Cara Lady Trump, la nostra scuola non ha bisogno di lei...




La bibliotecaria di una elementare del Massachusetts rispedisce al mittente i libri della first lady per il National Read a Book Day. "Sostenga i bambini ai quali suo marito ha negato l'istruzione, piuttosto"



E insomma ci vuole coragggio a rifiutare il dono di una first lady. Ma lei lo ha avuto. Si chiama Liz Phipps Soeiro, è la bibliotecaria di una scuola elementare del Massachusetts ha rimandato al mittente i libri inviati in regalo da Melania Trump, suggerendo alla signora di mandarli alle scuole più povere ora messe a rischio dalle politiche dell'amministrazione del marito. Il regalo arrivato alla Cambridgeport elementary school - e ad altre decine di scuole in occasione del National Read a Book Day - conteneva 10 libri del DrSeuss, il classico per l'infanzia americano, ed una lettera firmata da Melania in cui si ricordava ai bambini che "la chiave per raggiungere i propri sogni è imparare a leggere". Le scuole non sono state scelte a caso. Il dipartimento per l'Istruzione ha individuato gli istituti con i migliori risultati accademici, e proprio questo è stato contestato da Liz Phipps Soeiro che sottolineato che la sua scuola non bisogno di questi libri: "Io lavoro in un distretto con moltissime risorse, che è all'origine dell'eccellenza accademica", ha scritto spiegando che la sua scuola ha una biblioteca con 9mila volumi."Perché non avete inviato questi libri in regalo a comunità con meno fondi e privilegi che continuano ad essere marginalizzate e vessate dalle politiche messe in atto da Besty Devos?", ha scritto nella sua lettera, aggiungendo che la paladina della scuola privata che Donald Trump ha messo alla guida del dipartimento dell'Istruzione dovrebbe aiutare queste comunità "invece di punirle con chiusure di scuole e tagli dei fondi".

Dalla Casa Bianca è arrivata, tramite la portavoce Stephanie Grisham, la risposta della first lady che ha definito "increscioso trasformare il dono di libri a degli alunni in qualcosa di divisivo"...

(Globalist)

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