L'amore impossibile di Esraa e Omar in Egitto. "Rapiti e arrestati senza accuse, chiedo la grazia per Omar. Vogliamo solo una vita normale"...




La ragazza, disabile dopo essere stata picchiata dalla polizia, chiede giustizia per il fidanzato ancora rinchiuso: "Sognavamo solo la libertà"





Nel 2015, Esraa al Taweel aveva 23 anni, non poteva immaginare che dopo una cena con il suo fidanzato Omar e un amico, la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Bendata, legata, chiusa in un luogo sconosciuto e privata della possibilità di contattare familiari o amici, la ragazza fu rapita la sera del primo giugno 2015 da un furgone dei servizi segreti egiziani e da allora, per due settimane, sparì nel nulla. Per 14 lunghissimi giorni la sua vita restò totalmente segreta, un buco nero, come quella di Omar e del suo amico.
L'anno precedente Esraa aveva partecipato a una protesta in memoria del terzo anniversario della rivoluzione egiziana del 2011. Nel mentre fu colpita pesantemente alle spalle dalla polizia che cercava di disperdere i manifestanti, da allora Esraa è in parte disabile.
"Non sapevo dove fossi, era un palazzo vecchio della sicurezza egiziana, stare bendata nelle mie condizioni era una sofferenza. Mi portarono in un ufficio e cominciarono a farmi molte domande, sempre mentre ero bendata e senza un legale", racconta Esraa – oggi 25enne – all'HuffPost.

"La polizia mi chiese informazioni sul mio amico, su come lo conoscessi e se sapevo che aveva problemi con la giustizia. Continuavo a ripetere loro che non sapevo nulla, ma non mi credettero. Mi dissero che sarebbe stato messo su un caso contro di me". La ragazza fu accusata di appartenere a un gruppo terroristico, di diffondere false informazioni sia online che non, e di essere vicina alla Fratellanza Musulmana.
Migliaia di persone sono state imprigionate in Egitto in questi anni per motivi politici. Il semplice sospetto che qualcuno possa essere vicino ai Fratelli Musulmani – indipendentemente da qualsiasi prova – è già di per sé sufficiente per catturare una persona. L'Nsa, l'agenzia per la sicurezza nazionale, ha rapito le persone senza un mandato dell'autorità giudiziaria, trattenendole in "incommunicado" per periodi prolungati, al di fuori della sorveglianza di un magistrato e senza accesso alla famiglia o a un difensore legale.
Come riporta Amnesty, tra il 2013, anno del golpe militare, e il 2014 le forze di sicurezza hanno arrestato quasi 22mila persone. Nel 2015, secondo il ministero dell'Interno, sono finite in manette quasi 12mila ulteriori sospetti. Tra loro studenti, accademici, ingegneri, medici professionisti.
Esraa e Omar si erano conosciuti a gennaio del 2015, avevano subito stretto un legame molto forte e un mese prima di essere rapiti si erano fidanzati, uniti dalla passione per i viaggi e la scoperta.

Ma fin dal giorno del rapimento, Esraa non seppe più nulla di Omar per giorni. Dopo le due settimane in quella desolata struttura di sicurezza, la ragazza venne trasferita nella prigione femminile di al-Qanater.
"Dopo i 14 giorni di isolamento, seppi che Omar era stato trasferito in un carcere della procura militare. Ma non potevo in nessun modo contattarlo. Solo la mia famiglia venne informata della mia condizione, dopo disperate richieste che giunsero fino al ministero dell'interno".
Nel 2015, le immagini della madre di Esraa singhiozzante in tribunale fecero il giro del mondo, alcuni dei quotidiani più importanti, come il New York Times o il Guardian, raccontarono la storia di quella ragazza giovanissima, disabile e innocente, costretta al carcere per un sospetto senza fondamento.
Esraa fu costretta a registrare due video falsi nei quali confessava che aveva preparato una bomba da far scoppiare durante un matrimonio a cui avrebbe partecipato anche il presidente egiziano Al Sisi.
"'Sappiamo che sei innocente e che anche Omar lo è - continuavano a ripetermi – ma non possiamo lasciarvi andare. Siamo obbligati a formulare delle accuse contro di voi perché siete qui. A me sembrava tutto assurdo, soprattutto per la posizione di Omar, che non aveva nemmeno un passato da attivista come il mio".
Il 20 dicembre 2015, a Esraa furono concessi gli arresti domiciliari. Dopo diversi appelli e ricorsi della famiglia, il 20 gennaio 2016, le fu data la libertà con obbligo di firma settimanale alla stazione di polizia locale.
Omar è ancora in prigione, il 20 maggio di quest'anno è stato condannato a 25 anni di carcere. Dopo l'appello di ottobre 2017, l'udienza dovrebbe arrivare nel 2018.

"Io sono stata liberata per miracolo dopo due mesi, mentre Omar è ancora in prigione da ben due anni. Dal giorno della sentenza, il suo umore e la sua salute sono molto peggiorati. Non ci poteva credere, diceva 'io sono innocente, anche le carte dicono che sono innocente, perché sono stato condannato a vita?' Per vederlo più spesso ho deciso di sposarlo, così, da moglie, posso fargli visita una volta alla settimana".
Esraa e Omar si sono uniti in matrimonio il 25 maggio 2017 con una cerimonia celebrata in carcere: a lei è stato concesso di essere accompagnata dai genitori e soltanto da una delle sue quattro sorelle; Omar dietro le sbarre, come il più feroce dei criminali. Entrambi costretti ad amarsi da lontano, senza nemmeno una foto ricordo di quel giorno.
"Mio padre all'inizio era contrario al matrimonio", prosegue Esraa, "ma quando ci ha visto insieme, quando ha conosciuto Omar, si è reso conto del sentimento che ci unisce. È stato un matrimonio strano, da allora le cose sono leggermente migliorate: posso vedere Omar più spesso, portargli le medicine per la pressione e trascorrere con lui un'intera ora alla settimana. Ma vorrei fosse liberato perché è innocente e se continua a stare in carcere morirà".
Nel 2018 in Egitto si terranno le elezioni presidenziali, l'attuale presidente Al Sisi non ha ancora reso noto se intende ricandidarsi, ma in tale occasione il presidente potrebbe, come talvolta capita, concedere la grazia a migliaia di detenuti.
È proprio in questo che sperano Esraa e i legali di Omar che hanno presentato diverse richieste al ministero degli Interni e a quello della Difesa.
"Molti funzionari hanno promesso che stanno facendo il possibile per aiutarci ma per il momento nulla è cambiato. A decidere è il comitato per la grazia presidenziale, gli avvocati sono cautamente ottimisti e sperano che per il prossimo anno Omar possa ottenere la grazia. Lo amo, voglio solo vivere una vita normale con lui, portarlo via da quella cella minuscola dove è costretto a vivere con altre 5 persone senza aver commesso alcun reato. Vorrei potessimo viverci la giovinezza che ci stanno negando"...
(HUFFPOST)



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