Vittime e feriti delle Ramblas...




Il bilancio dopo gli attentati in Spagna

Bruno Gulotta. Marta Scomazzon è tra i feriti. Elke Vanbockrijck. Luca Russo. Julian Alessandro. Francisco Lopez Rodriguez.


BRUNO, MORTO PER SALVARE I DUE FIGLI: “ERA IL NOSTRO PUNTO DI RIFERIMENTO”  
La vacanza in Spagna con la famiglia, il dramma davanti ai bambini  
FRANCESCO MOSCATELLI  
INVIATO A LEGNANO (MILANO) 

«Ero a Bellaria e gli stavo mandando una foto del ristorante dove cenavamo spesso insieme quando sullo schermo del cellulare mi è comparso il suo numero. Ho risposto: “Telepatia”. Dall’altra parte però c’era Martina che con un filo di voce mi ha detto: “Bruno non c’è più”. Mi si è gelato il sangue». Jacopo Conte, ex socio di Bruno Gulotta, 35 anni, una delle vittime italiane dell’attentato di Barcellona, è rientrato nella notte a Legnano e alle 11 del mattino cerca di trattenere le lacrime e la rabbia davanti al civico 40 di viale Gorizia dove abitava il suo amico. «Martina mi ha telefonato più volte: è distrutta - racconta -. Stavano passeggiando quando hanno sentito delle urla. Bruno era al suo fianco e teneva per mano Alessandro, il loro bimbo di cinque anni; Martina aveva in braccio Aria, la piccolina, che ha appena compiuto un anno. È successo tutto in pochi istanti: è morto davanti a loro». 

L’appartamento della scala B in cui da paio di anni si era trasferita la giovane coppia, ha le tapparelle abbassate. La famiglia era partita lunedì per le vacanze. Prima tappa a Cannes, in Costa Azzurra, poi l’arrivo a Barcellona. L’ultima foto su Facebook Bruno l’ha postata dalle Ramblas, venti minuti prima di essere ucciso.  

Umberto Gulotta, il padre di Bruno, ha rilasciato una dichiarazione a Tv 2000: «Mia nuora è riuscita ad afferrare Alessandro e a tirarlo verso di sè ma purtroppo non è riuscita a fare lo stesso con mio figlio. Mi sento svuotato». Tutta Legnano, 60 mila abitanti a metà strada fra Milano e Varese, è sotto choc. Il sindaco Gianbattista Fratus, ha abbassato a mezz’asta le bandiere del municipio e ha proclamato il lutto cittadino. All’uscita della preghiera del venerdì Hamid Arifi, responsabile del centro islamico di via XX Settembre, si unisce al dolore della famiglia: «È una tragedia. Chiediamo anche noi alle autorità spagnole di individuare al più presto i colpevoli di questa barbarie».  

L’ufficio di Bruno è poche decine di metri più avanti, al civico 34 di via XX Settembre, all’interno di un incubatore di start-up. Ci andava in auto ogni mattina, dopo aver accompagnato il figlio a scuola. «Si era iscritto a Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano, ma poi aveva abbandonato gli studi e nel 2005 avevamo aperto insieme una società che faceva siti web - prosegue Jacopo -. Nel 2011, quando aveva scoperto che sarebbe diventato papà, aveva optato per qualcosa di più stabile».  

Da cinque anni lavorava come direttore vendite per l’edizione italiana di Tom’s Hardware, una rivista online di nuove tecnologie. I suoi colleghi sono stati tra i primi a dare la notizia della morte sull’home page del sito: «Il collega e amico Bruno Gulotta è stato travolto e ucciso da un infame terrorista nel cuore di Barcellona - scrive Roberto Buonanno, country manager Italia -. Bruno era un punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto. Era una persona generosa e di cuore».  

Nei corridoi dell’ufficio ci sono imballaggi scartati e abbandonati qua e là, pupazzetti di Star Wars e scatole del gioco di ruolo Dungeons & Dragons. La postazione di Bruno invece è perfetta. «Era preciso e ordinato, veramente affidabile», Valerio Porcu, suo vicino di scrivania, ricorda le chiacchierate davanti alla macchinetta del caffè a parlare dei fatti del giorno o delle vaccinazioni dei figli. «Non lo so con certezza, ma non dubito che possa aver fatto scudo ai bambini - aggiunge Manolo De Agostini, un altro collega -. Pensava sempre a loro e adesso tocca a noi aiutarli: abbiamo aperto una raccolta fondi online». 

“QUEL FURGONE BIANCO MI HA PORTATO VIA LUCA E IL SUO AMORE”  
Il racconto della fidanzata: “L’ho perso in un attimo”. I sogni spezzati dell’ingegnere di Bassano del Grappa  
MARIA CORBI  
ROMA 
La follia e il male hanno attaccato la libertà, spargendo morte sulla Rambla, inghiottendo vite come quella di Luca Russo, 25 anni, partito domenica scorsa da Bassano Del Grappa per una vacanza insieme alla fidanzata Marta Scomazzon, in un letto di ospedale con due fratture e il cuore spezzato. «Stavamo camminando assieme poi ci è venuto addosso il pulmino», racconta alla zia Lucia. «Io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c’era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via». Luca era l’amore della sua vita «Una storia nata un anno e mezzo fa», racconta zia Lucia.  

Chiara, la sorella di Luca, quando ha saputo dell’attentato in tv si è attaccata al telefono per sentire la sua voce. Poi è andata sui social a cercare conferme e aiuto. Un fosco presagio aveva invaso i suoi pensieri. Il ricordo a un anno fa, a Nizza quando scrisse su Facebook: «I terroristi, i kamikaze, ci ammazzano per intimidirci, piegarci e infine ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri, non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i sentimenti, i sogni». 

