Turchia, Nizza, treno: notizia mangia notizia terrore mangia vergogna...




Sembra una perversa gara dell’orrore, in una escalation di paure che si accavallano una sull’altra sconvolgendoti. La crudeltà massima spetta alla follia terroristica di Nizza che assieme alle 84 vittime ha travolto ogni barlume di umanità nel delirio jihadista. Tutte vittime innocenti, ma soprattutto quei bambini portati a festa, travolti dalla insensatezza del mondo adulto. 



Di Ennio Remondino
Sembra una perversa gara dell’orrore, in una escalation di paure che si accavallano una sull’altra sconvolgendoti.
La crudeltà massima spetta alla follia terroristica di Nizza che assieme alle 84 vittime ha travolto ogni barlume di umanità nel delirio jihadista. Tutte vittime innocenti, ma soprattutto quei bambini portati a festa, travolti dalla insensatezza del mondo adulto.
Altro orrore indignato, le morti assurde su quel treno pendolari in terra di Puglia, che chiamiamo incidente ma che è soprattutto incuria e irresponsabilità nel gestire l’interesse e la sicurezza pubblica. Ora scoprono che solo su quella linea a binario unico in tutta Italia mancava il dispositivo di arresto automatico del convoglio in caso di errore umano.
Terzo solo per la classifica delle emozioni e non per le sue potenziali conseguenze, il tentato colpo di Stato in Turchia contro i presidente islamista e autoritario Erdogan. La situazione in cui uno non sa bene cosa augurarsi. Le democrazia formale di un presidente eletto che la democrazia sostanziale se l’è messa sotto i piedi una infinità di volte. E l’ultimo paese musulmano di tradizione laica, ma garantita solo dai militari con tentazioni-necessità di golpe ripetute ben quattro volte nei soli cento anni di storia delle Repubblica di Turchia.
Nizza
Torniamo a Nizza. Orrore, certo. E subito dopo, l’angoscia che viene dalla percepita impossibilità di impedire questo genere di attentati. La Nato, le armi atomiche, le divisioni corazzate, i bombardieri, arsenale da fine del mondo ridicolizzato da questo terroristi che l’amico Ugo Tramballi, Sole24 ore, chiama «a chilometro zero», gli assassini che colpiscono nella loro stessa città, a volte nello stesso quartiere in cui vivono, con alle spalle un esercito di straccioni suicidi.
Sta accedendo in un continente che solo 70 anni fa era un cumulo di macerie e che oggi fatica a percepire l’entità della minaccia jihadista. Solo perché quel terrorismo non tocca ancora le nostre abitudini di vita. Ma adesso i suoi assassini ci uccidono mentre facciamo le cose più banali. Mentre assistiamo a uno spettacolo pirotecnico, mentre prendiamo la metropolitana, mentre facciamo la spesa. Insicurezza individuale e collettiva.
Tentativi di proporre in Europa il modello israeliano: militarizzazione e mobilitazione dell’intera società civile. Sino ad oggi Israele era stato capace di questo senza rinunciare ai suoi valori democratici. Col governo di destra di Netanyahu quei principi traballano. Nell’attuale Unione europea, simile progetto di per sé discutibile, è semplicemente improponibile. Quindi? Antiterrorismo classico cercando l’ago nel pagliaio, rassegnati a subire altri colpi feroci, sino ad esaurimento della spinta propulsiva del Califfato come fu per Al Qaeda.
Sicurezza in casa
Rassegnazione vigilante sul fronte terrorismo, ma in casa? La sicurezza almeno nel viaggiare sui treni nell’andare al lavoro. Colpe politiche gravi i finanziamenti inutilizzati per il raddoppio di quella linea ferroviaria, lasciati a marcire nella burocrazia incapace e sovente corrotta. A fare rabbia, attorno a quelle morti inutili, anche la distrazione sulla vicenda di casa imposta da altre tragiche vicende. Notizia mangia notizia e terrore mangia vergogna.
Turchia
Infine, ancora alcune considerazioni allarmate su cosa la crisi turca potrà produrre.
I generali ribelli hanno tentato una lotta contro il tempo cercando di espugnare le postazioni del Presidente-Sultano prima che la popolazione a lui fedele scendesse nelle piazze. Ma hanno fallito l’obiettivo più importante: la cattura o l’isolamento del presidente, che è riuscito a mobilitare il suo partito contro gli insorti e ottenere il sostegno -probabilmente non entusiasta- delle maggiori potenze mondiali. Due i punti di svolta. L’appello di Erdogan trasmesso attraverso lo smartphone, prima di imbarcarsi su un aereo per la fuga. E la condanna dei leader mondiali, da Obama alla Merkel fino al vertice della Nato.
E ora però il mondo dovrà fare i conti con una Turchia-bomba nel cuore del Medio Oriente, al confine con Isis in Siria e in Iraq, e con le istanze curde in casa e sui confini. La Turchia di Erdogan da tempo interlocutore solo di convenienza per Unione Europea ed occidente. Interessi Nato e il freno ai migranti dalla Siria. Ma l’autoritarismo di Erdogan era da tempo inaccettabile. Ora cosa accadrà nel Paese in gravissima crisi istituzionale ed anche economica (turismo cancellato)?
Il rischi che già si profila è quello di una feroce resa dei conti interna con un Erdogan ormai fuori controllo, lanciato verso il dispotismo personale senza freni: il vero golpe riuscito...
(RemoContro)

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