Rio, dietro le Olimpiadi la grande crisi...




Presidenza vacante, politica corrotta, disoccupazione record, violenza e persino allarmi sanitari. Il Brasile sprofonda nel caos e l'Olimpiade finisce nel mirino. 



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Le Olimpiadi 2016 in Brasile, dal 6 al 21 agosto, si sono aperte con una bandiera a mezz'asta.
Sono svariati i problemi che affliggono la grande (e malata) economia emergente d'Oltreoceano, così attraente per gli europei: dietro il miraggio abbacinante di Copacabana e delle lunghe spiaggie di Rio si allargano la crisi economica e politica, criminalità e corruzione, proteste sociali e allarmi sanitari.
PROTESTE DAL 2014. L'organizzazione dei Giochi  ha amplificato le questioni già esplose per i Mondiali di calcio del 2014: ora gli atleti stanno criticando le condizioni degli alloggi del Villaggio Olimpico, mentre le immagini dei maxi cantieri iniziati e mai finiti fanno il giro del mondo.
La popolazione, come due anni fa di fronte agli stadi, organizza picchetti e manifestazioni di protesta per gli sperperi e la povertà. Ma se allora c'era un bersaglio con cui prendersela, oggi la poltrona della presidente Dilma Rousseff è vacante.

1) Un Paese senza presidente: l'impeachment a Rousseff

  • Le proteste popolari contro gli sperperi per i Giochi olimpici (Getty).
In carica dal 2011, la delfina di Lula è stata infatti sospesa temporaneamente dall'incarico dopo che la Camera bassa e il Senato ne hanno votato l'impeachment durante il processo in corso, a suo carico, con l'accusa di aver truccato i bilanci pubblici nel corso della sua campagna della rielezione nel 2014.
PER ROUSSEFF É GOLPE. Come altri capi di Stato e di governo brasiliani, Rousseff non avrebbe voluto far sapere ai cittadini le reali dimensioni del deficit. Per la leader del Partito dei lavoratori, la decisione costituisce «un golpe». Ma alla vigilia dell'apertura delle Olimpiadi, la Commissione ad hoc del Senato ha votato a favore della rimozione della presidente per «gravi reati che attentano alla Costituzione».

2) Inchieste e scandali travolgono destra e sinistra

Dalla primavera il Brasile è nella mani del vice di Rousseff, Michel Temer, che per Costituzione dovrebbe governare fino al 2018 ma che in autunno, a processo e votazioni parlamentari conclusi, potrebbe lasciare il posto al presidente eletto dalle probabili elezioni anticipate.
Il 90% dei brasiliani ha dichiarato di non volere Temer al comando, centrista dei popolari del Movimento democratico.
OPPOSIZIONE SOTTO INCHIESTA. Ma anche il leader della sinistra moderata Aécio Neves, sconfitto da Rousseff nel 2014 e suo principale oppositore, è stato indagato per corruzione nella maxi inchiesta per l'affaire su tangenti e grandi compagnie di Stato Petrobras, che ha coinvolto tre ministri Rousseff e mezzo Partito dei lavoratori, incluso lo stesso ex presidente Lula.
C'è grande confusione in Brasile, l'inchiesta di falso in bilancio è tra i fascicoli più piccoli e la gente chiede piazza pulita.

3) Recessione economica: record negativo di Pil dal 1990

  • La presidente sospesa del Brasile Dilma Rousseff (Getty).
     
Il partito bolivariano di Lula è ai minimi storici di gradimento, ma anche tutte le altre maggiori formazioni politiche sono infangate dalle accuse dei giudici e al vuoto politico si è aggiunta la recessione.
A fronte di una crescita economica che fino al 2010 ha raggiunto il 7,5% annuo, nel 2015 il Pil (Prodotto interno lordo) brasiliano è crollato del 3,8%, il peggior dato dal 1990. Il comparto industriale e minerario sono in calo di oltre il 6%, l'inflazione e la disoccupazione superano il 10%.
10 MILIONI DI DISOCCUPATI. In Brasile si contano più di 10 milioni di senza lavoro e le previsioni per il 2016 sono altrettanto negative: l'economia nazionale si è ingolfata per la contrazione globale dei mercati, ma anche dagli sperperi e dai malaffari interni degli anni delle vacche grasse.
Diversi impianti sportivi e i media center del Villaggio olimpico sono ancora in costruzione: le ditte a corto di liquidità licenziano i dipendenti, gli stadi faraonici dei Mondiali sono diventati cattedrali nel deserto.

 4) Rio capitale delle violenze: tra proteste, criminalità, disagio sociale  

I tagli delle politiche di risparmio e l'aumento della povertà hanno riacutizzato il disagio e la marginalità sociale che erano stati stemperati dalle campagne educative e di sussidi dei primi governi Lula.
Nelle favelas delle strade e delle baracche brasiliane, spianate via dalle ruspe dei cantieri per i grandi eventi sportivi, dilagano omicidi, aggressioni sessuali, rapine a mano armata e microcriminalità.
DROGA E ARMI. Rio è stata definita la capitale della violenza, nelle megalopoli si compiono centinaia di reati al giorno, i traffici illeciti proliferano nei quartieri in mano ai cartelli delle armi e della droga.
Il Brasile può essere considerato tra i Paesi più pericolosi al mondo, l'aumento di forze dell'ordine schierate sul territorio non ha risolto piaghe così radicali mentre, dal 2013, nelle strade e nelle piazze sono riesplose le proteste di massa e disordini.
    

5 ) Batteri nelle acque e virus Zika: i rischi per la salute

       

  • Lacrimogeni alle proteste per l'inaugurazione delle Olimpiadi (Getty).
     
Ad aggravare il quadro c'è poi la macchia di essere il focolaio del virus Zika, che dal Brasile si è diffuso in tutto il Sud America.
Non è ancora chiaro come, tra il 2013 e il 2014, sia arrivato nel Paese, ma il governo stima che da allora circa 1,5 milioni di brasiliani ne siano stati contagiati: il virus provoca febbrei, non è quasi mai mortale per gli adulti.
INQUINAMENTO E RIFIUTI. Ma nei feti delle donne incinte colpite da Zika possono nascere delle malformazioni del cranio: circa 1000 quelle appurate, che causano problemi motori e cognitivi, e altri 4 mila casi sono sotto investigazione.
Ce n'è insomma abbastanza per preoccupare i tifosi, e anche gli atleti nuotatori dalle Olimpiadi: nella baia di Guanabara di Rio, inquinata da tonnellate di scarichi di rifiuti, i test sulle acque hanno rinvenuto altissime concentrazioni di virus e batteri. 

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