Stupro, quando il web trasforma le vittime in imputate...




Un'altra ondata di odio, questa volta ai danni delle due studentesse americane trattate come feccia dai fustigatori della tastiera. Un tribunale del popolo che è figlio del clima che respiriamo




Daniela Amenta
Un battito di ciglia e le due ragazze americane che hanno denunciato uno stupro a Firenze sono diventate da vittime a imputate sul grande banco del web, quello che non ammette mai i tre gradi di giudizio. Prostitute, drogate, zoccole, "se la sono cercata" e via così, fino alla mitologia di una presunta assicurazione contro gli abusi sessuali che ora le riporterà negli States ricche e felici. Scrivono i forcaioli di tastiera: "Hanno provocato gli ingenui militari e adesso si prenderanno i soldi". Tanto accade in questa Italia mai confusa nel giudicare, imporre la croce della maldicenza. Le studentesse americane nel derby dei commentatori di Internet hanno la peggio, mentre i carabinieri accusati di abusi sessuali al massino vengono trattati come due stupidotti, che certe cose mai e poi si fanno durante l'orario di servizio. A dare conto di questa ennesima ignominia è Marta Repetto dell'Adn Kronos che tra l'altro scrive: "E fra le notizie trapelate finora dalle indagini in pieno svolgimento, più che colpire il fatto che siano stati trovati dei riscontri al racconto delle due ragazze - fra cui le immagini di alcune telecamere di sorveglianza che testimonierebbero l'effettiva presenza delle giovani sulla macchina dei carabinieri -, i lettori sembrano concentrarsi sul particolare dell'assicurazione contro lo stupro stipulata dalle ragazze. Un'assicurazione che, sempre secondo la giuria popolare online, certificherebbe senza ombra di dubbio la colpevolezza delle americane: "Hanno inventato tutto - sentenziano - per prendersi i soldi". E poco importa che questo tipo di assicurazioni - che riguardano ogni aspetto e ogni eventualità medica - siano pressoché la prassi per gli stranieri che risiedono in Italia per un periodo medio-lungo". Colpisce, poi, che molti dei post più feroci siano scritti da donne e che neppure la più grande violenza di genere, qual è lo stupro, metta in moto una parvenza di solidarietà. 
Non tutta la rete è uguale, sia chiaro, che anche il demonizzare questi benedetti social sta diventando pratica abusatissima. Basta leggere i giornali, o accendere la tv per trovare illustri esempi di professionisti dell'odio in doppio petto, firme celebri e stipendi altrettanto importanti. Dunque non è tanto, non solo, il web a risucchiare i peggiori nel vortice, a dare voce al politically scorrect, ad amplificare i rigurgiti bestiali dei bulli. E' lo Zeitgeist, semmai, il clima dell'epoca in cui viviamo. E' l'aria che respiriamo così carica di rancore, in cui ogni bussola viene meno. Un problema grande e che è insieme culturale e politico. E per questo ben più complesso da decifrare, dirimere e, soprattutto, correggere...

(Globalist)

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