Un’altra storia pazzesca dall’#Afghanistan...




Dopo quelle dell'unico maiale del paese e del vicepresidente che ha rapito un suo avversario a una partita di lancio della capra: in questa c'entra un abilissimo truffatore

(Zmarai, nell'unica sua foto disponibile su internet, è quello vestito di bianco. La foto, senza data, è di Rohullah Yousufi)

A metà novembre il Washington Post ha raccontato la storia dell’unico maiale dell’Afghanistan, mentre a fine novembre molti giornali internazionali hanno parlato della strana storia del vicepresidente dell’Afghanistan che si è presentato a una partita di lancio della capra e ha picchiato e fatto portare via un suo rivale. Entrambe sono storie strambe che potrebbero far sorridere, ma che al contempo raccontano qualcosa sulla complicata situazione dell’Afghanistan. È ugualmente bizzarra e significativa una nuova storia che arriva dall’Afghanistan, raccontata ieri sul New York Times nell’articolo “L’importante funzionario del governo afghano (che non lo era)“.
Il protagonista di questa storia è Sardar Zmarai, un uomo «robusto e con un immenso orologio da polso», che ha poco meno di trent’anni e che a seconda dell’interlocutore sosteneva di essere un principe, un senatore, o un alto funzionario governativo molto vicino al presidente afghano Ashraf Ghani. In realtà è il figlio di un commerciante di grano che per più di un decennio è riuscito ad arricchirsi fingendosi una persona che non era. Ora è stato arrestato e si sono capite un po’ di cose sulla sua storia (anche se ci sono ancora pochissimi riferimenti temporali).
In base a quanto detto da ufficiali governativi e suoi parenti contattati dal New York Times, sembra che Zmarai sia originario del distretto di Khan Abad, nella provincia di Kunduz, nel nord-est del paese, vicino al confine con il Tagikistan. Alcuni suoi fratelli vivono ancora in quella zona e lavorano come sarti o meccanici. Alcune persone che lo conoscono – e che hanno però scelto di restare anonime – hanno detto al New York Times che iniziò a compiere le sue elaborate truffe all’inizio degli anni Duemila, quando si finse un ispettore governativo mandato a controllare lo stato di vari tipi di lavori a Khan Abad – nel nord-est del paese – e chiedendo tangenti.
All’inizio della sua carriera da impostore Zmarai non doveva però essere particolarmente bravo: fu arrestato due volte, anche se poi fu rilasciato. Non è ben chiaro quando, ma per un periodo Zmarai si finse anche senatore, e lo fece nell’area di Khan Abad. A chi chiedesse ai suoi familiari come avesse fatto a diventare senatore visto che non si era mai candidato per diventarlo, loro rispondevano – mentendo – che alcuni senatori erano nominati dal governo centrale. Zmarai evidentemente si impratichì e, forse anche per non dover più rispondere a imbarazzanti domande dei conoscenti, si spostò a Kunduz, 30 chilometri più a ovest. Khan Abad ha circa 70mila abitanti; Kunduz è la capitale della provincia in cui si trova e ne ha un po’ meno di 300mila: è più difficile farsi riconoscere e, soprattutto, girano più soldi.
Il New York Times ha scritto che una volta arrivato a Kunduz Zmarai aprì – «a due passi dal direttorato d’intelligence della provincia di Kunduz» – un ufficio in cui riceveva persone dicendo di essere un intermediario per conto di una vicina base della NATO. Anche in questo caso sfruttava quindi la possibilità di essere corrotto in cambio di favori che poi non era nella condizione di fare. Ahmad Fahim Qarluq – un attivista per i diritti civili che vive a Kunduz – ha detto che un giorno Zmarai accompagnò un alto funzionario dell’esercito afghano su un’importante strada dell’area, dicendo che aveva ottenuto una specie di appalto per rifarne l’asfalto e che voleva che quel funzionario diventasse suo socio nell’affare. Il funzionario accettò. Zmarai gli chiese 700 dollari per far partire le procedure: li prese e sparì.
A un certo punto Zmarai mise in piedi una specie di servizio che affittava automobili alle organizzazioni non governative o alle società straniere che ne avessero avuto bisogno. Le auto però non erano sue, ma di gente che gliele procurava, non si sa in cambio di cosa. Uno di quelli che gli diede la sua auto ha spiegato al New York Times: «Davanti al suo ufficio era pieno di auto e si faceva fatica a prendere un appuntamento per parlagli. Dopo tre mesi è sparito, portandosi via le auto». Più di recente Zmarai si è spostato un po’ più a ovest – a Mazar-i-Sharif, un città di circa 300mila abitanti – e successivamente un po’ più a sud, nella regione del Panjshir, dove ha detto di essere un consigliere del presidente.
Il New York Times ha scritto però che l’identità fasulla preferita da Zmarai era quella di un principe. Un paio di anni fa per esempio è andato nella provincia di Helmand, nel sud del paese, e si è fatto ospitare in un alloggio offerto dal governo locale; poi è andato a Nangahar, nell’est dell’Afghanistan, dove ha fatto finta di vendere delle terre che sosteneva appartenessero a un suo antenato, il fantomatico principe Daoud. Ovviamente non era vero. L’acquirente delle terre era Abdul Wahid Taqat, che ora è in pensione e in passato era stato un militare: «Gli ho dato 10mila dollari e quando mi sono informato meglio ho scoperto che quelle terre non erano sue», ha raccontato al New York Times.
Prima di essere arrestato, Zmarai è tornato nel nord dell’Afghanistan, dove ha detto di dover assegnare importanti riconoscimenti da parte del presidente Ghani: un po’ come le medaglie al merito, anche se meno importanti. Lì Zmarai si è fatto portare in giro con un elicottero di proprietà del governo e si è fatto fotografare con alcuni importanti politici dell’area. Zmarai ha però probabilmente esagerato: quando dopo quel viaggio nel nord del paese è tornato a Mazar-i-Sharif, la polizia lo aspettava per arrestarlo. Non si sa quando sia avvenuto materialmente l’arresto, ma Zmarai ora si trova in custodia presso un ufficio della NDS, l’agenzia di intelligence dell’Afghanistan. Dopo l’arresto di Zmarai, il generale Noor Habib Gulbahari – uno di quelli che ha ricevuto la falsa onoreficenza – ha detto: «Non gli abbiamo chiesto nessun documentò d’identità perché l’abbiamo visto arrivare con alcuni militari e un elicottero dell’esercito».
Nemmeno l’arresto di Zmarai è stato noioso. Dopo essersi accorto che la polizia stava per arrestarlo, Zmarai ha provato a scappare: qualcuno dice che è saltato dall’elicottero su cui si trovava, poco prima dell’atterraggio; qualcun altro dice che ha provato a scappare saltando dal terzo piano dell’aeroporto, non si capisce bene dove. Alla fine, comunque, l’hanno arrestato...
(Il Post)

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