Francia e divieto del burkini. Anche questa è lotta al terrorismo?...




Il sindaco di Cannes, David Lisnard, ha emesso un'ordinanza che vieta l'uso del burkini nelle spiagge cittadine perché si tratta di «un indumento da spiaggia che ostenta un'appartenenza religiosa nel momento in cui la Francia e i luoghi di culto religiosi sono presi di mira da attacchi terroristici; quindi (il burkini) può creare dei problemi all'ordine pubblico (rassemblamenti, scontri...) che è necessario evitare e prevenire». 


di Francesca Barca 
Il sindaco di Cannes, David Lisnard (Les Républicains, ex UMP, il partito di Sarkozy), ha emesso un'ordinanza che vieta l'uso del burkini nelle spiagge cittadine. 
La decisione, presa lo scorso 28 luglio, è stata "pubblicizzata" dai media solo recentemente perché la stampa locale ha riportato l'informazione e le polemiche che ne sono seguite. Intanto: il burkini, cos'è? Si tratta di una tenuta speciale per le donne di osservanza religiosa musulmana che copre interamente il corpo (ad eccezzione del volto) e che, allo stesso tempo, che permette di nuotare. Si tratta, detto per inciso, di un capo di abbigliamento inventato da una stilista: non è un dettato islamico, non lo ha disegnato Maometto e non è una regola religiosa che ogni musulmana deve seguire. Si tratta di un costume da bagno che alcune persone scelgono di usare, come il bikini. 
Detto questo: cos'è successo a Cannes? Il sindaco ha emesso, appunto, un'ordinanza che vieta questo costume da bagno perché si tratta di «un indumento da spiaggia che ostenta un'appartenenza religiosa nel momento in cui la Francia e i luoghi di culto religiosi sono presi di mira da attacchi terroristici: quindi (l'indumento in questione, ndr) può creare dei problemi all'ordine pubblico (rassemblamenti, scontri...) che è necessario evitare e prevenire»
Il divieto è solo temporaneo: durerà fino al 31 agosto 2016. 
Quindi, direte voi, una suora non può farsi una passeggiata in spiaggia? Un ebreo ortodosso non può farsi una nuotata con la sua kippa?
Eh, no, non si tratta qui, nel caso di Nizza, di un richiamo alla legge sulla laicità francese che vieta i segni religiosi nei luoghi "pubblici" intesi non come spazio pubblico, ma come spazio dello Stato (uffici, scuole, ecc..). L'ordinanza è da questo punto di vista molto chiara nel suo delirio: «Non si tratta di vietare l'uso di segni religiosi in spiaggia (...) ma solo gli abiti o le tenute "ostentate" che fanno riferimento ad una fedeltà a movimenti terroristici che ci fanno la guerra», ha spiegato Thierry Migoule, direttore dei servizi della cittò di Cannes. Si ribadisce quindi il principio secondo il quale, per proprietà transitiva, il costume da bagno fa il terrorista. 
Il riferimento alla laicità, ciononostatne, è presente nel testo perché il richiamo è a tutte le persone «che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buoncostume de della laicità, nel rispetto delle regole di igiene e di sicurezza dei bagnati».
E qui si crea un vera confusione, politica e sociale. La laicità è uno dei principi alla base della società francese in base alla legge del 1905. Si tratta di un richiamo alla neutralità dello Stato rispetto alle pratiche religiose: la République non finanzia e non appoggia, né quindi discrimina, alcun culto religioso in nome dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Usare questo principio, contestabile, contestato ma, di fatto, difeso dalla società francese, per vietare un capo di abbigliamento e solo uno crea un precendente vizioso e discrimina, nei fatti, una fetta della popolazione.
  La pubblicità di un burkini su un sito di moda on line
Cosa comporta l'ordinanza? Una multa di 38 euro (sic). Va aggiunto, inoltre, che nessuna donna in burkini è stata segnalata sulle spiaggie di Cannes. Nel frattempo un'altra municipalità ha copiato l'ordinanza di Cannes, quella di Villeneuve-Loubet, nelle Alpi Marittime. 
Le polemiche non si sono fatte attendere. Il CCIF, il Collectif contre l’islamophobie en France ha denunciato l'ordinanza: «Se sulla spiaggia una donna porta una tshirt e un paio di pantaloncini non ci sono problemi, ma se aggiunge poi un foulard rischia di essere multata? Questo decreto prende di mira le donne che portano il velo (...). Inoltre parlando di "fedeltà a movimenti terroristici" si fa un amalgama terribile tra le donne musulmane e il terrorismo», ha commentato il presidente del CCIF, Marwan Muhammad. 
La condanna arriva anche dall'Osservatorio sulla laicità (Observatoire de la laïcité) un organismo pubblico che ha come scopo proprio quello di assicurare il rispetto di questo principio: «Questo divieto aumenta la stigmatizzazione delle persone di religione musulmana (...), il clima di sfiducia e si crea un problema laddove non esiste» ha commentato Nicolas Cadène, presidente dell'Osservatorio. 
Se il divieto del velo integrale negli spazi pubblici in Francia riposava su una questione di sicurezza (ovvero il riconoscimento del volto), il «principio di laicità non può essere usato invece per giustificare il divieto del burkini», ha continuato Cadène perché «nulla vieta di portare segni religiosi nello spazio pubblico. Sulla base di cosa un sindaco può vietare un solo modello di costume da bagno? Ci sono problemi di ordine pubblico quando persone in muta da surf sono in spiaggia?». 
Il dibattito sulla laicità in Francia va avanti da anni e ha preso una piega che, purtroppo, ad opinione di chi scrive, in nome di principi generali mira in realtà casi molto solo particolari: qui si inscrive la polemica sui pasti speciali nelle mense scolastice e, ancora (ma sono solo due esempi di tanti) la cosidetta "moda islamica". Nel caso del costume da bagno inoltre, si inserisce la questione, prepotente, del corpo femminile, la cui nudità diventa simbolo di libertà (occidentale) contro l'oscurantismo islamista...
(AgoraVox)

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