Oggi non è il momento della forza e dell’orgoglio per chi ha perso una persona cara. Il dolore sovrasta tutto, avvolge e non esiste cura, se non il tempo. Luca è nei pensieri, negli occhi di chi lo ama. Il padre è corso a Barcellona per riportarlo a casa. Gli amici su facebook lasciano messaggi. Un luogo dove Luca racconta una parte di se. Il suo amore per Marta, per i viaggi e per il Toro di cui era tifosissimo. La passione per la musica e i concerti: Tiziano Ferro, Emma Marrone, Marco Mengoni, Ligabue. Pezzi di vita e scorci di futuro oscurati dalla follia dei terroristi. Il legame con la famiglia, con gli amici ma anche con il suo cagnolino con cui guardava la sera i film in televisione.  

L’ultimo post è del il 15 giugno «Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. Ed in mezzo litighiamo per possedere qualcosa». Il 4 dicembre 2016, appena laureato, condivide la foto con la corona d’alloro e, orgoglioso, il suo voto di laurea in ingegneria: «108 motivi per essere felice. Grazie davvero a tutte le persone che mi hanno sostenuto in questi anni». E poi una citazione di Steve Jobs: «Adesso prontissimo per incominciare una nuova esperienza lavorativa. Siate affamati, siate folli». 

E lui era affamato. Aveva iniziato con grande slancio a lavorare alla Fral srl, un’azienda di Carmignano del Brenta, specializzata in deumidificatori. «Stavamo investendo su di lui, volevamo farlo crescere. È come se fosse morto un fratello, siamo sconvolti», dice Stefano Facchinello uno dei soci della Fral srl. «Luca era entrato in azienda da circa un anno, lavorava all’ufficio tecnico e seguiva gli schemi elettrici delle macchine di produzione. Era un ragazzo disponibile, preciso e puntuale, ci ha colpito per la razionalità e la determinazione».  

Luca - ricorda Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova, «si era laureato brillantemente, si era dato da fare, aveva già trovato un lavoro e questa doveva essere la fase propulsiva della sua vita. Incontrare l’odio cieco e insensato ed essere uccisi in questo modo è disumano.Nei prossimi giorni sentirò i colleghi per pensare ad un modo per ricordare questo giovane nel nostro ateneo». 

La storia terrena di Luca finisce qui, sul selciato della Rambla, spezzata dall’odio, ma la sua voce è ancora alta e urla prendendo in prestito una strofa di Ligabue: «Siccome là fuori è pieno di gente che vi dice che non c’è speranza, che non c’è futuro, voi sappiatelo che nel momento in cui pensate che non ci sia speranza e non ci sia futuro, allora la speranza smette di esistere, il futuro smette di esistere. Portate a far vedere le vostre facce, e diteglielo a quelli là, che il meglio deve ancora venire!» 

MARTA IN OSPEDALE  
Quattro italiani feriti: nessuno grave  
Tra gli oltre cento feriti di Barcellona ci sono anche tre italiani, forse quattro. In ospedale è rimasta solo Marta Scomazzon, la fidanzata di Luca Russo: non è grave, ha fratture a gomito e piede. L’altro nome che si conosce è quello di Gennaro Taliercio, operaio di 33 anni originario di Pozzuoli. 


FRANCISCO LOPEZ: IL DRAMMA DI UNA FAMIGLIA  
Zio e nipote morti insieme  
Due morti e due feriti nella stessa famiglia. Francisco Lopez Rodriguez giovedì pomeriggio passeggiava sulle Ramblas insieme alla moglie, alla figlia e al nipote ancora minorenne. Tutti e quattro sono stati travolti in pieno dal furgone impazzito: Francisco e il nipote non hanno avuto il tempo di spostarsi e sono stati investiti dall’attentatore. La moglie e la figlia sono riuscite ad allontanarsi all’ultimo momento e ora sono ricoverate in gravi condizioni. Francisco Lopez Rodriguez aveva 60 anni ed era originario di Granada: si era trasferito vicino a Barcellona negli anni Sessanta, ai tempi del boom delle miniere. 

JULIA MONACO: SCAMPATA A TRE ATTENTATI IN TRE MESI  
Prima Londra e Parigi, poi Barcellona. Julia Monaco, 26enne australiana, è scampata al suo terzo attentato terroristico in tre mesi. Giovedì si trovava in un centro commerciale nella zona delle Ramblas e ha vissuto, di nuovo, il panico. «I terroristi non l’avranno vinta». 

JULIAN ALESSANDRO, 7 ANNI, SI TROVA IN OSPEDALE  
Julian Alessandro, 7 anni, del quale non si avevano più notizie dal momento dell’attacco sulle Ramblas, è stato rintracciato: è ricoverato in un ospedale di Barcellona. 

JARED, L’AMERICANO SCOMPARSO TRA LA FOLLA  
Tra i dispersi di Barcellona c’è anche il 42enne americano Jared Tucker della California. Era in Spagna con la moglie Heidi Nunes per festeggiare il primo anniversario di nozze. Lei guardava una vetrina e appena ha sentito le grida si è nascosta in un chiosco di souvenir. Il marito però è sparito. 

ELKE, LA POSTINA APPASSIONATA DI CALCIO  
Elke Vanbockrijck faceva la postina in Belgio: mamma di due bambini e appassionata di calcio. Aveva 44 anni ed era arrivata Barcellona per passare qualche giorno col marito militare che fa servizio nella città catalana. Al momento dell’attacco, i due passeggiavano con i figli di 11 e 14 anni...

(La Stampa Mondo)


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