“Violentati e venduti come oggetti sessuali: vi racconto il paradiso dei pedofili in Cambogia”...


Cosa accade e perché ai minori che vengono venduti e offerti dai genitori al mondo della prostituzione in cambio di regali e soldi.


di Lara Tomasetta

Hanno tra i 5 e i 7 anni, vengono mandati dai genitori sulle spiagge con la scusa di vendere souvenir, saltano la scuola per vagare in strada senza controllo, o vengono lasciati a casa mentre si va a lavorare nelle risaie: sono i bambini di Sihanoukville, città della Cambogia, veri e propri oggetti sessuali offerti a un turismo che registra continui tassi di incremento.

Molti bambini cambogiani vengono venduti a paesi ricchi come Corea, Malesia, Taiwan, Thailandia e Stati Uniti.

La domanda per il turismo sessuale proviene principalmente dai paesi dell’Asia orientale, come Taiwan e Corea del Sud, oltre che da paesi dell’Europa occidentale e del nord America. Le aree più interessate dal fenomeno sono Phnom Penh, la capitale, le città di Sihanoukville e Siem Reap.

“Per quanto si tenti di arginare il fenomeno e per quanto il centro Don Bosco tenti di recuperare questi bambini e di offrire un’alternativa ai genitori invece di darli al mercato della prostituzione, la Cambogia resta il paradiso dei pedofili”, racconta a TPI R. P. (il cui nome verrà tutelato su richiesta della fonte) dal centro Don Bosco, la casa salesiana situata a Sihanoukville.

“Molti stranieri vengono qui per il sesso, si vedono sulle spiagge mentre avvicinano i bambini, si intrufolano nelle baracche, offrono soldi e oggetti ai genitori che pur sapendo cosa accade ai loro figli minimizzano la cosa”, spiega R.P.


In contesti dove il tasso di indigenza è estremamente alto – il 26 per cento della popolazione è sotto il livello di povertà stimato in 1,25 dollari al giorno – la prostituzione rappresenta un mezzo per sopravvivere.

Le disuguaglianze sociali, le limitate risorse economiche familiari e la bassa qualità dell’istruzione causano un’elevata vulnerabilità per i bambini.

“I genitori non vogliono perdere la loro fonte di guadagno, e anche quando gli viene offerto di pagare le spese scolastiche dei figli, non sempre si riesce a convincerli. Si tratta di situazioni di grande disagio, in cui le famiglie sono composte da genitori alcolizzati, con vizi come il gioco d’azzardo o con disturbi psicologici”,

racconta R. P.

Ma ciò che c’è dietro questo fenomeno è più grande e complesso: in un contesto di grande povertà, l’intera cittadinanza è facilmente corruttibile, comprese le forze dell’ordine che oltre a chiudere gli occhi di fronte a queste situazioni, sono tra i primi a farsi corrompere e ad agevolare il turismo sessuale.

“Il modo in cui agiscono è più spudorato che in altri paesi, ma non è la prima volta che la polizia favorisce situazioni simili”,

spiega R.P.


C’è poi un altro fattore, da considerarsi più strutturale, che riguarda una generazione “mancante” figlia di una guerra e di un regime che ha lasciato profonde ferite nella mente dei cambogiani.

Verso la fine del Novecento la Cambogia visse la dittatura dei Khmer Rossi, il partito attivo dal 1975 al 1979 e guidato da Pol Pot, Nuon Chea, Ieng Sary, Son Sen e Khieu Samphan, rimasto alla storia per l’eliminazione sistematica di oltre 1 milione di cambogiani in soli 4 anni e per gli efferati metodi di oppressione delle persone.

Durante quel periodo la popolazione venne deportata nelle campagne e costretta a lavorare nelle fattorie comuni. Vennero uccise soprattutto le persone più istruite. Furono chiusi ospedali, scuole, banche. Vennero create prigioni e campi di sterminio dove la popolazione veniva torturata e uccisa.

Di questa storia così recente e cruenta è rimasto un segno profondo negli ultimi cambogiani: “Stressati, ansiosi e affetti da disturbi mentali, il cui problema principale resta la sopravvivenza”, 

spiega R.P.

Ecco perché, oltre al turismo sessuale, gran parte delle violenze ai minori avviene per mano degli stessi cambogiani, che cresciuti in un clima di ignoranza e sopraffazione, non riescono più a riconoscere i loro gesti.

Secondo un rapporto dell’ONU, un quarto dei maschi cambogiani ha ammesso di aver usato violenza almeno una volta e sui 2mila intervistati 300 hanno commesso il loro primo stupro prima dei 15 anni.

“I bambini sono bambini”, prendono le cose per gioco, il problema è quando diventano grandi, con il sorgere di problemi psicologici.

Una Cambogia sempre più cinese dove, grazie a una moneta particolarmente debole, le attività commerciali degli asiatici si stanno espandendo e moltiplicando in modo impressionante: “Negli ultimi tre mesi si è quadruplicato il numero dei casinò aperti da cinesi con una vera e propria invasione che rischia di degenerare”,

spiega R.P.

“I soldi aumentano, ma aumentano anche i luoghi in cui si favorisce la prostituzione. Le tensioni tra cambogiani e cinesi sono in crescita, le attività dei locali vengono soppiantate da quelle cinesi che acquistano la cittadinanza e in breve tempo stanno occupando molte zone del paese. In vista delle prossime elezioni la situazione preoccupa”.

La Cambogia, infatti, nel 2018 dovrà affrontare le elezioni parlamentari, ma la democrazia nel paese è sempre più a rischio, anche in seguito alla recente decisione della Corte suprema della Cambogia che ha disposto lo scioglimento del Partito cambogiano di salvezza nazionale (CNRP), il principale partito d’opposizione...

(The Post Internazionale)

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