Corea del Nord, dove si muore di fame...




E per le violenze di un regime carcerario senza processi e senza giudizi.

                              Grace Jo, una venticinquenne fuggita dalla Corea del nord e Jung Gwang



Difficile fare un bilancio di quanti morti abbia fatto il lungo regime nord coreano che la notte scorsa ha voluto lanciare al mondo una nuova minaccia. Morti per fame e per le violenze di un regime carcerario senza processi e senza giudizi. Parlano le testimonianze, terribili, che la comunità internazionale sta raccogliendo. "Stavo morendo di fame. Mia nonna era disperata, perché non sapeva come aiutarmi. Sotto una pietra nella campagna davanti a casa trovò 6 topi, li bollì, e me li diede da mangiare. Così mi salvai".È il racconto di Grace Jo, una venticinquenne fuggita dalla Corea del nord  che vive e studia oggi negli Stati Uniti. La sua storia, raccontata in un documentario è diventato un atto d’accusa contro il dittatore Kim jog un. La ragazza è stata ascoltata come testimone, assieme ad alcuni suoi connazionali  dal Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Jung Gwang Il invece aveva prestato servizio nell’esercito per un decennio, e nel Partito, prima di diventare un imprenditore. Era stato arrestato per il reato di aver concluso affari direttamente con la Corea del Sud. Per spingerlo a confessare, lo avevano sottoposto alla “tortura del piccione”. "Ti legano le mani dietro la schiena, e ti sollevano in modo che tu non possa né sedere, né stare in piedi toccando il pavimento". Dopo giorni di tortura Jung aveva confessato, ed era stato condannato alla prigione nel campo di lavoro Kwan-li-so numero 15, noto anche come Yoduk. "Eravamo costretti a lavorare dalle 4 del mattino fino alle 8 di sera". Jung ha visto morire di stenti almeno 26 compagni di detenzione, nell’arco di tre anni. Poi è riuscito a scappare in Corea del Sud e salvarsi...

(Globalist)


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