno più degli occhi spenti.

Dovrai essere più coraggiosa di chiunque tu conosca, di tutte le coetanee a cui non è successo nulla. Ma credimi, la tua non sarà una vita rovinata, nascerai un'altra volta e avrai due compleanni e un cuore d'acciaio e tante energie che non avresti mai creduto di possedere e diventerai una donna meravigliosa. Io lo credo, ora credimi tu...

(Globalist)

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