Marion, la clown senza frontiere che porta una risata ai bambini rifugiati...




Direttrice di un teatro di Brighton, la 35enne fa parte della sezione britannica di Clown without borders. Quando ha avuto la possibilità di andare in Grecia, a Idomeni, non ha esitato.

                                                          Marion Rose Duggan, il clown dei rifugiati



Marion Rose Duggan ha 35 anni e dirige un teatro di Brighton (Regno Unito). Alcuni anni fa ha seguito un corso per diventare clown e ha incontrato Samantha Holdsworth, direttrice e fondatrice della sezione britannica di Clowns without borders (Clown senza frontiere), associazione il cui obiettivo è dare un po’ di tregua ai bambini che vivono situazioni di crisi e difficoltà attraverso le risate – e ha iniziato a viaggiare e a esibirsi con il gruppo in India e Zimbabwe. Quando nel 2015 la crisi dei rifugiati in Europa ha cominciato a dominare i notiziari, Duggan ha pensato a cosa avrebbe potuto fare, a parte condividere post su Facebook. E quando si è presentata un’opportunità, l’ha colta al volo. “Ho letto tantissime notizie sui social media sulla crisi dei rifugiati e mi sentivo impotente – racconta – Poi Samantha Holdsworth mi ha parlato della possibilità di portare i clown in Grecia per esibirci per i rifugiati. E non ho esitato”. Lo scorso aprile i Clown senza frontiere sono andati a Idomeni, uno dei campi profughi al confine con la Macedonia. “Lo spettacolo è stato un momento di tregua dal caos in cui quelle persone vivevano”.

A Idomeni, campo profughi greco dove, fino al 24 maggio 2016, erano accampati migliaia di migranti in attesa di proseguire il viaggio verso l’Europa (il campo è stato sgomberato e i migranti sono stati spostati in altre zone) i Clowns senza frontiere si sono esibiti nel centro culturale. “Erano stati appesi cartelli per avvisare che saremmo arrivati e i bambini ci stavano aspettando così quando siamo saliti sul palco, loro hanno iniziato a picchiare le mani e noi a fare l’inchino. Loro applaudivano e noi ci inchinavamo. Siamo andati avanti così – racconta Marion – I clown sono innocenti, guardano negli occhi le persone e comunicano con loro, con i gesti e i rumori e le espressioni. In qualche modo, è magico”. Marion si considera una ‘testimone’ di quanto sta avvenendo e continua a raccontarlo alle persone: la sua è una delle storie raccolte dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati che fa parte della serie dedicata alle persone che nel Regno Unito danno ai rifugiati un #GreatBritishWelcome (Grande benvenuto britannico). “I media non lo fanno, almeno non dicono quello che ho visto io – dice – La crisi è una cosa enorme, nessuno di noi ha vissuto qualcosa di simile nella sua vita. Credo che in parte sia per questo che ho scelto di partire volontaria: vorrei avere dei figli prima o poi e voglio essere in grado di guardarli negli occhi e dire loro che ho fatto qualcosa per quei bambini”.

La missione dei Clowns without borders è offrire gioia e divertimento per alleviare le sofferenze di tutte le persone, e in particolare dei bambini, che vivono in aree di crisi, compresi campi profughi, zone di conflitto e territori in situazione di emergenza. Basata in Spagna, l’organizzazione ha 14 sezioni in tutto il mondo: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Spagna, Svezia, Sudafrica, Regno Unito, Stati Uniti. “Vogliamo farli ridere, vogliamo  che siano i nostri bambini, anche se solo per un’ora o due. Lavoriamo su quel livello, siamo innocenti, proprio come loro”. (lp)

(Globalist)


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