La premier polacca: “L’Ue ci deve ascoltare. Difenderemo i nostri confini dai profughi”...




Beata Szydło: vogliamo che le truppe Nato ci proteggano dalla minaccia russa

La premier polacca Beata Szydło ieri ha avuto un colloquio di 30 minuti con Papa Francesco: famiglia e profughi i temi al centro dell’incontro


INVIATA A VARSAVIA

Velo di pizzo sul capo, tailleur nero. E il solito, immancabile, sorriso rassicurante che di rado abbandona. Così ieri la premier della Polonia, Beata Szydło, è stata ricevuta da Papa Francesco in Vaticano. Al centro del colloquio privato, durato 30 minuti, sì è parlato di famiglia e del contributo della Chiesa nella società polacca, ma anche di profughi e accoglienza, di pace e sicurezza.  

Beata Szydło, fervente cattolica e madre di un prete, è tornata in Polonia in serata con il suo sorriso e poche parole: «L’incontro con Francesco è stato emozionante, una grande esperienza». Si è parlato di altri temi, oltre alla famiglia, come l’accoglienza dei profughi. Ma su questo, Beata Szydło ha preferito sorvolare. La premier è esponente del partito Diritto e giustizia (PiS), forza ultranazionalista, populista ed euroscettica sostenuta da una larga fetta dell’episcopato polacco il cui leader, Jaroslaw Kaczynski, ha a più riprese opposto un no senza appello all’accoglienza dei rifugiati e alle «inferenze dell’Europa» che vorrebbero «imporre ai Paesi sovrani il meccanismo delle quote» per accogliere nel Paese «migranti che portano malattie». Beata Szydło è il volto mite e rassicurante dietro cui, secondo molti analisti, manovra Jaroslaw Kaczynski. L’abbiamo incontrata alla vigilia dell’incontro con il Papa a Varsavia, in un pranzo organizzato in vista del vertice Nato dell’8 e 9 luglio. Szydło arriva sorridendo, ha una stretta di mano più lieve di quanto ci si aspetti. La «scortano» il ministro della Difesa Antoni Macierewicz, degli Esteri Witold Waszczykowski, e il segretario di Stato Konrad Szymanski. Inizia lei, con fermezza: «Ci aspettiamo molto dal summit».  

Cosa?  
«Più sicurezza ai nostri confini, con truppe americane. Cioè truppe della Nato, permanenti sul territorio. Perché le decisioni prese finora non sono sufficienti per proteggerci dalla Russia. Quello che la Polonia sta facendo è affrontare con un approccio molto razionale la situazione della sicurezza in questa parte specifica dell’Europa, nell’ottica della solidarietà e della cooperazione. Perché deve essere chiaro che la sicurezza dell’Europa dipende dalla sicurezza della Polonia». 

Da cosa vi dovete difendere?  
«Essere entrati in Europa e nella Nato è stato uno dei nostri più grandi successi. Ma ci sono dei problemi…».  

Quali?  
«Siamo pronti a fare di tutto. Nel solco della solidarietà con gli altri Paesi europei. Ma l’Europa deve a sua volta capire i problemi della Polonia. Faremo di tutto per essere d’aiuto nell’attuale crisi umanitaria causata dall’emergenza profughi, ma allo stesso tempo, dopo quello è successo, difenderemo i nostri confini e i cittadini polacchi dal terrorismo». 

Il suo ministro della Difesa è appena stato informato di un nuovo «incidente» sul mar Baltico: due Sukhoi 27 russi hanno intercettato un caccia svedese e un caccia americano. Da questa parte dell’Europa si parla di guerra ibrida, un passo prima dell’articolo 5. La situazione è così grave?  
«Intanto vorrei che si finisse di ragionare per stereotipi: noi siamo in Europa, ne facciamo parte a pieno titolo, con i diritti e i doveri che ne conseguono. Non ci tiriamo indietro. Quindi quando si parla solidarietà tra Stati europei e membri Nato vorrei ricordarvi che in Polonia la parola solidarietà (solidarnosc in polacco, ndr) ha una connotazione molto simbolica. Significa avere gli stessi doveri, ma anche gli stessi dritti, e comprendere i problemi degli altri. E dovreste capire che in Polonia la minaccia è reale».  

La minaccia russa?  
«Certamente. Noi il pericolo lo vediamo, basta guardare oltre il confine. In Europa arriva solo quello che si legge sui giornali, che sottovalutano quello che accade. Chiediamo l’attenzione di tutti su quello che sta facendo Putin, che sta cercando di mettere alla prova – e distruggere – il nostro sistema di difesa, e con lui anche quello della Nato. L’Ucraina era un Paese tranquillo, in pace. Ora è in guerra. Dobbiamo essere tutti vigili»....
(La Stampa Mondo)


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