Genocidio Sahara occidentale: torture, fosse comuni. Spagna accusa 11 marocchini...
RABAT – C’è un fascicolo della Audiencia Nacional, il più alto tribunale spagnolo, che fa tremare il Marocco.Un dossier di 40 pagine parla di genocidio nel Sahara occidentale e nasce dalla denuncia di un’associazione di difesa dei diritti delle famiglie di oltre500 sahariani spariti nel nulla, dal 1975 al 1991.
Un crimine contro l’umanità che riapre vecchie ferite e per il quale il giudice Pablo Ruz chiede ora l’arresto di11 ex funzionari marocchini.
Rispunta il fantasma delle torture e delle fosse comuni nel Sahara che rischia di aprire una crisi con la Spagna, ex potenza coloniale di quel territorio.
Testimonianze dirette, foto, e la scoperta nel 2013 della fossa comune ad Amgala, nel Sahara occidentale, tutto è finito nel fascicolo che elenca decine di crimini e in alcuni casi formula accuse dirette. In totale, 50 capi d’accusa per omicidio, 76 di tentato omicidio, 202 di detenzione illegale e 23 ditorture, commesse in centri di detenzione ufficiali.
La stampa spagnola che ha avuto accesso al fascicolo parla di denunce su “scariche elettriche sui genitali e sevizie sessuali”.
Il Marocco prese il controllo del Sahara occidentale nel 1975, ma molte delle presunte vittime avevano ancora documenti di riconoscimento spagnoli. Di qui l’apertura del procedimento a Madrid.
L’inchiesta, avviata dal giudice Baltasar Garzon nell’ottobre del 2007, puntava il dito su 13 sospetti, ancora vivi dei 32 inizialmente individuati come possibili responsabili. Tra questi ultimi c’era anche Driss Basri, scomparso a Parigi proprio nel 2007 e che per 20 anni era stato ministro dell’Interno sotto il re Hassan II. Ora le richieste d’arresto sono 11.
Secondo il giudice Ruz si sarebbe prodotto “in maniera generalizzata un attacco sistematico contro la popolazione civile sahariana da parte delle forze militari e di polizia marocchine”. E siccome le vittime “presentano una serie di caratteristiche che le distinguono da altri di territori limitrofi”, si parla di genocidio.
In più, scrive Ruz, i crimini sarebbero stati commessi “in ragione dell’origine etnica delle vittime”, con la volontà “di distruggere totalmente questo gruppo di popolazione” e “di impossessarsi del territorio del Sahara occidentale”.
Per sette accusati, alti funzionari di polizia dell’epoca, e un ex governatore della provincia di Smara sono stati emessi i mandati d’arresto internazionali. Ci sono accuse circostanziate che parlano per esempio nel caso di una delle vittime di aggressione sessuale, “di essere stato appeso per i piedi, a testa in giù, e colpito a bastonate”, per oltre un mese e mezzo, o “steso nudo su un tavolo e battuto fino a che non si staccava la pelle di dosso”.
Il caso, per il momento, è stato accolto nel più assoluto silenzio dai politici marocchini. Ma darà sicuramente filo da torcere in vista soprattutto della presentazione del un nuovo rapporto del segretario generale Onu Ban Ki-moon sul Sahara occidentale davanti al Consiglio di sicurezza Onu.
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