La piccola Islanda contro Israele...






La piccola Islanda ha dimostrato di non essere poi così piccola. I suoi 323.000 abitanti hanno infatti avuto il coraggio di fare un passo che pochi stati prima erano riusciti a compiere: boicottare i prodotti israeliani.
Il comune di Reykjavik ha infatti votato un provvedimento con cui la città non accoglierà nessun altro oggetto prodotto in Israele, fino a quando questa continuerà l’occupazione del suolo palestinese.
Ad avanzare la mozione, Björk Vilhelmsdóttir, consigliera della Social Democratic Alliance, che prima di ritirarsi dalla politica, voleva lasciare un suo contributo all’impegno per i diritti umani, a cui da sempre la città islandese guarda.
Il boicottaggio è ovviamente un atto simbolico, ma anche politico, per dimostrare che Reykjavik sostiene il diritto dei palestinesi all’indipendenza, mentre condanna “la politica israeliana di apartheid” nei territori palestinesi occupati.
E la decisione del municipio islandese non poteva arrivare con un tempismo drammaticamente migliore. A partire dallo scorso 13 settembre infatti, in Cisgiordania, sono in corso aspri scontri tra coloni israeliani e palestinesi per la Spianata delle Moschee, uno dei luoghi più sacri per i musulmani. Israele ha infatti vietato al gruppo musulmano dei Murabitun di entrare nell’aria, a causa dei festeggiamenti per il capodanno ebraico, cominciati proprio domenica scorsa.
E non si sono fatte attendere le reazioni da parte della comunità ebraica. Il gruppo per i diritti umani Simon Wiesenthal Center con sede a Los Angeles ha persino diffuso un comunicato di ‘avvertimento ai viaggiatori ebrei’, sottolineando che il ‘voto razzista’ di Reykjavik ha ‘creato un ambiente ostile a Israele e ad altri ebrei.
Il Congresso Ebraico mondiale con sede a New York ha inoltre sollecitato il governo federale dell’Islanda ad agire contro il boicottaggio, che “rafforza gli estremisti” da entrambe le parti...
(Il Journal)

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