YEMEN. Diritti dei minori violati: Onu mette sulla blacklist la coalizione saudita...




Il motivo: l’uccisione e la mutilazione di 683 bambini e per 38 attacchi documentati contro scuole e ospedali nel 2016. Nella lista confermata la presenza dei ribelli houthi, governo di Aden e il ramo yemenita di al-Qaeda. Nel paese, intanto, scioperano gli insegnanti



Nena News – La coalizione anti-houthi a guida saudita è stata aggiunta ieri nella lista nera dell’Onu di chi viola i diritti dei bambini. Il motivo? L’uccisione e la mutilazione di 683 bambini e per 38 attacchi documentati contro scuole e ospedali nel 2016.
Nonostante la grave accusa, il rapporto delle Nazioni Unite non è voluto arrivare fino in fondo allo scontro con la potente Riyadh. In un passaggio del testo, infatti, il documento sottolinea come il blocco sunnita stia prendendo alcune misure per proteggere la vita dei minori e ribadisce come a violare i diritti dei giovanissimi yemeniti nel 2016 non sia stata la sola: a farle “compagnia” ci sono anche gli houthi (sostenuti dalla nemica Iran), il governo di Aden (appoggiato, invece, dalla coalizione) e al-Qa’eda nella Penisola araba (il ramo yemenita dell’organizzazione jihadista). Insomma, mal comune, mezzo gaudio. Commentando i risultati del report, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres spiegato come la blacklist non serva “soltanto a sensibilizzare” ma anche a “promuovere misure che possano diminuire le tragiche difficoltà che i bambini vivono nel conflitto”.
La coalizione a guida saudita era stata inserita in questa speciale lista nera anche l’anno scorso. Ma il suo nome fu ben presto cancellato: fu l’allora segretario dell’Onu Ban Ki-Moon a rimuoverla “temporaneamente” per “le inaccettabili pressioni” subite, a suo dire, dall’organismo internazionale da parte dei Paesi del Golfo. Ban, nello specifico, fece esplicito riferimento alle minacce di Riyadh di tagliare i fondi destinati all’Onu. Il segretario, rammaricato, spiegò all’epoca come l’aver cancellato la coalizione dalla “lista della vergogna” fosse stata la sua. “La scelta più difficile e dolorosa mai fatta” disse, ma tuttavia necessaria perché se non l’avesse presa “altri milioni di bambini avrebbero sofferto in modo serio” in paesi come la Palestina, Sud Sudan e la Siria per via del taglio dei fondi promessi da re Salman (minacce sempre negate dai sauditi).
Memore dei problemi diplomatici del 2016, quest’anno l’Onu ha giocato di anticipo provando a smorzare qualunque controversia sin dall’inizio: la blacklist, infatti, è divisa in due categorie: da un lato nomina chi ha messo in campo misure per proteggere i bambini (qui ha inserito l’alleanza saudita) e dall’altro chi non ha fatto alcun progresso. Agendo in questo modo, è chiaro che le pesanti accuse rivolte dalle Nazioni Unite alla potente Riyadh sono diluite lasciando spazio alla speranza di una situazione migliore nel 2018. Quello che il Palazzo di Vetro non capisce però, o finge di non capire, è che il modus operandi della coalizione in Yemen non è affatto cambiato, ma è lo stesso anche se ha risparmiato qualche bambino . Così come appare alquanto discutibile la funzione stessa del rapporto curato dall’inviata Onu per i bambini nei conflitti armati ,Virginia Gamba: chi è inserito nella black list, infatti, non è soggetto ad alcuna azione dell’Onu. Il documento, nei fatti, si limita ad essere una ramanzina pubblica fatta con la speranza che, umiliati dall’indignazione internazionale, i gruppi segnalati possano agire diversamente proteggendo i bambini. Una visione che, definire ingenua, è riduttivo.
Nonostante le profonde perplessità sulla sua utilità, la blacklist, però, riporta al centro dell’attenzione la barbarie commessa dalla coalizione in Yemen. Mattanze inenarrabili di fronte alle quali l’Europa e gli Usa dei “diritti civili” restano colpevolmente silenti. E se i governi occidentali si voltano dall’altra parte rispetto ai crimini compiuti dall’Arabia Saudita, a preoccuparsi seriamente sono la popolazione locale e le ong umanitarie. Proprio queste ultime hanno ribadito i timori di una nuova rimozione della coalizione dalla lista. “Tutti i gruppi che lavorano nel campo dei diritti dei bambini in Yemen e nel mondo resterebbero molto, molto delusi se, per il secondo anno di fila, nonostante le palesi e gravi violazioni, l’alleanza [saudita] verrà rimossa dalla lista” ha detto ad al-Jazeera Corline Anning di Save the Children.
“Tutti i gruppi in Yemen – ha aggiunto – hanno mostrato una totale mancanza di rispetto nel proteggere i bambini. Siamo testimoni di una situazione in cui la peggiore crisi umanitaria è stata creata dalla guerra. L’epidemia di colera, la carestia, tutto deriva dal comportamento da chi combatte”.
Nello Yemen della guerra civile (oltre 10.000 i morti, 2.000 quelli di colera) però, al di là della violazione dei diritti dei bambini, c’è un’altra cosa che accomuna il nord controllato dai ribelli Houthi e il sud in mano al presidente Hadi: dal 30 settembre, dato d’inizio dell’anno scolastico, gli insegnanti sono in sciopero.
Da un anno esatto 166mila insegnanti (il 73% del totale) non ricevono lo stipendio per la crisi finanziaria che attanaglia istituzioni fallite e divise tra le parti in guerra.Maggiormente colpite sono le zone houthi (nord e centro del paese), ma anche nel sud governativo la situazione non è migliore: secondo la Bbc, lo sciopero dei docenti ha avuto il 90% di adesioni nonostante la maggiore regolarità nella distribuzione degli stipendi. Salari che sono però così miseri (136 euro al mese) da costringere gli insegnanti a un secondo lavoro o alla fame.
Oltre 1.700 scuole non sono più utilizzabili perché distrutte dai raid sauditi o dagli scontri terrestri o perché usate come rifugi dagli sfollati. E delle 16mila ancora aperte, più di 12mila sono comunque danneggiate.

Ieri, intanto, fonti yemenite hanno fatto sapere che un drone statunitense ha ucciso “l’alto comandante” di al-Qa’eda, Shroum al-Sanaani, nella provincia di Baida. Al-Sanaani stava viaggiando su una moto insieme ad un altro uomo quando è stato colpito dal raid americano...
(Nena News)

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