Siria, quattro anni di guerra il 15 marzo 2015 Dal 2011 a oggi 220 mila morti e 12 milioni di sfollati. Da una scritta contro Assad all'invasione jihadista....





Sono passati quattro anni dall’inizio del conflitto siriano, di cui non si intravvede la fine.
Una guerra che ha letteralmente messo in ginocchio la popolazione, provocando 220 mila morti e 12 milioni di sfollati. 
Che ebbe inizio con una scritta contro Assad tracciata sul muro di un liceo.
CONTRO IL REGIME DAL 2011.Era il 15 marzo del 2011 quando a Daraa, nel sud del Paese, si tenne la prima manifestazione contro il regime, dopo che il mese prima un gruppo di studenti erano stati arrestati con l'accusa di avere tracciato con lo spray slogan anti-regime. Un fatto senza precedenti nei 40 anni al potere della famiglia Assad. La reazione delle autorità di Damasco fu durissima. Nel sangue vennero represse anche successive manifestazioni in altre città, fino a quando l'opposizione cominciò a fare ricorso alle armi e i primi militari disertori fondarono l'Esercito libero siriano (Els). Da allora un vortice di violenza inarrestabile.
APPOGGIO DI RUSSIA E IRAN. Nonostante l'ingiunzione lanciata fin dall'estate di quell'anno ad Assad dal presidente americano Barack Obama e dalla Ue perché lasciasse il potere, il regime è riuscito a tenersi in sella grazie alla fedeltà della maggior parte delle forze armate e all'appoggio dei suoi due grandi alleati, la Russia e l'Iran, anche se attualmente controlla con sicurezza solo una parte del territorio: da Damasco, attraverso la regione centrale di Homs, fino alla costa mediterranea, dove sono le roccaforti degli Assad.
ALEPPO DEVASTATA DAI COMBATTIMENTI. Nel nord Aleppo, quella che era una splendida città capitale economica e commerciale della Siria, è devastata dai combattimenti che da due anni e mezzo oppongono forze lealiste e ribelli. Più a est lo Stato islamico impone la sua versione oscurantista della Sharia nelle province di Al Hasakah e di Raqqa, dove nel luglio del 2013 è scomparso il padre gesuita romano Paolo Dall'Oglio.
SCONTRI CON GRUPPI ISLAMISTI AL SUD. A sud, presso il confine con la parte del Golan occupato da Israele, proseguono gli scontri con gruppi islamisti e il Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida, mentre consiglieri iraniani e milizie sciite libanesi di Hezbollah appoggiano le forze lealiste. Una conferenza di pace organizzata all'inizio del 2014 a Ginevra è fallita dopo due sessioni e l'estate successiva il mediatore dell'Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, ha gettato la spugna, come aveva fatto prima di lui l'ex segretario generale Kofi Annan. Il nuovo inviato speciale, il diplomatico italo-svedese di lungo corso Staffan de Mistura, sta cercando di favorire un dialogo che parta da obiettivi modesti, come tregue locali temporanee, a cominciare da Aleppo. Ma anche questa iniziativa sembra trovare notevoli difficoltà.
«TREGUE UMANITARIE NECESSARIE». Eppure, ha detto recentemente all'Ansa Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana e vice presidente della Federazione internazionale Croce Rossa-Mezzaluna rossa, questa rimane la strada da seguire. «Tregue umanitarie», afferma Rocca, «sono già state possibili in diversi sobborghi di Damasco, e sono assolutamente necessarie per poter portare soccorso alle popolazioni. A partire dal campo palestinese di Yarmuk, alla periferia di Damasco, dove 18 mila civili sono intrappolati e dove decine di persone sono morte di fame».
ASSAD CONTA SULLA MINACCIA ISIS IN OCCIDENTE. Ma Assad, che nell'estate del 2012 sembrava prossimo alla sconfitta, con i combattimenti arrivati quasi al centro della capitale, sa di potere contare ormai sulla paura dell'Occidente per l'Isis, che sembra spingere diverse capitali europee a cercare di riallacciare un dialogo con Damasco, visto come possibile alleato nella lotta ai jihadisti.
13 MILA DETENUTI MORTI PER LE TORTURE. L'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha detto di essere riuscito a documentare i casi di quasi 13 mila detenuti morti nelle carceri del regime per le torture subite. 
Ma quando le atrocità non sono riprese in video è impossibile che scuotano le coscienze come fanno le immagini degli ostaggi occidentali decapitati dai fanatici dell'Isis....
(Lettera 43)

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