Chi muove nell'ombra l'esercito dello Stato Islamico: ecco le forze speciali del califfato...







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A un anno di distanza dall’auto-dichiarato califfato, il gruppo dello Stato Islamico ha marchiato se stesso come governo, istituzione giuridica e autorità religiosa, ma nel suo tratto caratteristico è un’armata capace di conquistare un territorio e difenderlo. A differenza delle sue altre funzioni, si sa poco della struttura militare dello Stato Islamico. L’esercito ha consentito al gruppo jihadista di reclutare velocemente nuove generazioni di combattenti e conquistare molti spazi, oltre a espandere la sua presenza da uno ad almeno dieci Paesi nel corso dell’ultimo anno.
L’esercito dello Stato Islamico è un “simbolo di forza, di conquista e di invincibilità, è organizzato intorno ad una struttura efficiente e perfettamente adattata al territorio”, ha scritto Samuel Laurent nel suo libro in lingua francese dal titolo “The Islamic State”.
I combattenti locali giocano un ruolo importante nel mantenimento del territorio controllato dallo Stato Islamico in Siria e Iraq, mentre il costante flusso di combattenti stranieri gli consente di espandersi in nuovi territori. Le conquiste militari dello Stato Islamico dello scorso anno hanno rafforzato gli sforzi di reclutamento, e la presenza di combattenti locali all’interno di così tante province ha creato un clima di paura tra i civili, assicurandosi che il loro califfato fosse adeguatamente popolato. All’interno della struttura militare nascosta del gruppo c’è una divisione di forze speciali di elite che agisce parallelamente all’esercito regolare. Chiamato presumibilmente l’Esercito del Califfato, le sue priorità sono di esportare lo Stato Islamico all’estero e di difenderlo ovunque potrebbe esserci pericolo.
“Sono considerati gli uomini più forti dello Stato Islamico”, ha detto Abu Mohammed, un portavoce di un gruppo anti-Stato Islamico chiamato Raqqa Is Being Slaughtered Silently (Raqqa sta venendo silenziosamente macellata).
Si è iniziato a parlare dell’Esercito del Califfato a fine giugno (2015) per bocca di Omar Fawaz, uno scrittore che vive a Mosul, la roccaforte irachena dei militanti. International Business Times ha confermato l’autenticità delle parole di Fawaz - tradotte qui dal un membro del Middle East Forum Research, Aymenn Jawad al-Tamim. È possibile che l’Esercito del Califfato provenga da un altro gruppo chiamato lo Scudo dell’Islam, oppure i due nomi sono utilizzati indistintamente per indicare la stessa forza di elite.
“All’interno dello Stato Islamico ci sono strutture statali, burocrati e autorità. Ma c’è anche una struttura di comando parallelo: le unità di elite affiancate alle truppe normali”, ha scritto il Der Spiegel in un articolo in cui si mette in evidenza l’influenza che avuto il regime Baathista del vecchio presidente iracheno Saddam Hussein sullo Stato Islamico. “Il segreto del successo dello Stato Islamico sta nella combinazione dei suoi opposti, nelle convinzioni di un gruppo di fanatici e nei calcoli strategici degli altri”.
La testimonianza di Fawaz, unita alla documentazione dello stesso Stato Islamico sulla sua struttura militare, consente di dividere l’esercito militare del califfato in sette parti: fanteria, cecchini, difesa aerea, forze speciali, forze di artiglieria, l’esercito chiamato a fronteggiare le avversità e questo nuovo gruppo di elite. Ogni provincia dello Stato Islamico è dotata di uomini che rientrano nella maggior parte di queste categorie, con l’eccezione dell’Esercito del Califfato.
La struttura militare dello Stato Islamico è stata costruita sulla falsa riga degli schemi della dittatura brutale di Saddam Hussein, che ha messo l’accento sul bisogno di avere un piccolo e leale gruppo di leader che non devono dare conto a nessuno. Ogni provincia ha i suoi dirigenti e suoi consiglieri, ma questo gruppo più piccolo ha presieduto l’intero territorio. È stato un modo per confondere le forze straniere nel capire chi ci fosse realmente dietro le fila a dare ordini.

