Francesco porta la rivoluzione pacifica in Egitto: niente auto blindata...




Tra pochi giorni la visita storica in un paese devastato da repressione, terrorismo e attacchi ai cristiani

                                                    Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar



Combattere il terrorismo con bombardamenti a tappeto facendo strage di civili non è servito a nulla. Solo a uccidere innocenti e rafforzare i terroristi.
Ora c'è una persona che sfida (anche se il termine sfida è improprio) il terrorismo con la pace. Con atti concreti e atti simbolici: durante il suo viaggio in Egitto di venerdì e sabato prossimi «papa Francesco userà per gli spostamenti un'automobile chiusa, ma non blindata. Così ha voluto». Lo ha spiegato il direttore della Sala stampa vaticana, Greg Burke, che ha detto che la Santa Sede non vive con "preoccupazione" l'aspetto della sicurezza in questo viaggio.
«Viviamo in un mondo dove questo elemento fa parte della vita - ha osservato -, però andiamo avanti serenamente, come è nella volontà del Santo Padre».
«La sicurezza è un problema anche qui, come lo è anche in Inghilterra, in Francia o negli Stati Uniti - ha sottolineato il portavoce vaticano -. Però il Papa, anche dopo gli ultimi attentati in Egitto, ha confermato la volontà di andare avanti, anche come segno di vicinanza. Non siamo preoccupati». E a proposito delle garanzie offerte dalle forze di sicurezza del posto, Burke ha ribadito ancora: «Noi non siamo preoccupati, e la loro volontà è di far sì che le cose vadano bene».
In tema di terrorismo, poi, al termine del primo giorno del viaggio, visitando nel Patriarcato copto-ortodosso il patriarca Tawadros II, Francesco ricorderà le vittime degli attacchi e i cristiani uccisi in questi anni, e lo farà proprio in un luogo recentemente colpito da un attentato. Dopo l'incontro privato e lo scambio dei doni, i due leader religiosi andranno infatti nella vicina chiesa di San Pietro e Paolo, bersaglio lo scorso 11 dicembre di un attentato terroristico, per una preghiera ecumenica per le vittime e per i cristiani uccisi. Fuori dalla chiesa, attigua alla cattedrale copta di San Marco, nel quartiere Al Abasiya, verranno posti dei fiori e si pregherà per le vittime dell'esplosione del dicembre scorso, rivendicata dall'Isis, che fece decine di morti tra cui numerosi bambini.
Questo 18/o viaggio all'estero di Bergoglio (l'Egitto sarà il 27/o Paese da lui visitato), avrà tre dimensioni: pastorale, per l'incontro con la piccola comunità copto-cattolica; ecumenica, per l'incontro con la Chiesa copto-ortodossa; interreligiosa, per l'incontro col mondo musulmano nell'università di Al-Azhar.
I momenti cruciali saranno, venerdì 28, oltre alla visita di cortesia al presidente Al-Sisi, l'incontro col grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, e l'intervento del Papa alla Conferenza internazionale di pace organizzata dalla massima istituzione dell'Islam sunnita (vi sarà anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo); l'incontro con le autorità; quindi la visita a Tawadros II. Sabato 29, la messa per la comunità cattolica nell'Air Defense Stadium, poi l'incontro col clero nel Seminario patriarcale. Sia nello stadio che al seminario, il Papa saluterà i presenti da bordo di una piccola auto elettrica.
Da parte del Vaticano non c'è particolare "preoccupazione" neanche per il fatto che il Papa possa essere strumentalizzato per il suo incontro con Al-Sisi, dubbio sollevato da chi critica il mancato rispetto dei diritti umani in Egitto. E non si sa se nel colloquio col presidente egiziano Francesco farà riferimenti all'omicidio di Giulio Regeni, così come chiestogli dalla famiglia in un appello. «E' una questione tra due Stati - ha detto Burke -. Il Papa è consapevole della cosa, ha pregato per Regeni, partecipa al dolore della famiglia». Inoltre la Santa Sede, «quando può, viene incontro a richieste per motivi umanitari: però lavora in modo discreto, nella massima discrezione, è successo molte volte. Se agisce, agisce in modo discreto. Ed efficace»...

(Globalist)

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