Trump chiede al Guggenheim un Van Gogh, ma il museo gli offre il water d’oro di Cattelan...


L’opera “America” è un’ apologia satirica dell’eccesso di opulenza e di esibizionismo.


Francesco Semprini
New York
Chissà la First Couple dove posizionerà, qualora accettasse, l’opera d’arte che il Guggenheim è pronto a concedere in comodato d’uso alla Casa Bianca. L’oggetto è infatti senza dubbio di valore, ma non certo aderente all’ortodossia estetica dello Studio Ovale o della Situation Room, visto che si tratta di una tazza del gabinetto. Non una qualunque ma quella tutta d’oro 18 carati realizzata da Maurizio Cattelan col nome di “America”. Una sorta di apologia satirica dell’eccesso di opulenza e di esibizionismo di una certa America a cui l’artista italiano ha voluto dare la forma di una toilette per ricchi, anzi ricchissmi. 

Il suo valore è di oltre 1 milione di dollari, e gli amanti del genere l’hanno potuta ammirare in uno dei bagni aperti al pubblico del quinto piano del Guggenheim di New York dove è stata installata a modo. Ben inteso, Donald e Melania Trump si erano rivolti ai responsabili del museo per avere in prestito un “pezzo” più classico da esibire nelle stanze del 1600 di Pennsylvania avenue, come del resto avevano fatto i loro predecessori, ovvero un Vincent van Gogh. Nulla da fare, Nancy Spector, curatrice del museo ha rilanciato proponendo la “tazza d’oro”, visto anche la fine della durata espositiva al Guggenheim. «La toilette e’ disponibile qualora il presidente e sua moglie siano interessati a installarla alla Casa Bianca», ha scritto Spector in una mail indirizzata al cerimoniale di Pennsylvania avenue, divulgata dal Washington Post. «L’artista - ha aggiunto - sarebbe lieto di offrirle in prestito per una un lungo periodo, noi forniremmo tutte le indicazioni per installarlo e per provvederne alla manutenzione». 

«E’ assai delicato», si e’ limitato a commentare Cattelan al Post, senza spiegare se si riferisse alla situazione o alla sua opera d’arte. Alla domanda cosa significasse la sua opera e perche’ la volesse prestare a Trump, ha risposto: «Qual e’ il senso della nostra vita? Tutto sembra assurdo finche’ non muoriamo e quando poi inizia ad avere un senso». Considerando che ai Kennedy venne concesso il dipinto del “Il turco che fuma” di Eugène Delacroix e agli Obama non fu negata opere di Mark Rothko e Jasper Johns, la scelta del museo sottintende una certa critica nei confronti di Trump e signora. Del resto fortemente sentita da gran parte del mondo dell’arte. 

E forse nemmeno il 57 enne artista italiano e’ distante da tale corrente di pensiero visto che lui stesso disse confidenzialmente a un blogger, quando furono levati i veli alla sua opera al Guggenheim nel 2016, «possiamo cenare pagando 200 dollari o mangiare un hot dog da 2 dollari, ma finisce sempre allo stesso modo». Nulla di straordinario per un artista che al suo attivo ha una scultura di Papa Giovanni Paolo II “atterrato” da un meteorite o una statua di Adolf Hitler a grandezza di bambino, inginocchiato a terra, entrambe opere campioni di incassi e successo. Non è dato sapere come i Trump abbiano reagito alla controproposta del museo, tanto meno dove potrebbero installare l’America dell’artista italiano. Data la perfetta funzionalità della tazza, uno dei bagni presidenziali potrebbe essere un’ipotesi. Anche se c’è chi, rilanciando con l’ironia alla satira, propone la più ambita “Cabinet room”. ..

(La Stampa Mondo)

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