Suicida per i bulli a scuola, il diario di Emilie pubblicato dai genitori: "Gli altri volevano togliermi ogni gioia"...
Le umiliazioni, gli insulti, le grida, il dolore: è una vita complicata quella di chi è vittima di bullismo, una vita piena di tutto ciò che nessuno vorrebbe mai vivere. Una vita, tuttavia, che spesso passa sotto silenzio, poiché chi è stato vittima dei bulli non vuole e non può parlare di quanto accaduto. Per vergogna, per paura. Ma a volte questo impenetrabile muro di gomma viene trafitto e qualcuno decide di denunciare, di raccontare. È il caso dei genitori della piccola Émilie.
Aveva 17 anni quando si è tolta la vita, distrutta interiormente dalle vessazioni dei compagni di scuola. Era lo scorso gennaio e i genitori, oltre a piangere la morte della figlia, hanno deciso di reagire, di far venire allo scoperto la sua storia, di portare alla luce il suo dolore.
Il giornale francese La Voix du Nord ha infatti recentemente pubblicato il diario di Émilie, dove la ragazza ha trascritto gli episodi di bullismo di cui è stata vittima a Lille, la cittadina dove viveva. La sua scuola si chiamava Notre-Dame de la Paix, ma lei la pace l'ha persa tra i banchi.
"Le toilette sono il solo angolo di questa maledetta scuola dove sono sicura di stare tranquilla. Riuscire a risparmiarmi un quarto d'ora di supplizio rende la mia giornata meno insopportabile. Purtroppo, questo momento di pace dura sempre troppo poco".
Amava gli animali e voleva diventare veterinaria, ma la depressione l'aveva portata a pesare solo 42 chili. Neanche la terapia di psicanalisi l'ha aiutata ad uscire dal tunnel di dolore in cui si trovava. E alla fine, nel dicembre 2015, si è gettata dalla finestra di casa sua, spegnendosi il mese successivo.
Émilie veniva insultata dai suoi compagni di scuola per il suo modo di vestire, ritenuto non abbastanza cool.
"Mi sentivo addosso gli sguardi degli altri. Vedevo i loro sorrisetti quando mi fissavano, sentivo che guardavano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto. Ho sentito qualcuna chiamarmi 'barbona'. Dieci metri di cortile, 156 gradini e un corridoio ci separavano dalla classe. Questo per me era come il percorso del combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime. Ancora e ancora. Durante questi minuti infiniti".
"'Bisognerebbe inventare una categoria solo per lei. La tipa che non sa né vestirsi né pettinarsi, per esempio', ridacchia una ragazza. 'No, piuttosto quella che non ha capito quello che sta usando l'armadio di sua nonna - esclama la sua vicina. Pensi che sappia dell'esistenza degli specchi?' 'Ma certo che no, altrimenti sarebbe già morta di vergogna?', le risponde la prima".
Nel suo diario, Émilie spiega che gli insegnanti non comprendevano il suo disagio e le vessazioni che subiva, nonostante spesso venisse offesa durante le lezioni. Ma neanche i genitori inizialmente sapevano, perché lei si vergognava: "Non voglio che i miei genitori pensino di aver messo al mondo una m***a". Eppure, la 17enne francese ne ha dovute subire tante.
"Un ragazzo mi spinge, cado a terra davanti a tutti. Vedendoli ridere non sono riuscita a trattenere le lacrime. Rialzandomi a fatica ho sentito qualcuno gridare: 'Vuoi un fazzoletto?'. Attraverso il velo di lacrime ho visto che mi lasciavano dei fazzolettini usati. Ho sentito qualcosa finire sui miei capelli. Toccandoli alla ricerca di una pallina di carta o di una penna ho sentito un chewing gum, incollato a una ciocca. Nella toilette, due ore dopo, ho cercato di toglierla ma non ci sono riuscita. Ho dovuto tagliarmi la ciocca. Potevano prendermi in giro quanto volevano, sarebbe stato comunque meglio che girare con un chewing gum in testa".
I genitori non ha visto, non hanno potuto aiutarla. Ma con la pubblicazione del suo diario hanno riscattato Émilie, nella speranza di contribuire alla prevenzione dal bullismo...
(L'Huffington Post)
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