Donnarumma e Amrik, due ragazzi, due teste, due cuori...
Mentre Donnarumma giovane calciatore appena ingaggiato dal Milan per quasi 6 milioni di euro ha deciso di non prendere parte agli esami di maturità per la troppa tensione accumulata in questi giorni, giorni in cui nella sua mente l'agitazione non era certo per le prove dell'esame, ha preferito andare subito in vacanza ad Ibiza trasportato da un areo privato, un altro ragazzo Amrik dell'Istituto Manzoni di Suzzara, in provincia di Mantova ha concluso i suoi studi con una dissertazione emblematica: "Una testa per emozionare, un cuore per capire". Mentre Donnarumma saliva le scalette dell'areo, Amrik è entrato con la sua carrozzella davanti alla commissione d'esame insieme a due suoi compagni che gli hanno prestato la voce.
Sì, perché Amrik non parla se non attraverso un programma del computer che associa le parole alle immagini. E i suoi compagni hanno dato voce ad una voce che non può farsi sentire ma è più profonda di qualsiasi suono che si propaga nella vita di ciascuno di noi. I suoi compagni gli hanno prestato solo la voce, ma non le sue parole, le sue idee, la sua capacità di pensiero di logica di comprensione, di analisi. Amrik, dopo le Medie ha scelto una scuola importante, un Liceo Scientifico opzione scienze applicate, una scuola che fa paura a tutti per l'impegno e la dedizione in cui doversi impegnare. Ma Amrik, nonostante non possa parlare, non possa camminare, possa parlare solo attraverso dei segni e un computer, si è presentato al suo esame di maturità.
Sicuramente anche lui avrà avuto uno stress emotivo impegnativo, ma non solo per l'esame, non solo per dover affrontare una prova a cui solo la sua forza, la sua intelligenza, il suo amore, poteva affrontare, ma grato per quei 5 anni vissuti in una scuola che l'ha accolto, dove l'inclusione e l'integrazione non finiscono nell'averlo in classe, ma nell'interagire con lui, unire la didattica e la flessibilità, accompagnate dall'impareggiabile impegno delle sue insegnanti di sostegno Cecilia Pincella e Cristina Zorzella. Il loro lavoro ha dello straordinario: hanno trasformato la disabilità in momento di unione, di osmosi, di empatia, insegnanti di sostegno che hanno dimostrato di non essere docenti delegate in uno stanzino, ma hanno saputo compiere la loro professione. Docenti di sostegno di un'intera classe che non ha adottato Amrik, ma lo ha sempre considerato un compagno uguale a loro.
Un compagno che parlava loro con il computer. Non è così strano di questi tempi, dove i sentimenti, le relazioni, le speranze e tutto il nostro mondo viene registrato nei social, compresa la tensione di Donnarumma. I suoi compagni lo hanno accompagnato nell'aula, hanno fatto conoscere alla commissione il pensiero di Amrik, ma non sono supereroi, angeli o destinati alla beatitudine. Sono ragazzi che sono cresciuti insieme alla com-prensione, alla com-passione, alla comunione di intenti e di sogni. Il sogno che dovrebbe accomunare tutti disabili e non. L'amicizia, l'affiatamento, l'armonia, la sintonia e le affinità. Ma probabilmente Amrik deve essere un ragazzo che ha dato tanto che ha fatto sua la resilienza rendendo tutti migliori in quella Scuola dove si respira aria limpida e trasparente. Dicono che Amrik, quando è con gli amici si esprime a gesti, sguardi e sorrisi: è difficile da spiegare, ma lui si fa intendere e loro lo capiscono, loro riconoscono in lui non un disabile ma il coraggio di affrontare le avversità. La disabilità è un'arte. È un modo ingegnoso di vivere e Amrik ne è un esempio.
La stupidità non è considerata una disabilità, eppure parcheggia nel nostro mondo anche in doppia fila. Spero che Donnarumma ad Ibiza si rilassi, che il suo stress davanti a coppe di champagne e tramonti mozzafiato, lo facciano pensare, lo facciano diventare uomo. Perché solo uomini e donne che credono nella vita e non nel suo corollario, potranno salvarci dalla miseria della mediocrità. Amrik ha dimostrato di essere un uomo, insieme ai suoi compagni accompagnati dai loro insegnanti. Molte persone cercano solo di arrivare alla fine della giornata. Le persone non mediocri vivono la giornata imparando come deve essere la loro giornata.
Essere un mediocre non è una pena. La pena è accorgersene. Ma il peggio è che tante persone non se ne accorgono...
(Uffpost)
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