Siria, nelle zone ‘liberate’ colpisce ancora la shari’a...




Sono 202 i feriti, 54 sono bambini. Secondo i media francesi Mohamed Lahouaiej Bouhlel ha beffato i servizi di sicurezza della Promenade des Anglais fingendosi un fornitore di gelati. Fermata la moglie dell'attentatore




“Ero felice di essere libero dalle ingiustizie del governo siriano ma ora è peggio. Avevo scritto sul mio profilo facebook un post critico nei confronti del Fronte al-Nusra. La mattina dopo sono venuti a prendermi.”
Bassel (su richiesta e per la sicurezza degli interessati, tutti i nomi citati in questo post sono di fantasia), un avvocato di Idlib, è stato rapito nella sua abitazione nel novembre 2015 dopo che aveva criticato il Fronte al-Nusra. Lo hanno tenuto prigioniero per 10 giorni in una casa abbandonata e lo hanno liberato solo dopo che ha giurato di abbandonare la professione. In caso contrario, non avrebbe più rivisto i suoi familiari.
Il Fronte al-Nusra è uno dei cinque gruppi armati che, dal 2012, controllano parti delle province di Aleppo e Idlib. Gli altri quattro sono il Movimento Nour al-Dine Zinki, il Fronte al-Shamia, la Divisione 16 e il Movimento islamico Ahrar al-Sham di Idlib. Questi gruppi, in diversi momenti del 2015, si sono aggregati allacoalizione Conquista di Aleppo (Fatah Halab). Alcuni  sono stati o sono tuttora sostenuti da paesi quali Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti d’America e Turchia.
In passato avevamo già raccontato come si vive nelle zone controllate da questi gruppi armati. Ci torniamo sopra oggi, dopo che Amnesty International ha raccolto un’altra serie ditestimonianze di rapimenti, torture e uccisioni sommarie.
In sintesi, buona parte della popolazione vive nel terrore di subire rapimenti se vengono espresse critiche verso i gruppi armati o non ci si conforma alle rigide regole da questi imposte.
“Mi hanno portato nella stanza delle torture. Mi hanno appeso al soffitto per le caviglie, a testa in giù, nella posizione dello ‘shabeh’ [sospensione] e mi hanno picchiato su ogni parte del corpo. Poi sono passati alla tecnica del ‘dulab’ [pneumatico]: hanno stretto il mio corpo fino a farlo entrare all’interno di uno pneumatico e mi hanno colpito con bastoni di legno.”
Questo è il racconto di Ibrahim, un attivista politico coinvolto nelle prime manifestazioni pacifiche del 2011. Rapito nell’aprile 2015 ad Aleppo dal Fronte al-Nusra, è stato torturato per tre giorni di seguito. Alla fine l’hanno abbandonato sul bordo di una strada.
Halim, un operatore umanitario, è stato rapito dal Movimento Nour al-Dine Zinki nel luiglio 2014 mentre stava supervisionando un progetto ospedaliero ad Aleppo. Lo hanno tenuto in completo isolamento per circa due mesi e lo hanno costretto a “confessare” sotto tortura. Le tecniche di tortura sono le stesse usate per decenni dalle forze di sicurezza degli Assad.
Issa, un media-attivista di 24 anni, ha cessato di pubblicare post su facebook dopo aver ricevuto minacce dal Fronte al-Nusra:
“Loro controllano quello che possiamo e non possiamo dire. O accetti le loro regole sociali o svanisci nel nulla. Negli ultimi due anni, quelli del Fronte al-Nusra mi hanno minacciato tre volte dopo che li avevo criticati su facebook.”
Imad, un altro media-attivista, ha descritto il raid compiuto dal Fronte al-Nusra nel gennaio 2016 negli studi di Radio Fresh, nella provincia di Idlib. Due persone che lavoravano nella radio sono state rapite e trattenute per due giorni solo perché avevano mandato in onda musica giudicata offensiva nei confronti dell’Islam.
Amnesty International ha documentato anche i rapimenti di almeno tre minorenni di 14, 15 e 16 anni da parte del Fronte al-Nusra e del Movimento islamico Ahrar al-Sham, tra il 2012 e il 2015. Al 28 giugno 2016, due di loro risultavano ancora scomparsi. Curdi del quartiere aleppino di Sheikh Maqsoud e sacerdoti cristiani sono stati a loro volta rapiti a causa della loro etnia o religione.
Il documento di Amnesty International contiene prove di uccisioni sommarie compiute dal Fronte al-Nusra, dal Fronte al-Shamia, dai “tribunali” affiliati a questi gruppi o dal Consiglio supremo giudiziario, un organismo che ha sede nella provincia di Aleppo e la cui competenza è riconosciuta da svariati gruppi armati comel’unica autorità giudiziaria locale.
Secondo il Codice unico arabo, una serie di norme basate sullashari’a seguite dal Consiglio supremo e dal “tribunale” del Fronte al-Shamia, determinati “reati” come l’omosessualità, l’adulterio e l’apostasia sono punibili con la morte. In alcuni casi, le uccisioni avvengono in pubblico di fronte alla folla. A quanto pare, dunque, il successo più importante dell’opposizione armata è quello di aver spinto buona parte dei civili “liberati” a rimpiangere Assad...
(Il Fatto Mondo)

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