Il Ramadan di sangue voluto da Isis...




Dopo Manchester, Filippine, Somalia, Indonesia ed Egitto. L’ISIS lancia l’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e i miscredenti all’inizio del mese sacro dei musulmani



Una successione che tutti temiamo non sia affatto finita. Uno rosario di pene e di atti mostruosi.
Prima i 22 morti nell’attentato di Manchester, poi gli attacchi nelle Filippine, in Somalia, Indonesia ed Egitto contro i cristiani copti.
L’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e contro i “miscredenti” lanciato dallo Stato Islamico alla vigilia del Ramadan, il mese sacro per i musulmani che quest’anno inizia col tramonti di oggi.
Sul fronte opposto, sempre per oggi, la vittoria nella battaglia per la liberazione di Mosul, che invece non arriva.
Appello alla guerra totale
Il messaggio audio attraverso i media e i canali social del network legato al Califfato, l’appello alla «guerra totale» contro l’occidente miscredente, ricalca gli inviti al martirio pronunciati in questo stesso periodo nel 2015 e nel 2016 -sempre vigilia del sacro Ramadan- dall’ex portavoce di ISIS Abu Mohammad al-Adnani, ucciso in un raid aereo in Siria nell’agosto scorso.
In quelle occasioni Al Adnani aveva definito il Ramadan il mese della «conquista e del Jihad», invitando tutti i ‘soldati del Califfo’ a compiere attentati nei luoghi in cui si trovavano piuttosto che andare a combattere in Siria e Iraq.
Allora come adesso il bersaglio privilegiato, i «civili, le loro case, i loro negozi, le loro strade, le loro piazza, poiché è questo il modo più efficace per ottenere una grande ricompensa nel corso del Ramadan».
Mindanao, Filippine
Accorato appello del vescovo di Marawi a Papa Francesco: «Prega per noi». Edwin della Pena, vescovo alla guida della piccola comunità cattolica di Marawi, nelle Filippine del Sud. Il suo vicario padre Teresito Soganub, e circa 15 fedeli tra suore e laici sono ostaggi dei terroristi del gruppo islamista “Maute” che cinque giorni fa, con un’azione bellica, ha preso la città di Marawi, nella parte occidentale dell’isola filippina di Mindanao.
Oltre 500 militanti hanno seminato terrore tra la popolazione, compiuto stragi e dato alle fiamme scuole e la cattedrale, mettendo a ferro e fuoco la città, abitata da circa 200mila abitanti in maggioranza musulmani. Il gruppo armato più vecchio con aspirazioni separatiste è il Moro National Liberation Front, a cui si riferisce la foto di copertina.
Gli altri Ramadan
Durante e immediatamente dopo il mese di Ramadan del 2016 (6 giugno-5luglio) ISIS ha colpito a Orlando negli Stati Uniti (49 morti), a Nizza in Francia (86 morti), a Dacca in Bangladesh (22 morti), a Istanbul in Turchia (41 morti) e a Baghdad in Iraq (323 uccisi), elenca puntigliosamente LookOutNews.
E ISIS, attraverso la sua rivista Al Naba contabilizza e rivendica l’uccisione di più di 500 persone.
A un anno di distanza da quei 500m morti, il Califfato ha perso buona parte dei territori conquistati dall’estate del 2014 in Siria, Iraq e Nord Africa, ma continua a rappresentare una minaccia globale attraverso le reti di affiliati operative e pronte a compiere attentati ovunque.
Somalia
Il 24 maggio lo Stato Islamico ha colpito anche in Somalia, nella regione semi-autonoma nord-orientale del Puntland. Cinque i morti in un’offensiva contro i militari a Bossasso, località portuale sul Golfo di Aden.
In quest’area -spiega LookOut- la figura di riferimento dello Stato Islamico è Abdulqadir Mumin, a capo di un’ala scissionista dei qaedisti di Al Shabaab, dall’agosto del 2016 inserito nella black list dei terroristi internazionali del Dipartimento di Stato americano.
Egitto
Notizia di ieri l’ennesimo massacro di cristiani copti in Egitto. A Minya, nel sud del Paese, un commando di dieci uomini armati ha attaccato un bus a bordo del quale viaggiava un gruppo di fedeli cristiani diretto al monastero di San Samuele il Confessore, a circa 250 km a sud de Il Cairo. Le vittime sono oltre 35.
L’azione porta la firma di Wilayat Sinai, filiale dello Stato Islamico in Egitto nota fino al novembre del 2014 come Ansar Beyt al-Maqdis. Negli ultimi anni il gruppo ha compiuto diversi attentati contro la comunità egiziana dei copti, dieci milioni di fedeli su una popolazione totale di 90 milioni.
Gli ultimi attacchi risalivano al 9 aprile scorso, la domenica delle Palme: due esplosioni distinte nella chiesa di Mar Girgis a Tanta (nord del Cairo, 27 morti) e nella cattedrale di San Marco ad Alessandria (18 morti) dove stava celebrando la messa il papa copto Tawadros II.
Perché il Ramadan
Amarnath Amarasingam, ricercatore senior dell’Institute for Strategic Dialogue di Londra: «Le ricompense nell’aldilà per gli attacchi compiuti durante il Ramadan sono viste dai sostenitori del Califfato come molto più grandi. Questo è il motivo che spiega l’aumento degli attentati durante questo mese».
È inevitabile pertanto aspettarsi nuovi spargimenti di sangue e nuove rivendicazioni dello Stato Islamico nelle prossime settimane, almeno fino a quando non termineranno le celebrazioni per il mese del Ramadan...

(RemoContro)

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