Insultano una madre che ha perso una figlia: la loro umanità è sepolta da tempo...
Oggi i profili facebook dei genitori di Tamara sono stati chiusi. In 48 ore si sono riversati sulle loro pagine frasi terribili.
Claudia Sarritzu
Anche in Occidente lapidiamo. Pietre su chi è già sottoterra. Giudichiamo tutti e tutto sui social. Anche una povera madre a cui una distrazione ha spezzato la vita cancellando quella della sua creatura.
Io non posso dire che a me non sarebbe capitato. Probabilmente mi capiterebbe. Sì. Perché la mia vita è una interminabile distrazione. Perché spesso passeggio per strada e mi scordo dove sto andando, entro in doccia e mi passo anche tre volte il sapone perché non mi ricordo se l'ho fatto, perché dimentico appuntamenti anche con persone che amo, perché faccio sempre le stesse strade anche quando quel giorno devo andare fuori città.
Bisogna fornirsi nelle auto di sistemi che prevengano queste tragedie, non fare i genitori perfetti su facebook quando capita agli altri.
Bisogna fornirsi nelle auto di sistemi che prevengano queste tragedie, non fare i genitori perfetti su facebook quando capita agli altri.
Due giorni fa una donna di 38 anni, Ilaria Naldini stava andando a lavoro, prima doveva portare la figlia all'asilo ma quel giorno il suo cervello, forse per lo stress, le ha fatto il più crudele degli scherzi: credeva di aver accompagnato la sua creatura come ogni santo giorno a scuola ma quel dannato giorno l'ha lasciata in auto, al sole, per sei ore d'ufficio con i finestrini chiusi. La piccolina che ha solo 16 mesi è morta in un parcheggio davanti al municipio dove lavora la madre. Non una donna pazza, strana, disagiata. Una qualunque. Una come noi, normale. La vita ha voluto spezzarla e noi chi siamo per giudicare un dolore simile. Più bruciante della semplice morte di un figlio.
Oggi i profili facebook dei genitori di Tamara sono stati chiusi. Da oggi non sono più accessibili né il profilo della mamma, Ilaria Naldini, indagata per omicidio colposo, né del padre, Adriano Rossi. In 48 ore, insieme a tanti messaggi di vicinanza, solidarietà e cordoglio, infatti, altrettanti messaggi si sono riversati sulle loro pagine con frasi offensive. Nonostante ciò, sui social si sono scatenati commenti che hanno preso di mira donne omonime della madre residente a Terranuova Bracciolini (Arezzo), in Valdarno, costrette a loro volta a protestare contro le offese ricevute.
Dove è finita l'umanità?
Cerco di immedesimarmi nel dolore di questa donna. Ma è impossibile. E penso a una cosa. In Sardegna a Desulo (un paese del Mandrolisai) quando una madre perdeva suo figlio non indossava il vestito nero come segno di lutto, quello era per la morte del marito. Lo indossava al contrario. Sì avete capito bene, al rovescio. Perché seppellire un figlio va contro l'ordine naturale delle cose. Per Ilaria Naldini non basterebbero neppure le cuciture in bella vista.
E' iniziato un ergastolo di dolore e senso di colpa che noi dovremmo solo attenuare con il silenzio o parole di conforto. E invece l'umanità da social infierisce su chi è già morto. Su chi da defunto è costretto ancora a respirare.
Se fossi credente pregherei per te Ilaria, ma siccome non lo sono posso dirti solo una cosa: la tua dimenticanza non ti rende un mostro. E' la vita che è spesso mostruosa e le persone che scagliano pietre senza avere pietà...
(Globalist)
Commenti
Si tratta di un black out del cervello che va in overload di informazione mentre sta facendo una serie di step, di azioni che vengono compiute in automatismo e che si fanno tutti i giorni allo stesso modo.
Il black out, durante il quale continui in automatico a guidare, parlare al telefono e pensare alle incombenze di cui devi ricordarti, ti fa saltare uno step, e purtroppo quando "va via la luce" ciò che viene oscurato non è la cosa meno importante, è a caso, così come uno sbalzo di corrente può colpire un televisore o il polmone d'acciaio che fa respirare un malato. Non sceglie.
Questo tipo di amnesia non dura 4 ore ma pochi minuti, però frammenta la realtà. Non è che il genitore tira dritto senza lasciare il bambino al nido, e poi per 4 ore si dimentica questo evento: il fatto di aver tirato dritto proprio non viene registrato dalla mente, per cui si "presume" di averlo lasciato al nido e, se si esce di corsa senza voltarsi, convinti che l'auto sia vuota, ecco che scatta la tragedia.
La convinzione di aver fatto l’azione mancata è assoluta. Come per il portafoglio o l’auto parcheggiata, la mente riempie i vuoti con falsi ricordi, inserendo nello spazio di back-out una sequenza identica avvenuta cento volte nei giorni precedenti.
Questa funzione “filler” della mente è sempre presente e il più delle volte è funzionale, perché ci aiuta a percepire continuità laddove c’è un inceppamento nel tessuto percettivo. E’ così che leggiamo un testo pieno di refusi senza vederli, o capiamo una telefonata anche se la voce va e viene, o vediamo un’immagine continua anche se abbiamo il parabrezza velato dalle gocce di pioggia. La mente cerca coerenza e, se non la trova, la ricostruisce.
E così si scopre l’errore magari 4 ore dopo, nella pausa pranzo. E a volte è troppo tardi. (Segue)
Un maggiore realismo e una maggiore umiltà potrebbero salvare vite… forse le vostre o quelle dei vostri figli. Pensare che invece può succedere anche a noi, è come pensare che una finestra aperta e una sedia messa vicino possono essere un pericolo mortale anche nelle migliori famiglie. Non si nasconde la testa sotto la sabbia, si mettono i fermi di sicurezza alle finestre, si allacciano le cinture, si coprono le prese elettriche.
Quello di cui si ha bisogno non è un meccanismo di negazione, recitare il mantra "a me non succede": si ha bisogno invece di sistemi sicuri per prevenire. Nel caso del bimbo nel seggiolino significa mettere, ad esempio, oggetti personali propri indispensabili (come borsa, cellulare ecc) vicino al bambino, in modo che uscendo dalla macchina devi per forza guardare in quella direzione.
Basterebbe poi rendere obbligatorio un sistema di allarme incorporato nella chiusura del seggiolino, che suona nel momento in cui a motore spento si chiude la macchina a inbragatura allacciata. Hanno appena modificato le norme dei seggiolini introducendo caratteristiche nuove di sicurezza, ma perché mai non hanno pensato anche a questa?.
Parlare di genitori “omicidi” o “negligenti” significa unirsi al coro di condanna che essi già sentono, e sentiranno ogni minuto della loro vita, nei loro cuori. E comunque, sì, anche gli assassini hanno diritto alla pietà, e no, basta con le mamme (e i papà) da cui si pretendono i miracoli mentre la società intorno a loro non dà il supporto minimo per permettere loro di fare, semplicemente, i genitori, mentre si caricano di un peso così gravoso da mandarli in tilt. E poi si punta anche il dito contro. Tutti leoni da tastiera! Piuttosto, che questi tragici eventi ci rendano umili, ci facciano fermare a guardare noi stessi: quanti di noi mettono il casco o la cintura o allacciano il seggiolino, per noi e i nostri figli, fosse anche per fare cento metri? E anche si fosse senza peccato, perché lanciare pietre? (A.S. psicologa)
assassino. E che ti ammazzerai per il senso di colpa.e chi si ricorderà il tuo nome non proverà in briciolo di dispiacere per te .Federica