Forze speciali dello Stato IslamicoNuovi combattenti dello Scudo Islamico durante la cerimonia di graduazione, avvenuta probabilmente a Mosul  TRAC
In un certo modo, l’Esercito del Califfato ha la stessa funzione svolta dalla Guardia Rivoluzionaria Iraniana (IRGC) all’interno dell’esercito iraniano, dicono gli esperti.
“L’IRGC ha lo scopo di difendere il sistema di governance e di esportare la rivoluzione iraniana”, ha detto al-Tamimi. “Jaysh al-Khilafa [l’Esercito del Califfato] sembra esattamente simile a questo:sostenere e difendere il califfato e coltivare lo Stato Islamico in altre aree”.
Ogni esercito di provincia ha al suo interno forze speciali formate dai soldati più abili e da strateghi militari. Queste forze non sono intercambiabili e i combattenti non sono autorizzati a essere distribuiti in altre province. Il ragionamento dietro queste forze stazionarie è quello di consentire allo Stato Islamico di mantenere il territorio già conquistato.
“Probabilmente lo Stato Islamico ha a cuore che i suoi combattenti conoscano il loro territorio”, ha detto al-Tamimi. “Averli in giro ovunque non sarebbe utile”.
Parallelamente alla struttura militare provinciale operano le unità dell’Esercito del Califfato, che agiscono come forze speciali per tutto il territorio dello Stato Islamico. Questi uomini sono impiegati in battaglie importanti, non sono legati ad un territorio preciso e possono assumere il ruolo di combattente, stratega oppure di aiutare il gruppo a espandere il territorio. Recentemente, l’unità è stata impiegata a Raqqa, la roccaforte dello Stato Islamico in Siria (considerata la capitale del califfato) per rinforzare la città contro eventuali attacchi dei curdi siriani e dei ribelli siriani.
L’unità è composta da circa 4mila uomini, selezionati per la loro esperienza di combattimento. È composta maggiormente da combattenti stranieri, perlopiù ceceni, ubzechi e algerini, secondo Abu Mohammad, l’attivista di Raqqa. Si pensa che questi Paesi abbiamo fornito allo Stato Islamico alcuni tra i migliori combattenti e strateghi militari.
Ogni uomo che si unisce allo Stato Islamico deve riferire ad una base di addestramento al suo arrivo nel califfato. L’addestramento locale in Iraq e in Siria varia tra i 30 e i 50 giorni, ma ce ne vogliono almeno 90 per i combattenti stranieri. Per entrambi i gruppi si inizia con lezioni sulla Sharia (la legge islamica) e più tardi con una porzione di addestramento militare che comprende armi, resistenza fisica e arti marziali, secondo quanto affermato da Fawaz. Durante l’addestramento, i comandanti delle forze speciali e altri consiglieri dello Stato Islamico visitano il campo per portar via nuove reclute per la loro unità.
Un presunto combattente dello Stato Islamico ha descritto gli uomini delle unità di elite come persone la cui priorità è combattere fino alla morte e che hanno espresso fedeltà per la causa islamista. Le abilità fisiche sono importanti, ma un peso quasi uguale viene dato alla volontà di combattere, al coraggio e all’intelligenza.
Omar al-ShishaniOmar al-Shishani, uno degli uomini più importanti per l'esercito dello Stato Islamico  Twitter / @joaska_
La descrizione è perfettamente esemplificata nel famigerato comandante militare ceceno dello Stato Islamico Abu Omar al-Shishani, un jihadista con la barba color zenzero che si è allenato ed ha combattuto con l’esercito georgiano fino a quando non è stato ritenuto inidoneo dopo essere stato diagnosticato con una tubercolosi. Fawaz ha detto che Shishani, che si pensa possa essere il capo dell’esercito dello Stato Islamico in Siria, è un combattente nell’Esercito del Califfato, ma Abu Mohammed e diversi altri attivisti siriani sostengono che Shishani sia il leader dell’Esercito del Califfato.
Shishani “è un salafista ma non è un ideologo. Piuttosto, è un brillante stratega, abile di guidare battaglie con audacia e intelligenza rara”, ha scritto Laurent. “Le unità di elite presumibilmente accompagnano il capo militare in ogni operazione ad eliminazione diretta”.
Il profilo è in linea con la descrizione di Fawaz. I reclutatori dell’Esercito del Califfato scelgono i loro combattenti secondo diverse “severe condizioni, tra cui la più importante è di non pensare al matrimonio”, ha scritto Fawaz nella sua documentazione dell’esercito dello Stato Islamico.
Quando si chiede se il gruppo possa essere impiegato in aree diverse da Raqqa e Libia, Fowaz dice ad IBTimes che “persino la Nigeria” era una possibilità.
“Usare gli stranieri potrebbe essere utile nel perseguire l’obiettivo di Jaysh al-Khilafa nell’esportare e coltivare lo Stato Islamico fuori dall’Iraq e dalla Siria”, ha detto al-Timimi.
Le foto delle forze speciali dello Stato Islamico si sono diffuse a macchia d’olio sui social media. Mentre i combattenti dell’Esercito del Califfato non sono mai indicati, ci sono stati casi in cui le nuove reclute sono state viste durante l’addestramento e sono state descritte come “forze speciali”, stando al Consorzio dell’Analisi e Ricerca sul Terrorismo (TRAC).
“La capacità e le abilità di combattimento dello Stato Islamico si stanno espandendo a prescindere dalla capacità di contrastare le offensive e saranno pronti a difendere il califfato”, ha detto Veryan Khan, direttore editoriale e fondatore del TRAC. Lo Stato Islamico probabilmente sta inviando un messaggio alle nuove reclute dicendo che la sua forza di combattimento è professionale, ben attrezzata ed è qualcosa di cui essere fieri”...
(International Business Times)

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