Se Cecil il leone conta più di Ali Dawabsheh in Cisgiordania…







Il mondo dell’informazione e dei social media è veramente controverso. Basta poco perché una notizia diventi virale e le condivisioni possono aiutare a divulgare il più possibile un avvenimento e a stimolare la sensibilità della società civile in tutto il mondo.
È quanto è accaduto al leone Cecil, il simbolo dello Zimbabwe, ammazzato per ‘diletto’ da un dentista americano del Minnesota, che avrebbe pagato 50mila dollari alle guide locali per compiere il macabro gesto.
La notizia ha fatto subito il giro del mondo. Lo studio del dott. Walter Palmer è da giorni assediato da animalisti incalliti, che armati di tazebao e megafoni, infangano la figura del dentista, su cui pende una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità di Harare e un’inchiesta della Fish & Wildlife Service, l’agenzia Usa per la protezione della fauna. Il governo Usa sta inoltre prendendo seriamente in considerazione una petizione online sul sito della Casa Bianca, con la quale si chiede alle autorità di intervenire per arrestare Palmer e la sua estradizione in Zimbabwe. Le firme per raggiungere un quorum avrebbero dovuto essere 100mila entro il 27 agosto. Ma attualmente quelle raccolte ammontano già a 170mila e ci sono voluti solo tre giorni.
Non c’è dubbio: il web in questa storia c’entra eccome! Walter Palmer, costretto a nascondersi ormai da giorni, è diventato agli occhi di tv, giornali, internauti e semplici membri della società, anche privi di dispositivi elettronici, la personificazione dell’Anticristo. E, si badi bene, di certo quanto il dentista del Minnesota ha compiuto è deprecabile, ora e sempre.
Ma fa un po’ rabbrividire vedere che notizie come quella della morte di Ali Dawabsheh, il neonato palestinese di 18 mesi, vittima di uno dei due incendi appiccati da coloni israeliani estremisti non ancora identificati, passi sulle pagine dei giornali o sui titoli dei tg solo come uno dei tanti attacchi- che quindi, per questo, non fanno ‘sensazione’- compiuti in Cisgiordania. Sui muri di altre case del villaggio di Douma sono stati trovati alcuni graffiti in ebraico con la scritta “Vendetta”. Un vero regolamento di conti.
Menomale che a difendersi ci pensano gli altri membri della comunità palestinese, oggi scesi in piazza per protestare contro quanto compiuto a Douma e per urlare contro le ingiustizie che affliggono il popolo palestinese, che Israele lascia ingiudicate da anni. E ancora una volta cosa è accaduto? Un ragazzo palestinese di 17 anni è stato ucciso nei pressi della recinzione che separa la Striscia di Gaza da Israele e un altro ragazzo, anche lui di 17 anni, è stato ammazzato da un cecchino israeliano in Cisgiordania, a Ramallah.
È successo ieri 31 luglio, dopo gli incendi in cui è morto Ali Dawabsheh. Questo vuol dire che a distanza di poche ore, chi doveva trovare i colpevoli di un atto criminale si è sporcato le mani di sangue di un altro gesto altrettanto criminale. E la società civile che si è alzata per Cecil, adesso dov’è?
Dove sono coloro che urlano contro la barbarie compiuta dal crudele Walter Palmer? Dove, gli animalisti convinti che invocano l’arresto del dentista? Qual è il meccanismo che sentenzia quanto una notizia sia virale: la stravaganza (un uomo che paga 50mila dollari per uccidere un leone) o il suo contenuto, dirompente, ingiusto e straziante (un bambino di 18 mesi che muore in un incendio)?...
(Il Journal)

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