Quanto è grande l’inferno?...




Memoria, tre anni fa la Somalia rimossa. Dove il confine tra il vivere ed il morire è talmente labile da far diventare una speranza di futuro la follia di traversare l’Acheronte del canale di Sicilia.
M’è capitato per mestiere di frequentare anche atrocità. Le guerre non producono mai opere di bene. Ne ho viste di cotte e di crude ed alcune delle cose che m’è toccato vedere erano talmente orrende che ho cercato di rimuoverle dalla memoria. Anche se a volte riaffiorano, come quei corpi abbandonati tra le onde della speranza, di fronte all’isola dei Conigli, a Lampedusa. E la domanda che si forma dentro, insistente, cruciale, dolorosa è «ma quanto può essere grande l’inferno?».

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«Ma quanto può essere grande l’inferno?».
Grande almeno quanto la Somalia e profondo quanto lo è il Mediterraneo tra la costa africana e le sponde dell’Europa della presunta abbondanza. Forse l’inferno è persino più grande della Somalia e forse comprende anche un pezzo di Eritrea. Forse raccoglie un po’ tutte le terre infelici del pianeta dove il confine tra il vivere ed il morire è talmente labile da far diventare una speranza di futuro la follia di certe traversate. L’Acheronte di Dante che separava il mondo dei vivi da quello del morti.
E ora immaginiamo un Paese in cui lo Stato non esiste, in cui non ci sono regole, garanzie, diritti. Immaginiamo un Paese in cui tutti possono farsi giustizia da soli. Questa è la Somalia, il posto più pericoloso al mondo per tentare di vivere. Più di vent’anni di guerra civile hanno lasciato in eredità distruzione, paura, carestie. Nel 1949 l’indipendenza dalla Gran Bretagna, nel 1969 il colpo di Stato del generale Siad Barre. Nel 1991 inizia una spietata guerra fra clan rivali per il controllo del Paese.
L’Onu invia in Somalia un suo contingente armato -italiani compresi- per riportare la pace, ma i signori della guerra costringono alla fuga i caschi blu e i marines americani. Nel 2006, dopo 16 anni di guerra, le Corti islamiche prendono il potere a Mogadiscio e nel sud della Somalia. Nel dicembre dello stesso anno, l’Etiopia, sostenuta dagli Stati Uniti, interviene per aiutare il governo provvisorio somalo. Poi la situazione precipita: nel 2008 il numero di profughi supera i 2 milioni.
Le Corti islamiche vengono sconfitte ma, nel 2009, nasce l’organizzazione terroristica Al-Shabaab, filiazione locale di Al Qaeda che prende il controllo di molte aree della Somalia centro-meridionale ai confini col Kenya. Il massacro al centro commerciale di Nairobi dei giorni scorsi è quella guerra. Il 14 agosto 2014 anche Medici Senza Frontiere ha abbandonato la Somalia. “Rischi di sicurezza mai così alti al mondo”, spiega Msf che quell’aano stava curando 2000 persone al giorno.
Ora è guerra, o è siccità e carestia. 1.250.000 bambini solo nella Somalia del sud hanno urgente bisogno di interventi di emergenza e 640.000 sono affetti da malnutrizione. Dodici milioni di abitanti dell’Africa orientale hanno necessità di sostegno alimentare. Più di 1.500 persone affamate arrivano ogni giorno in Kenia. Oppure, visto che l’Inferno ha tante forme, per i più forti il sogno della traversata sulla barca di Caronte. Per perdersi spesso nei gironi profondi del canale di Sicilia...

(RemoContro)

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