La nave dei migranti bambini, capirla o naufragare...




Duecentoquarantuno bambini e ragazzi, 178 di loro non accompagnati. Cosa ci insegna la nave attraccata a Palermo



Onofrio Dispenza

Ha i capelli biondi, e di tanto in tanto li tira su. E' sul molo del porto di Palermo. Ci sono ancora il caldo e la luce dell'estate. La donna ha la pettorina bianca e in viso un largo sorriso, che cambia espressione se regalato ora ad una donna, ora ad un ragazzo ora ad uno dei tanti bambini che guadagnano le braccia dei soccorritori. Per i più piccoli l'espressione della donna è quella di una mamma quando i bambini vuole rassicurarli ma anche far sorridere. 
Poi ci sono i soccorritori con tuta bianca che scendono dalla nave con in braccio fagottini ora rosa, ora azzurro, ora degli altri colori dell'arcobaleno. Il fagotto più piccolo è un neonato, una settimana di vita. La nave dei bambini arrivata a Palermo è una pagina nuova, diversa dalle tante pagine già lette del libro drammatico e contrastato degli sbarchi in Italia. 
Una nave carica di più di 600 persone raccolte qui e là nel Mediterraneo, mare pietoso che, ormai in autunno, tarda a farsi grosso per regalare a chi fugge l'acqua lieve che non uccide. Duecentoquarantuno bambini e ragazzi, 178 di loro non accompagnati. Numero che è brivido lungo la schiena, che gela. E gela il pensiero di padri e madri che affidano ora al deserto, poi al mare, quello che padri e madri chiamiamo "il nostro Cuore". Si, il loro "Cuore", il figlio, la figlia, spesso i figli, fratelli che si fanno coraggio, che si stringono la mano perché, forse, in due, a volte in tre, seppure piccoli, è più facile. Come se mai potesse essere facile risalire dall'inferno o non cascarci quando le storture del mondo ti spingono sul margine dove la vita somiglia tanto alla morte. Sulla nave, donne incinte, anche al nono mese, e donne coi segni di violenze ripetute, e tagli sul corpo. Per gli uomini altrettante ferite profonde, degli spari, del machete che si abbatteva su di loro. 
La nave dei bambini è anche l'arca degli orrori che non vediamo, che fingiamo di ignorare, e che Noè ci impone di guardare. Nella nave dei bambini, e degli orrori che i bambini hanno spinto a noi, un passeggero su tre è un minore indifeso. Uomini, donne e bambini partiti da 15 Paesi differenti. L'elenco è il mondo: Siria, Egitto, Mali, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Sudan, Marocco, Somalia, Eritrea, Senegal, Camerun, Nigeria, Liberia, Etiopia, Algeria, Ghana, Benin, Gambia, Yemen. Tra loro anche un migrante originario della Turchia; 50 richiedenti asilo siriani in fuga dalla Libia. E quei bambini soli accanto ad intere famiglie. Ha ben detto Erri De Luca: i viaggi sono quelli per mare con le navi. E il viaggio per nave di questi bambini è un segno, per noi una stella polare. Se si preferirà volgere altrove lo sguardo, non leggerlo, avremo smarrito le coordinate. E saremo noi a naufragare...

(Globalist)

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