Bruxelles, terrorismo, Pasqua e la memoria di ieri...




Quasi evangelico per la Pasqua Massimo Nava, con aggiustamenti linguistici: chi è senza peccato, senza scagliare alcune pietra, se ne addossi almeno uno. Insomma, basta con la stupida bugia di tutti i buono e le ragioni da una parte e di tutti i torci e i cattivi dall’altra. Con un ritorno persino alle guerre balcaniche e a Karadzic. Vediamo cosa ne esce.




Di

Massimo Nava
È il caso di ricordare che chi è senza peccato se ne prenda almeno uno, cioé quello di non avere visto e non voluto vedere, di avere subito una doppia e perversa propaganda ideologica: quella del buonismo delle porte aperte a tutti, senza coraggio e difesa dell’identitá; e quella dello scontro di civilitá e della paura dell’altro, che hanno portato alle catastrofiche imprese militari dell’ultimo ventennio.
Anziché stabilizzare, abbiamo alimentato i conflitti, le rivalse post coloniali, le guerre per procura all’interno dello scontro ideologico della guerra fredda. Gli stessi errori da trent’anni. Adesso il vaso di Pandora é aperto.
L’Islam radicale non esisteva al tempo di Maometto. Ma l’Islam radicale non arriva da un altro pianeta. Si é sviluppato nel mondo arabo musulmano, ha trovato complici e alleati, finanziamenti e sostegni anche in quei Paesi che consideriamo amici, alleati, patner commerciali e finanziari.
Ci sono due peccati che nella Pasqua di quest’anno non dovremmo ripetere : la smemoratezza e l’incoerenza.

L’INTEGRALISMO ARRIVATO ARRIVATO IN EUROPA ATTRAVERSO I BALCANI
Sempre Massimo Nava nel commento alla sentenza Karadzic, sul Corriere della Sera
Un risarcimento parziale per le vittime e una verità incompleta per la storia della guerra nei Balcani. E’ il senso della condanna di Radovan Karadzic, giunta vent’anni dopo l’ eccidio di Srebrenica e venticinque dall’inizio dell’assedio di Sarajevo. […]
Karadzic comandava e dirigeva dalle alture di Pale, il villaggio da cui partivano le piste delle Olimpiadi di Sarajevo, ultimo scampolo di una Bosnia pacifica e multinetnica ormai cancellata dalla guerra […] Pale fu impropriamente definito il “nido delle aquile” per ovvia allusione al piccolo Hitler dei Balcani che teorizzava la superiorità della razza serba e montenegrina (“gli uomini hanno la tibia piú lunga”) e che portò fino alle estreme conseguenze la manipolazione di piú o meno giustificati torti etnici.
[…] é anche vero che il processo d’indipendenza delle Repubbliche della ex Yugoslavia solleticò le ambizioni della maggioranza musulmana bosniaca, a sua volta agitata dal leader Izetbegovic, é soprattutto vero che Karadzic e il suo braccio militare, il generale serbo Radko Mladic, furono l’alibi del nazionalismo panserbo di Slobodan Milosevic, il sicario di tanti massacri rimasti impuniti fino alla sentenza di ieri e infine gli ingombranti alleati da scaricare. […]
La condanna di Karadzic di fatto sancisce anche in linea teorica e giuridica che a Srebrenica fu messo in atto un genocidio, cioè il sistematico annientamento di una popolazione e di una sola etnia. Ma, come ricordato nei ricorrenti anniversari del massacro, restano ancora nell’ombra le responsabilità collaterali di quanto avvenne : dai caschi blu olandesi che non intervennero ai tessitori di oscure trame che, sul sangue di Srebrenica, avrebbero dato uno sbocco alla pace e alla spartizione del Paese.
Con gli occhi di oggi, dell’Europa aggredita dal terrorismo islamico, ferita nei suoi valori e ancora incapace di reazione coerente, la storia di Karadzic, di Srebrenica e della guerra di Bosnia andrebbe ripercorsa ricordando anche il tentativo in parte riuscito di islamizzazione di quel Paese martoriato, l’infiltrazione di combattenti islamici giunti da diversi angoli del Medio Oriente, gli aiuti militari ed economici giunti dalle monarchie del Golfo, anche in uno spirito di solidarietà concreto, rispetto a quello ondivago e verbale dell’Europa e dell’Occidente.
Di sicuro, qualcuno di quei combattenti é rimasto sul territorio, in cellule dormienti che con il tempo si sono risvegliate. Molto probabilmente, qualcuno entrò nella controversa contabilità dello stesso massacro di Srebrenica.
Tutto questo, naturalmente, non sposta di una virgola le responsabilitá morali di Karadzic e di quanti parteciparono al massacro […] ma può aiutare a interpretare e forse a riscrivere il senso di una narrazione balcanica in cui tutti furono in diversa misura colpevoli e con la quale l’Europa di oggi – assediata dai flussi migratori e piegata dal terrorismo – deve continuare a fare i conti...
(RemoContro)

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